COMUNICAZIONE

Rapporto Censis: svolta storica per Internet, lo usano più le donne degli uomini

I dati del 13esimo Rapporto sulla comunicazione: intaccato in Italia il tradizionale predominio maschile nell’utilizzo della rete. Si allarga la forbice generazionale: a quota 96% la percentuale di utenti under30, solo il 31% per gli over65

Pubblicato il 28 Set 2016

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Gli italiani sono sempre più dipendenti dagli smartphone. Anche per questo il numero degli utenti della rete in Italia è arrivato a toccare una cifra record per il Paese: il 73,7% della popolazione totale e il 95,9% degli under 30. Contemporaneamente si assiste a un aumento dell’uso dei social: sono soprattutto i giovani a disintermediare le informazioni attraverso i social network, che stanno vivendo un vero e proprio boom. E mentre la Tv e la Radio tengono, per la carta stampata si registra una flessione importante. Per la prima volta tra i “navigatori” il numero delle donne supera quello degli uomini. Sono i dati principali che emergono dal tredicesimo rapporto sulla Comunicazione realizzato da Censis-Ucsi, presentato nella sala Zuccari del Senato.

Crescono Internet e smartphone – La penetrazione di internet aumenta del 2,8% nell’ultimo anno e l’utenza della rete tocca un nuovo record, attestandosi al 73,7% degli italiani (e al 95,9% degli under 30). La crescita dell’utenza del web nel periodo 2007-2016 è stata del 28,4%. Continua anche la crescita impetuosa degli smartphone, utilizzati dal 64,8% degli italiani (e dall’89,4% dei giovani di 14-29 anni): +12% in un anno.

Boom dei consumi tecnologici – Si conferma il trend anticiclico dei consumi tecnologici in un decennio di crisi. Tra il 2007 e il 2015, è decollata la spesa per apparecchi telefonici (+191,6%) e computer (+41,4%). I servizi di telefonia si sono invece assestati verso il basso (-16,5% negli otto anni) e la spesa per libri e giornali si è ridotta del 38,7%.

Social network compagni di vita – Facebook è il social network più popolare: è usato dal 56,2% degli italiani (il 44,3% nel 2013), raggiunge l’89,4% di utenza tra gli under 30 e il 72,8% tra le persone più istruite. L’utenza di YouTube è passata dal 38,7% del 2013 al 46,8% del 2016. Instagram è salito dal 4,3% di utenti del 2013 al 16,8% del 2016. Per WhatsApp un vero e proprio boom: nel 2016 è usato dal 61,3% degli italiani.

Media digitali tra elite e popolo – Gli strumenti della disintermediazione digitale si stanno infilando come cunei nel solco di divaricazione scavato tra elite e popolo, prestandosi all’opera di decostruzione delle diverse forme di autorità costituite, fino a sfociare nelle mutevoli forme del populismo. La sfiducia nelle classi dirigenti si salda alla fede nel potenziale di emancipazione delle comunità attribuito ai processi di disintermediazione resi possibili dalla rete.

La frattura generazionale – Le distanze tra i consumi mediatici giovanili e quelli degli anziani continuano ad essere rilevantissime. Tra i giovani under 30 la quota di utenti della rete arriva al 95,9%, mentre è ferma al 31,3% tra gli over 65. L’89,4% dei primi usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il 16,2% dei secondi. L’89,3% dei giovani è iscritto a Facebook, contro appena il 16,3% degli anziani.

Donne motori del consumo – Per molto tempo le donne hanno mostrato una predilezione per televisione e libri. Ma nel 2016 al tradizionale predominio nella lettura di libri, settimanali e mensili, si è aggiunto il primato femminile anche nell’uso di Internet, dove c’è stato il sorpasso delle donne sugli uomini: il 74,1% di utenza tra le prime (erano ferme al 43,2% nel 2011) rispetto al 73,2% riferito ai secondi.

