Progetti esecutivi misurabili, con l’assegnazione di risorse adeguate, indicazione dei cronoprogrammi e delle metodologie di implementazione. È questa, secondo Cesare Avenia presidente di Confindustria Digitale, la strategia da mettere in campo per rendere efficace il Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr).
“Il Pnrr deve rappresentare un fattore di chiara, visibile, discontinuità con il passato di stagnazione economica, di arretratezza tecnologica e culturale, che hanno caratterizzato la quotidianità di questi anni avendo come contraltare le incertezze e pesantezze del quadro normativo, le frammentazioni della governance e le lentezze dei piani di trasformazione digitale – ha spiegato nel corso dell’audizione presso la IX Commissione (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni) della Camera dei Deputati – Solo dando un taglio netto a questo andamento resistente all’innovazione, il Pnrr può diventare l’occasione storica di una trasformazione profonda del Paese che ne cambi i meccanismi di funzionamento. Ciò significa, in primis, accelerare sulle piattaforme operative digitali, necessarie per dare concretezza esecutiva alle riforme strutturali”.
Secondo Avenia “i piani e programmi di trasformazione già in atto, quali Strategia Nazionale per le Competenze Digitali, Piano Triennale per l’informatica nella Pa, Transizione 4.0, switch off digitale dei servizi pubblici (Anpr, Spid, ecc), Piano Banda Ultralarga aggiornato con lo sviluppo della rete 5G, devono diventare nel Pnrr altrettanti progetti esecutivi misurabili, con l’assegnazione di risorse adeguate, indicazione dei cronoprogrammi, delle metodologie di implementazione, degli obiettivi intermedi, dei risultati attesi, dei responsabili istituzionali per la loro attuazione, delle modalità di partnership pubblico-privato”.
“Dobbiamo essere coscienti che l’aspetto della governance e dell’esecuzione dei progetti è il punto dolente che da anni impedisce al nostro Paese di utilizzare in maniera efficiente e tempestiva i fondi europei – ha avvertito Avenia – Se è positiva la conferma nel Piano presentato dal Governo della centralità del digitale spalmato su tutte le 6 missioni, la sostanza al momento è fatta di indicazioni di obiettivi di carattere generale e di allocazione di risorse su macro-temi su cui si può anche convenire, ma non possiamo nascondere che le condizioni dettate dall’Europa richiedono ben altro dettaglio, in particolare con riguardo a chi fa cosa e come”.
“Occorre discontinuità e coraggio: la governance che deve essere costruita per attuare il Pnrr deve essere competente, autorevole e resiliente ai cambi di governo – ha evidenziato- Perché i progetti di trasformazione del Paese dovranno necessariamente sopravvivere alle contingenze delle vicende politiche: le iniziative che saranno avviate nei prossimi mesi determineranno il nostro futuro ben oltre l’orizzonte dell’attuale legislatura”.
“L’Italia è entrata nel dramma della pandemia al quart’ultimo posto tra i Paesi Ue per livello complessivo di digitalizzazione e all’ultimo nelle competenze digitali – ha continuato Avenia – Questo gap, gravissimo per un paese industriale come il nostro, divenuto una causa strutturale della sua mancata crescita e modernizzazione, si è riflettuto pesantemente sull’efficacia delle risposte emergenziali che lo Stato si è trovato costretto a dare. Nel Pnrr, una delle criticità, sta proprio nella sua impostazione conservativa, tesa a mantenere i vecchi assetti da cui derivano i ritardi. Dalla giustizia al welfare, dalla sanità alla scuola, ecc, la digitalizzazione viene vista come mero supporto tecnologico, con un’incredibile sottovalutazione delle sue potenzialità di rompere i vecchi schemi e generarne di nuovi più efficienti”.
Esempi di questa impostazione conservativa sono la scarsa attenzione dedicata al tema delle semplificazioni e la carenza oggettiva di risorse dedicate a completare l’infrastrutturazione del paese con reti a banda ultralarga fissa e mobile, a cui vengono destinati soli 1,1 miliardi di euro, a fronte di un fabbisogno che gli operatori stimano in almeno 10 miliardi. “Spicca l’assenza di una strategia sugli obblighi di switch off dei servizi pubblici digitali, su incentivi e misure di accompagnamento per l’adesione delle PA alle piattaforme pubbliche di interconnessione di dati e servizi, sugli indispensabili investimenti in formazione del personale pubblico e il reclutamento di nuovi profili professionali all’altezza delle esigenze di rinnovamento”.
“Sul tema fondamentale della diffusione della cultura e competenze digitali, dell’uso di Internet e dei servizi online, non vi sono indicazioni concrete su aspetti cruciali come i programmi di riqualificazione dei lavoratori, ne vi sono corrispondenze operative e logiche con la ‘Strategia nazionale delle competenze digitali’. Manca un piano strategico che dia coerenza e senso di urgenza agli interventi previsti per la trasformazione digitale della sanità, nonostante il tema sia di drammatica urgenza”.
“Il Pnrr deve innescare una dinamica progressiva che si alimenta dello sviluppo dell’innovazione. Per questo occorrono discontinuità della governance e coraggio per vincere le resistenze al nuovo. Quest’impresa complessa, ma non impossibile vedrà comunque la piena collaborazione di Confindustria Digitale” ha concluso il presidente Avenia.
