I leader europei dovrebbero mettere in agenda nuove regole sulla protezione dei dati per i 28 Stati membri al loro prossimo incontro a ottobre: lo ha chiesto Viviane Reding, Commissario alla Giustizia dell’Unione europea. Richiesta lanciata a poche ore dall’intervista rilasciata a una televisione dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel che sollecitava una protezione maggiore per i dati europei dopo le rivelazioni di Edward Snowden, ex consulente della National Security Agency americana, sulle attività di spionaggio sistematicamente effettuate dalla Nsa su email e telefonate intercorse in Europa.
La Reding ha auspicato che il richiamo della Merkel possa creare le condizioni politiche adatte per far approvare la legislazione in materia prima del previsto e ha dichiarato, in un’intervista al Financial Times, di aspettarsi una riforma della data protection in ambito Ue prima delle elezioni del prossimo parlamento europeo a maggio 2014.
“L’Europa deve restare unita su una questione del genere che sta al centro dei valori europei – ha detto Reding – e che riguarda direttamente i diritti fondamentali dei cittadini europei, oltre ad essere di grande importanza per il mercato unico della Ue”.
Invitando ad accelerare i tempi di approvazione della riforma della direttiva sulla protezione dei dati, sulla quale dibattito e negoziazioni proseguono ormai da un anno e mezzo, il Commissario alla Giustizia ha detto che le recenti rivelazioni sulle attività di monitoraggio dati in Europa da parte degli Usa sono state “un campanello d’allarme per tutti coloro che hanno cercato di bloccare o annacquare le regole della Ue sulla protezione dei dati e che recentemente hanno iniziato a manifestare il loro sostegno sottolineando, finalmente, quanto siano importanti standard solidi per gli europei. È ora che alle parole seguano i fatti”.
La Commissione europea ha proposto a gennaio 2011 una revisione delle attuali regole sulla protezione dei dati, stabilite nel 1995, quindi nell’era pre-Facebook e pre-Google. Le proposte includevano, tra l’altro, l’obbligo per i gruppi hi-tech di dare maggiori informazioni agli utenti sull’utilizzo dei loro dati e la possibilità per i regolatori nazionali di multare le aziende inadempienti fino al 2% dei loro ricavi annuali.
Ma queste proposte sono state criticate da più parti e le procedure sono andate a rilento. Adesso, soprattutto dopo lo scandalo emerso con la rivelazione del programma Prism della Nsa, parlamentari e governi europei sembrano più decisi a rivedere la legislazione.