Tv e radio godono di ottima salute – La tv continua a essere vista dalla quasi totalità della popolazione: il 97,5% degli italiani (+0,8% nell’ultimo anno). Ottimi anche gli ascolti della radio, con una utenza pari all’83,9% degli italiani. I quotidiani cartacei perdono lettori, ridotti al 40,5% degli italiani (-1,4% nell’ultimo anno, -26,5% complessivamente nel periodo 2007-2016). Continua, invece, ad aumentare l’utenza dei quotidiani online (+1,9% nell’ultimo anno) e degli altri siti web di informazione (+1,3%). Mantengono i propri lettori i settimanali (+1,7%) e i mensili (+3,9%), ma non i libri cartacei (-4,3% nell’ultimo anno, con una quota di lettori diminuiti al 47,1% degli italiani).

Internet, strumento per fare tutto – Grazie alle app installate sugli smartphone si stanno diffondendo molteplici pratiche nuove soprattutto tra i giovani di 14-29 anni: prenotare bed & breakfast e case vacanze (lo fa l’11,2%), vendere o scambiare qualcosa (8,3%), tenersi in forma usando il telefonino come una sorta di personal trainer (4,7%), ordinare un pasto a domicilio (4,6%), fare incontri (il dating online coinvolge il 3% degli under 30), utilizzare le diverse forme di sharing mobility (2,7%) e crowdfunding (1%).

La tecnologia distrugge i posti di lavoro? – Su questo punto gli italiani si dividono: per il 33% le tecnologie digitali distruggono posti di lavoro, per il 21% invece ne favoriscono la creazione, per il 46% non influiscono sull’andamento dell’occupazione.

Cresce la propensione a rinunciare alla privacy – Oggi che l’attenzione per l’incolumità personale ha assunto una rinnovata centralità nelle vite delle persone, a causa del fatto che le minacce di stragi e attentati divengono pericolosamente concrete, siamo ancora alla ricerca del giusto trade off tra privacy e sicurezza, cioè della giusta misura di quanto siamo disposti a concedere in termini di inviolabilità dei nostri dati personali in cambio di maggiore sicurezza. Gli utenti di internet sarebbero disposti a subire limitazioni della propria privacy online se questo servisse innanzitutto per contrastare la pedopornografia (lo dichiara il 49,3%), prevenire attentati terroristici (45,4%), combattere la criminalità (42,7%), mettere in sicurezza la rete dagli attacchi degli hacker (34,7%), aiutare le indagini dei magistrati (28,1%), mentre il 27,2% non è disposto in nessun caso.

Tantissimi sono gli italiani (l’82,8%) convinti che le società che gestiscono i social network dovrebbero controllare e segnalare alle autorità i messaggi potenzialmente pericolosi, per l’82,8% i servizi di intelligence dovrebbero poter pretendere dalle grandi aziende della rete l’accesso alle informazioni dei loro clienti contenute negli smartphone o nei social network, ma il 75,3% pensa che le autorità giudiziarie dovrebbero poter accedere a tutti i nostri dati presenti in rete (informazioni personali, messaggi, chat, posizioni rilevate, ecc.) esclusivamente nei casi di gravità eccezionale. Perché per il 72,7% la privacy di chiunque può essere violata dalle autorità se c’è in gioco l’interesse nazionale. Infine, il 63,9% ammette che preferisce essere controllato pur di sentirsi al sicuro.

Smartphone perso, i timori più reconditi – Nel caso smarrissero il proprio smartphone gli italiani avrebbero paura soprattutto per la perdita delle fotografie conservate nel telefono (lo afferma il 36,4%), poi il furto della propria identità virtuale sui social network, cioè l’eventualità che qualcuno si sostituisca a loro nell’accesso ai social (27,4%), il 26,2% avrebbe paura che qualcuno pubblicasse online foto e video che gli appartengono, il 23,8% l’uso delle coordinate bancarie da parte di malintenzionati, il 22,1% l’intrusione nella posta elettronica e appena il 3,4% ha il timore che perdendo lo smartphone il proprio partner potrebbe venire a conoscenza di cose che ignora. Solo il 29,8% dichiara che non avrebbe nulla di cui preoccuparsi.

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