“Vogliamo diventare una data company”. Andrea Rangone, ceo di Digital360, delinea ad Affari & Finanza la nuova strategia del gruppo. “Ci stiamo posizionando come un laboratorio di innovazione – spiega il manager -Stiamo sperimentando in tante aree, dal marketing all’advisory”.
In Italia, evidenzia, “c’è un barriera culturale che frena le imprese, dimostrata da un fatto: una volta che si prova uno strumento digitale, quasi mai si torna indietro”.
Rangone vede il bicchiere mezzo pieno per il nostro Paese sul fronte della startup, nonostante il ritardo storico. “Ci sono segnali positivi – sottolinea – Tra il 2017 e il 2019 sono più che raddoppiati gli investimenti in startup fino a quota 700 milioni. Sono ancora pochi ma rappresentano un esame passato. Ci sono inoltre più fondi internazionali che investono in Italia e più realtà come MoneyFarm o Motork in grado di chiudere round da decine di milioni. Forse le grandi aziende sono ancora poco attente ma anche la loro sensibilità sta aumentando.”.
Non è il momento dunque di abbassare la guardia, tenuto conto che il Paese deve prepararsi alla sfida dell’AI, altrimenti, avverte il manager, “ci ritroveremo nel passato quando saremo nel futuro”.
Due, nel 2018, sono stati i driver i cambiamento in Italia: la messa a regime del piano Industria 4.0 e l’obbligo di fatturazione elettronica B2B. Due modelli figli di due approcci diversi: il primo basato su incentivo, il secondo su obbligo.
“Entrambi hanno svantaggi e vantaggi – dice il ceo – Gli incentivi per Industria 4.0 sono stati un successo e rappresentano un esempio virtuoso di come la politica possa attivare misure stimolanti per l’economia”.
Sul fronte e-fattura, “obbligare le aziende e i cittadini a svolgere attività in digitale è una strada corretta che favorisce una maggiore sensibilità”.
Focus anche sulla PA. Per accelerare i processi di digital transformation bisogna “coinvolgere la massa cercando di dare più forza al responsabile della digitalizzazione nella PA”.
“Servirebbe un pivot dell’innovazione, cioè una figura preposta internamente in grado di attuare anche un reale processo di change management”, conclude.