Il digitale sarà la bussola del “nuovo” Recovery Plan. In audizione davanti alla commissione Bilancio Finanze e Unione europea di Camera e Senato, il ministro dell’Economia Daniele Franco ha delineato la strategia che il governo Draghi intende mettere in campo per riscrivere il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
“Il governo si sta impegnando nel rafforzamento del piano per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano – ha spiegato Franco – Si seguiranno tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. Sono vincoli concreti che si tradurranno in precisi criteri di ammissibilità. La digitalizzazione rappresenta un carattere fondamentale della trasformazione del Paese e deve riguardare ogni riforma del piano”.
“L’orientamento del governo è confermare le sei missioni del programma indicate nella bozza stilata dal governo Conte. “La base di partenza è il testo approvato dal Consiglio dei ministri il 12 gennaio scorso che tiene conto dell’indirizzo del Parlamento e le prime indicazioni della task force della Commissione europea – ha chiarito il ministro – Il lavoro prezioso fatto dal Parlamento, i cui esiti saranno recepiti attraverso le risoluzioni che saranno approvate, saranno tenute in debita considerazione”.
“E’ tuttavia necessario alcune parti del piano esistente – ha puntualizzato – Va predisposto un capitolo che contenga una puntuale spiegazione della governance, vanno completati con precisione alcuni piani e verificata la corrispondenza con le risorse effettivamente disponibili. Il Governo metterà a disposizione le bozze di note tecniche delle misure da finanziare in ambito Pnrr”.
Per quanto riguarda la dotazione, il Recovery fund “prevede fondi a disposizione del nostro Paese per circa 196 miliardi a prezzi correnti, 69 sotto forma trasferimenti, 127 sotto forma prestiti”. Tuttavia gli ultimi dati, ha ricordato, e il regolamento europeo che prende a riferimento il Pil del 2019, portano “a una stima dell’entità delle risorse per circa 191,5 miliardi, leggermente inferiore a quella indicata a gennaio”.
I progetti del Recovery plan, secondo Franco, “possono contribuire ad accrescere il nostro potenziale di sviluppo, il successo di questi piani farebbe compiere un salto di qualità a livello europeo e dobbiamo essere consapevoli che la predisposizione e la realizzazione di questo piano sono opera complessa, i contenuti devono essere ambiziosi e credibili, vanno definite le specifiche modalità operative di ciascun intervento, per l’Italia questo implica un cambio di passo nell’utilizzo dei fondi, dobbiamo muovere su tempi molto più rapidi”.
Tre saranno dunque i criteri con cui verranno valutati i progetti: realizzabilità, accountability e monitorabilità.
Sul fronte strettamente della governance, il governo “ha incardinato la governance presso il Mef che si coordina con le amministrazioni di settore e con le autonomie territoriali. Il Mef svolgerà un ruolo di coordinamento e darà pieno supporto a tutti i ministeri per assicurare che vi sia un’effettiva realizzabilità entro il 2026”. E in questo senso sarà cruciale il rafforzamento delle capacità delle “delle strutture tecniche predisposte nei ministeri e nelle amministrazioni”.
Senza dimenticare il collegamento con i territori. “Solo il coinvolgimento del territorio rende possibile selezionare progetti veramente utili ai cittadini – ha detto il ministro – Il Governo ha incardinato la governance del Pnrr presso il Mef con compito di coordinamento e indirizzo. La responsabilità primaria su progetti e uso delle risorse resta dei singoli ministeri. Il Mef svolgerà un ruolo di coordinamento e darà pieno sostegno ai singoli ministeri nello sviluppo dei progetti. Insieme al Mef sono coinvolti altri tre ministeri: per l’Innovazione tecnologica per tutti i progetti che riguardano la digitalizzazione; il ministero della Transizione ecologica; il ministero per il Sud e la coesione territoriale per assicurare la coerenza complessiva del piano con la riduzione dei divari territoriali”.