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Recovery Fund, Italia al ribasso sul digitale: fondi ridotti a meno di 50 miliardi

Sottoposti al Governo progetti per un controvalore di 120 miliardi, al netto di quelli dedicati specificamente all’e-health. Ma dal primo draft inviato alla Commissione Ue risulta che nel cluster “digitalizzazione” ci saranno 80 miliardi in meno rispetto alle richieste. Eppure la Strategia europea punta a destinare alla trasformazione digitale almeno il 20% delle risorse

Pubblicato il 05 Nov 2020

nadef

Italia al ribasso sul digitale. Nonostante i “diktat” della Commissione Ue riguardo all’uso dei fondi del Recovery Fund. Secondo quanto risulta a CorCom nel primo draft di proposte inviato dal Governo italiano a Bruxelles (grazie al lavoro del Comitato Interministeriale per gli Affari Europei- Ciae), una bozza per ora informale con la lista dei progetti dei sei cluster individuati come prioritari – (digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; equità sociale, di genere e territoriale; salute), al digitale sarebbe stata riservata una quota nettamente inferiore rispetto alle richieste relative ai progetti sottoposti all’esecutivo.

Il primo elenco predisposto dal Governo per il Piano di Ripresa e Resilienza includeva 557 proposte dei Ministeri e di altri enti pubblici, per un valore complessivo di 677 miliardi, quindi più del triplo rispetto ai 205 miliardi previsti per l’Italia (secondo le stime indicate dal Governo nella Nadef e nel Documento Programmatico di Bilancio) – la parte principale delle risorse (193 miliardi di euro, di cui 65,4 di sovvenzioni e 127,6 di prestiti) arriverà dal Recovery and Resilience Facility, lo strumento che rappresenta il fulcro del Next Generation EU.

In questa lista l’ammontare dei progetti riguardanti la digitalizzazione superava i 120 miliardi – al netto dei 50 miliardi di controvalore delle proposte presentate  dal Ministero della Salute. Ma secondo quanto risulta a CorCom al cluster “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo” sarebbero destinati meno di 50 miliardi, dunque meno della metà rispetto alle richieste dei Ministeri.

Se è vero che il Piano non è definitivo e che il Governo sta selezionando i progetti che entreranno a far parte della versione finale da sottoporre alla Commissione Europea entro aprile 2021, la bozza inviata nell’ambito dei negoziati informali con la “Recovery and Resilience Task Force” della Commissione Europea non fa ben sperare sul fronte del digitale. Eppure nella “Strategia annuale per la crescita sostenibile 2021” la Commissione ha specificato che gli Stati Membri dovranno includere nei piani nazionali investimenti e riforme volti a perseguire alcuni obiettivi specifici e dovranno dedicare almeno il 37% delle risorse del Piano per la transizione verde e almeno il 20% per la trasformazione digitale.

In particolare l’Europa invita gli Stati membri  “concentrarsi sulle riforme e sugli investimenti che migliorano la connettività”, attraverso investimenti nelle reti a banda ultralarga fisse e mobili (5G) “importanti per colmare il divario digitale”. Come indicato nel Next Generation EU, “la rapida diffusione di reti ad altissima capacità, compresi il 5G e la fibra, avrà ricadute positive sull’intera società, tra cui la fornitura di una larghezza di banda e di una copertura adeguate per i settori essenziali per la ripresa e la resilienza, come l’agricoltura, i trasporti, la sanità e l’istruzione”. I piani per la ripresa e la resilienza dovrebbero anche incentrarsi sulla creazione e sullo sviluppo di capacità digitali all’avanguardia, evidenzia l’Europa.

L’appello alla Ue di Confindustria, Medef e Bdi

Spingere sul 5G e sull’intelligenza artificiale per accelerare le ripresa europea. È questo una delle “mosse” chiave contenute nell’appello congiunto alle Ue firmato da Confindustria e dalle associazioni omologhe tedesca e francese, Bdi e Medef.

Per le tre organizzazioni “è cruciale che le istituzioni europee avanzino rapidamente in materia di standardizzazione dei processi di 5G e di un piano sul 6G. Occorre ugualmente favorire un quadro regolatorio favorevole all’innovazione, che incoraggi lo sviluppo e l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e di piattaforme innovative B2B, così da rafforzare l’ecosistema digitale europeo e, per questa via, la sovranità digitale europea. In tal senso, appare urgente completare la strategia sui dati”.

“Chiediamo alle istituzioni europee di adoperarsi per raggiungere un’intesa sull’intero pacchetto – Quadro Finanziario Pluriennale, Next Generation EU, Rule of Law – entro dicembre e agli Stati membri di procedere con i processi di ratifica della Decisione sulle Risorse Proprie dell’Ue quanto prima”, conclude l’appello.

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