LA STRATEGIA

Recovery Plan, Treu: “Priorità al digitale, ma occhio al debito”

Il presidente del Cnel in audizione alla Camera: “Bisogna accelerare sull’innovazione nella PA e nelle Pmi, rafforzando la produzione di alta tecnologia in cui l’Italia è ancora debole”. E avverte: “Dalla pandemia aumento del debito, ora servono piani di lungo periodo per renderlo sostenibile e appetibile sul mercato”

Pubblicato il 07 Set 2020

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Il nostro Paese deve destinare consistenti risorse nei quattro settori strategici per lo sviluppo: transizione digitale ed ecologica, sanità, scuola, fisco. Per finanziare queste linee di intervento si potrebbero riordinare le tax expenditures, a partire da quelle che impattano negativamente sull’ambiente”. È quanto evidenziato da presidente del Cnel, Tiziano Treu, e dal segretario generale, Paolo Peluffo, in audizione sulle priorità del Recovery Plan in commissione Bilancio alla Camera.

“È noto che il fisco non può costituire un oggetto del Recovery Plan, tuttavia, preme sottolineare che la sua riforma è indispensabile e deve essere attuata con le risorse nazionali – hanno spiegato – In particolare, è fondamentale un intervento volto a combattere l’evasione fiscale più volte raccomandato dall’Europa”.

“Per la crescita del Paese – hanno proseguito – è ‘conditio sine qua non’ l’accelerazione della digitalizzazione nella PA, nelle piccole e medie imprese, rafforzando la produzione di alta tecnologia in cui l’Italia è ancora debole”.

Il tutto con un’attenzione particolare al debito e al deficit.

“La risposta dei governi all’epidemia e alla crisi economica globale che ne è derivata si è sostanzialmente concretizzata in una spinta del deficit e del debito pubblico su livelli mai visti in tempo di pace – hanno detto – Come noto a tutti, per l’Italia il problema del debito esiste già da molto tempo. Tuttavia, il fatto che esso sia esploso a livelli inediti, sia pure in uno scenario di crisi globale che ha visto la generalità dei Paesi ricorrere al massiccio impegno pubblico, ci colloca in una prospettiva nuova. Un debito di tali dimensioni, che viene acquistato da Paesi, soggetti istituzionali, operatori finanziari e singoli risparmiatori, riesce ad essere sostenibile e cioè a essere acquistato in futuro, solo se utilizzato a fini produttivi, se in definitiva è percepito come debito buono”.

Per Treu e Peluffo, “l’aumento del debito a tali impensabili livelli deve spingere il Governo non solo, e non tanto, a presentare al più presto un piano credibile di rientro, quanto a considerare le politiche economiche da mettere in cantiere non più in un’ottica di tamponamento emergenziale, che ha richiesto, data la drammaticità ed imprevedibilità della crisi, liattivazione rapida di un sistema di sussidi a pioggia e più in generale di spesa ‘senza scrutinio’. Serve definire piani di investimento, ossia strategie di politica industriale che dispongano, alla base, di visioni di lungo periodo“.

“L’extra deficit accumulato – hanno concluso – avrà un ruolo nelle valutazioni europee del programma italiano di utilizzo del Recovery Fund. La sostenibilità del debito resta infatti un criterio di valutazione ineludibile. La scadenza della clausola di esonero dalle sanzioni previste per la violazione dei parametri potrebbe far emergere una situazione tale da imporre all’Italia piani di rientro molto impegnativi. Ciò induce a ritenere che nell’individuazione delle priorità il Governo dovrà privilegiare quelle in grado di prefigurare una costante ed intensa crescita del sistema economico in grado di garantire la fattibilità di piani di rientro dal deficit”.

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