Anci: “Digitalizzare il Tpl”
Mobilità e trasporti sono uno dei pochi ambiti cardine su cui concentrare gli sforzi per la ripresa del Paese. Ma per incidere veramente bisogna affidarsi ai Comuni, i principali e più efficienti investitori pubblici, dando loro gli strumenti per veicolare l’iniezione di liquidità necessaria a famiglie e imprese. Serve una strategia che punti su finanziamenti adeguati e diretti, secondo la linea del Recovery Fund; e sulla riduzione al minimo della burocrazia per individuare ed erogare i finanziamenti. E’ la posizione espressa in audizione alla Camera dal sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, delegato a Trasporto pubblico locale e traffico urbano e vice presidente Anci.
L’intervento ha focalizzato l’attenzione sull’innovazione del Tpl. “La digitalizzazione del trasporto pubblico locale tramite una piattaforma abilitante nazionale con servizi C-Its e la creazione di un living lab all’interno della città di Milano – ha spiegato Truzzu – Come sottolineato più avanti, azioni di sistema unitarie nazionali sono auspicabili in questo settore per ovviare alla frammentarietà che deriva da scelte dei singoli, ma con integrazioni locali e autonome di servizi Maas, ancora da sviluppare in Italia, come quello ideato a Milano”.
Aeranti Corallo chiede fondi per i media locali
Nell’ambito del Recovery Plan nazionale, l’associazione che rappresenta radio e tv locali propone “l’implementazione di azioni di investimento finalizzate allo sviluppo della digitalizzazione delle emittenti televisive e radiofoniche in ambito locale. Riteniamo percorribile una strategia che miri alla realizzazione di strumenti di sostegno agli investimenti, sia in forma di contributi diretti che di detrazioni fiscali, che le emittenti televisive locali dovranno affrontare ai fini di un ammodernamento delle infrastrutture di produzione e di confezionamento della propria programmazione. Occorre mettere in campo rilevanti risorse economiche, finalizzate alla profonda innovazione delle infrastrutture tecnologiche delle tv locali”.
Recovery and Resilience Facility, il via libera del Parlamento Ue
Via libera del Parlamento europeo al dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF, Recovery and Resilience Facility) da 672,5 miliardi. Il documento è stato approvato con 582 voti favorevoli, 40 contrari e 69 astensioni, con i risultati della votazione annunciati mercoledì mattina. Si tratta della componente più cospicua del Piano di ripresa Next Generation EU da 750 miliardi di euro.
I 672,5 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti saranno messi a disposizione per finanziare misure nazionali intese ad alleviare le conseguenze economiche e sociali della pandemia. Il dispositivo potrà finanziare anche dei progetti collegati, iniziati dal 1° febbraio 2020. I finanziamenti saranno disponibili per tre anni e i governi dell’UE possono richiedere fino al 13% di prefinanziamento per i loro piani di ripresa e resilienza.
“Il voto di oggi significa che il sostegno sta arrivando per combattere questa crisi e per costruire la nostra forza per superare le sfide future – spiega Siegfried Muresan (Ppe, Ro) – L’Rrf aiuterà a modernizzare le nostre economie e a renderle più pulite e più verdi. Abbiamo fissato le regole su come spendere il denaro, ma le abbiamo lasciate abbastanza flessibili per soddisfare le diverse esigenze degli stati membri. Infine, questo denaro non deve essere usato per spese di bilancio ordinarie, ma per investimenti e riforme”.
Per essere ammissibili al finanziamento, i piani nazionali si devono incentrare su politiche chiave dell’Ue quali la transizione verde, compresa la biodiversità, la trasformazione digitale, la coesione economica e la competitività, nonché la coesione sociale e territoriale. Potranno essere finanziati anche i progetti che si concentrano sulla reazione delle istituzioni alle crisi e sulle modalità per aiutarle a prepararvisi, come anche le politiche a favore dei minori e dei giovani, compresa l’istruzione e lo sviluppo di competenze.
Ciascun piano deve destinare almeno il 37% del proprio bilancio al clima e almeno il 20% alle azioni digitali. I piani dovranno avere un impatto duraturo sia in termini sociali che economici, includere riforme globali e un robusto pacchetto di investimenti e non danneggiare significativamente gli obiettivi ambientali.
Il regolamento stabilisce anche che potranno ricevere fondi a titolo del dispositivo soltanto i paesi membri impegnati nel rispetto dello Stato di diritto e dei valori fondamentali dell’Unione europea.
Per discutere dello stato della ripresa nell’UE e delle modalità di realizzazione di obiettivi e target da parte dei Paesi UE, la Commissione europea, che è responsabile del monitoraggio dell’attuazione del dispositivo, può essere invitata a comparire ogni due mesi dinanzi alle commissioni competenti del Parlamento. La Commissione metterà anche a disposizione degli Stati membri un sistema integrato di informazione e monitoraggio per poter fornire informazioni comparabili su come vengono utilizzati i fondi.
“Il Rrf è la risposta corretta all’impatto del virus. Ha due obiettivi: a breve termine, recuperare sostenendo il reddito nazionale lordo, gli investimenti e le famiglie. A lungo termine, questo denaro porterà cambiamenti e progressi per raggiungere i nostri obiettivi digitali e climatici – Eider Gardiazabal Rubial (S&D, ES) – Ci assicureremo che le misure allevieranno la povertà e la disoccupazione, e terranno conto della dimensione di genere di questa crisi. Anche i nostri sistemi sanitari diventeranno più forti”.
Una volta che anche il Consiglio avrà approvato formalmente il regolamento, questo entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue.