Fondi europei poco e male utilizzati soprattutto nel digitale. In vista dell’arrivo del Recovery Fund, Confindustria Digitale lancia l’allarme. E avverte: senza una gestione strategica delle risorse si rischia il fallimento digitale.
L’associazione ha messo nero su bianco i numeri dello spreco. Analizzando lo stato di avanzamento dell’Obiettivo Tematico 2 Agenda digitale risulta che su 22.115 progetti presentati solo 11.328 sono conclusi per un totale di soli 495 milioni di euro, pari al 15% delle risorse stanziate. I progetti in corso sono 7.797 per un ammontare complessivo di circa 2,5 miliardi, quelli non ancora avviati 2.990 per circa 230 milioni di euro. Il 40% dei 7.797 progetti in corso, precisamente 3123 progetti, sono stati avviati solo nel 2019 ad un anno dalla conclusione del settennato e la grande parte di questi non ha pagamenti effettuati.
Dei 76 miliardi di euro dei Fondi Strutturali 2014-20 complessivi (di cui 45 miliardi di risorse Ue e i restanti 31 di cofinanziamento nazionale) risultano spesi solo il 37% del totale (ultimo dato giugno 2020).
In altre parole il nostro Paese in 7 anni è riuscito a spendere poco più di 28 miliardi, ma se teniamo conto anche degli impegni di spesa la percentuale sale al 58,8% ossia quasi 45 miliardi di euro a fronte di una media UE dell’85%.
L’Italia è il secondo paese beneficiario su 27 per soldi ottenuti – al primo posto la Polonia – ma tra gli ultimi per progetti realizzati.
Siamo a tre mesi dalla fine del settennato e – la cosa preoccupa Confindustria Digitale – c’è il serio rischio di non riuscire ad assumere tutti gli impegni entro la fine del 2020, ultimo termine utile per bloccare, dopo aver selezionato i progetti, tutti i fondi disponibili.
Inoltre va ricordato che i 209 miliardi del Next Generation Eu sono oltre 4 volte i fondi strutturali della precedente programmazione 2014–2020 e che le risorse dovranno essere impegnate in 3 anni rispetto ai 7 anni previsti dai fondi strutturali.
Recovery Fund, 5 mosse per utilizzare al meglio le risorse
“E’ evidente che per utilizzare le risorse in modo efficiente dobbiamo operare in netta discontinuità con il passato”, fa sapere Confindustria Digitale. Che appunto stila la lista delle cose da fare:
- Istituire una governance centrale capace di risolvere problemi operativi e procedurali, promuovere la cooperazione trasversale fra le istituzioni, dare coerenza al processo di cambiamento, monitorare l’andamento dei progetti, verificare i risultati. Approfondendo quanto già accennato dal presidente Conte, si dovrebbe trattare di una struttura commissariale, dotata di risorse e competenze all’altezza dei compiti e dell’autorevolezza conferitagli da un mandato politico alto sotto l’egida della Presidenza del Consiglio, la cui stabilità deve essere garantita nel tempo per poter seguire i progetti fino al loro completamento (per fare un paragone, in Gran Bretagna per questo tipo di attività, c’è una struttura di oltre 800 persone che dipende da Downing Street). A colloquio con l’AdnKronos, il presidente Cesare Avenia ha chiarito che il ministero dell’Innovazione sta lavorando bene ma che “rispetto alle esigenze del Recovery Fund, il Dipartimento non ce la può fare con le attuali risorse umane e le attuali risorse finanziarie”,
- Dare priorità ai progetti strutturali che cambiano il funzionamento dello Stato (fra cui completamento delle piattaforme strategiche nazionali di trasformazione digitale della Pa (fra cui Spid, PagoPa, app Io, Anpr , che cambiano il sistema dell’istruzione (nuove competenze, nuove metodologie didattiche, nuova formazione per i docenti); cambiano il sistema sanitario (fascicolo sanitario digitale, digitalizzazione della medicina territoriale, telemedicina; cambiano il sistema produttivo (Industria 4.0, smart working, logistica digitale)
- Imporre obbligo di switch off per le piattaforme strategiche nazionali (Spid, Anpr, PagoPA, Fascicolo sanitario elettronico), prevedendo un sistema di accompagnamento tecnico e di incentivi legati all’effettiva adesione da parte delle PA.
- Sostenere l’implementazione dei progetti pubblici con una grande campagna di comunicazione, informazione e formazione verso imprese, cittadini, PA.
- Stabilire partnership pubblico-private, rispettose dei diversi ruoli e responsabilità, su progettazione e sostegno all’implementazione dei progetti.
Recovery Fund, 5 cose da evitare
- Non disperdere le risorse in mille rivoli
- Non disperdere la gestione fra mille protagonisti
- Non fissare date di switch off a priori senza determinare al contempo le condizioni per il cambiamento
- Non lasciare da soli gli enti locali nell’opera di digitalizzazione
- Non lasciare da soli imprese e cittadini nell’opera di acquisizione di competenze e tecnologie.