Realtà aumentata terreno di scontro per i big dell’hi-tech

Microsoft ha presentato i nuovi HoloLens, cuffie per la “realtà mista”, a metà tra reale e virtuale. Anche Google ha investito in questo settore. Ma sarà fondamentale l’appoggio degli sviluppatori per creare apps rilevanti

Pubblicato il 23 Gen 2015

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La guerra dei browser ha polarizzato per anni la competizione tra colossi tecnologici, desiderosi di controllare le porte d’accesso degli utenti a Internet. Oggi le stesse aziende continuano a darsi battaglia, ma su nuovi terreni, come quello della realtà artificiale. E’ stata Microsoft, uno degli ultimi a entrare in quest’arena, a dare il segnale per l’inizio delle ostilità: HoloLens, il nuovo prodotto per la “realtà mista” che ha mostrato questa settimana, sarà in vendita prima della fine dell’anno. Costerà, pare, circa 1000 dollari ma potrebbe rappresentare il primo device per il mercato “di massa” legato alla realtà aumentata.

O meglio, scrive oggi il Financial Times, realtà “distorta”, su cui tanti big dell’hi-tech stanno lavorando, con diversi campi di applicazione che potrebbero finire col controllare il modo in cui milioni di persone lavorano, socializzano o passano il tempo libero.

Nel campo del “puramente virtuale”, Facebook si è affacciata con prepotenza comprando l’anno scorso Oculus. Il Project Morpheus di Sony e l’adozione da parte di Samsung della tecnologia di Oculus vanno nella stessa direzione.

Per le esperienze digitali più immersive, la realtà virtuale è la tecnologia d’elezione: l’utente è abbracciato da una cuffia che gli presenta un mondo intero (virtuale) che lui controlla. La realtà “vera” qui entra solo tramite rappresentazioni digitali e l’utente resta isolato dall’esperienza fisica.

I Google Glass rappresentano il concetto opposto: una forma di realtà aumentata dove il reale vince sul virtuale. L’idea è quella di uno smartphone dalle dimensioni ridotte a quelle di un minuscolo schermo che si trova sopra il campo visivo dell’utente ed è invisibile agli altri.

La cuffia di Microsoft si trova a metà tra questi due estremi. Qui siamo nel campo della “realtà mista” o realtà olografica, come preferisce chiamarla Microsoft: la sensazione è che gli oggetti virtuali vengono proiettati nella vita reale e mostrati sulla lente trasparente della cuffia (visibili quindi solo a chi la indossa). Il mondo si popola di ologrammi che rispondono a comandi dati con la voce o i gesti. Si tratta di un nuovo modo di mescolare reale e virtuale, con lo scopo di creare forme nuove di intrattenimento, specialmente nel campo del gaming, ma anche nuove forme di pubblicità per aziende che vogliono coinvolgere più direttamente il consumatore. Anche Google crede in questa visione: ha di recente investito 500 milioni di dollari nella start-up della “mixed reality” Magic Leap.

Il successo di HoloLens e altri sistemi per la realtà artificiale risiederà però in ultima analisi nella capacità dei produttori come Microsoft, Google e gli altri di persuadere gli sviluppatori a creare applicazioni utili e accattivanti, insomma a fornire degli utilizzi concreti e convincenti. Secondo il Financial Times, Microsoft da questo punto di vista ha alcuni punti di forza (per esempio può contare su moltissimi sviluppatori che hanno usato la sua piattaforma Windows), ma anche una debolezza: ha perso attrattiva verso le generazioni più giovani di sviluppatori che scrivono apps per smartphone.

Ora HoloLens potrebbe essere parte di una strategia di alto respiro: creare una nuova generazione di “apps universali”, cioè che, pur se scritte per uno specifico device Windows (per esempio per un Pc), potranno funzionare su tutti i device col sistema Microsoft, dagli smartphone alle cuffie per la realtà aumentata. Redmond vuole così riconquistare il ruolo di innovatore nell’industria hitech e tornare rilevante per le sue evoluzioni future.

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