Nei prossimi cinque anni l’utilizzo di applicazioni con funzioni di Realtà aumentata per gli smartphone aumenterà in maniera esponenziale, secondo la società di ricerca specializzata Visiongain, fino a saturare il 25% del mercato delle app. Il valore di questo settore passerà dai 181 milioni di dollari del 2011 ai 5,15 miliardi stimati per il 2016. La migliore ricerca scientifica in questo settore, secondo la società di ricerca Gartner, sta puntando sull’evoluzione degli smartphone e la nascita di altri strumenti digitali “indossabili”. L’esempio più appariscente e pubblicizzato di Realtà aumentata (cioè i sistemi elettronici per sovrapporre informazioni digitali a immagini reali) sono i Google Glass, gli occhiali realizzati da Google che permettono di registrare quel che si vede e di farlo interpretare dai potenti server del motore di ricerca, per avere informazioni aggiuntive da mostrare “sopra” alla realtà circostante. Il navigatore non è più confinato su uno schermo secondario, ma sta “davanti agli occhi” e ci indica la strada per tornare a casa; ma ci sono anche i sistemi di ricerca basati su pubblicità per trovare sconti nei negozi, ristoranti economici e le disco più raccomandate.
Tuttavia, dietro le quinte il settore della realtà aumentata è strutturato in maniera molto diversa da come ci si potrebbe aspettare. A fronte di un ampio numero di aziende di software e servizi che cercano di proporre soluzioni all’utente finale (sia esso un cliente o un inserzionista pubblicitario), si sta creando infatti un ristretto numero di fornitori delle sofisticate tecnologie di base. Sono questo pugno di aziende quelle che si spartiranno il mercato. Dall’americana Qualcomm con la piattaforma Vuforia alla francese Total Immersion, alla tedesca Metaio, all’austriaca Wikitude, all’americana Zugara e all’olandese Layar. In palio, una torta che sta diventando ogni giorno sempre più ricca.
“Riteniamo che la realtà aumentata offra una straordinaria opportunità sia per il mercato che per noi” dice Fabio Iaione, country manager di Qualcomm, impegnata in questo settore con una delle piattaforme che funzionano come “motore” per lo sviluppo di applicazioni, Vuforia. “Abbiamo messo a disposizione gratuitamente il codice per far funzionare la realtà aumentata tramite la nostra piattaforma e in 18 mesi abbiamo già 30mila sviluppatori registrati e più di mille applicazioni su Google Play e su App Store di Apple. Da giugno abbiamo anche un sistema cloud che permette agli sviluppatori di archiviare su Internet le immagini necessarie ai riconoscimenti”, dice Iaione.
Dal settore del gaming a quello delle applicazioni per il mondo dei media e dei social network, la realtà aumentata sta infatti diventando non solo sempre più popolare. Veri e propri modelli di business prima impossibili sorgono per iniziativa degli sviluppatori. E soprattutto, funzionalità per guardare il mondo con “occhi diversi”, si aggiungono anche a soluzioni software tradizionali.
“Quella della realtà aumentata è una tecnologia destinata a restare con noi a lungo”, spiega Francesca Pasquali, docente di sociologia dei processi culturali e mediali all’Università di Bergamo. “Anche perché tocca alcune delle criticità del nostro tempo: lo sviluppo della relazione tra mondo offline e mondo online, la possibilità di ridisegnare il nostro rapporto con il territorio, la possibilità di creare e soprattutto utilizzare in modo nuovo il contenuto generato dagli utenti attraverso i social network”. Per le aziende questo si traduce in un enorme serbatoio di informazioni e opportunità.
Accanto agli esempi di pubblicità digitale che sfrutta la possibilità di visualizzare contenuti aggiuntivi “tridimensionali” tramite telefonino, magari inquadrando marker in una pagina di giornale, spuntano anche altri utilizzi. Visite virtuali dei monumenti di una città, indicazioni su dove si trovino fermate degli autobus, parcheggi dei taxi, stazioni della metropolitana e ferroviarie. “Le masse dei dati già esistono – dice Giovanni Boccia Artieri, docente di sociologia dei media dell’Università di Urbino – adesso devono essere geolocalizzati e possono essere messi a sistema. Ma non possono essere solo i dati creati dalle aziende: ci vogliono anche le ‘folle’ di utenti che alimentino e mantengano questi big data”. Il cuore viene sempre più dal territorio e la rete con la realtà aumentata offre la possibilità di sfruttarlo sempre di più. “In futuro il computer indossabile forse sostituirà il computer tradizionale – conclude Pasquali – ma oggi è ancora l’era degli smartphone e dei tablet. Qui infatti ci sono i volumi di apparecchi e quindi di consumatori, qui ci sono i finanziamenti e le opportunità di mercato per nuovi progetti. E da qui emergeranno le sorprese più interessanti dei prossimi cinque anni”.