IL CASO

Refarming frequenze, nulla di fatto. Aiip: “Occasione persa, penalizzate le aree disagiate del Paese”

L’Associazione italiana degli Internet provider accusa il Mise di inadempienza e mancato recepimento delle direttive Ue che impongono agli stati di mettere a disposizione la banda compresa tra i 57-71GHz. “Messo il freno alla digitalizzazione e alla competitività delle Pmi. Si intervenga con l’attuazione del Piano”

Pubblicato il 08 Giu 2021

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La mancata modifica del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze, all’esito della “Consultazione pubblica sull’uso futuro della banda di frequenze a 60 GHz”, ha deluso l’Associazione italiana internet provider (Aiip). Secondo l’Aiip, che in una nota ha reso pubblico il proprio disappunto, “il Mise ha perso una occasione per imprimere una forte accelerazione alla competitività delle Pmi italiane e allo sviluppo delle aree più disagiate del Paese, limitandosi a pubblicare una sintesi dei contributi pervenuti e rinviando sine die l’adozione delle misure necessarie a dare piena attuazione alla disciplina comunitaria in ordine all’uso di tali frequenze, il cui termine di attuazione è scaduto da oltre un anno e mezzo”.

L’Associazione, composta da oltre 50 operatori attivi nella fornitura al pubblico di servizi di comunicazioni elettroniche a banda ultra larga, ricorda infatti che “l’art. 3, comma 1 della Decisione 2006/771/CE (relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio”), come aggiornata dalla Decisione Ue 2019/1345 della Commissione del 2 agosto 2019, impone agli Stati membri di ‘mettere a disposizione, su base non esclusiva’ e, quindi ad uso condiviso, l’intera banda di frequenze compresa tra i 57-71GHz per il loro utilizzo con ‘dispositivi di trasmissione larga banda’ a far data dal 1° gennaio 2020“.

“Immediati benefici per un provvedimento a costo zero per lo Stato”

Aiip – sottolinea il presidente dell’associazione, Giovanni Zorzoni – ritiene che ogni ulteriore indugio da parte dell’amministrazione italiana ad attuare tale decisione vincolante per gli Stati membri, anche considerato l’interesse manifestato dal mercato all’uso di tali frequenze e l’ampia disponibilità di idonei apparati radio, costituisca l’ennesima occasione persa per accelerare il processo di diffusione degli accessi a banda ultra larga sull’intero territorio italiano, del quale beneficerebbero particolarmente le aree più disagiate ed arretrate del Paese”.

L’Aiip auspica, quindi, che “l’amministrazione non si limiti a dare conto dell’esito di tale consultazione pubblica, ma voglia prontamente dare attuazione alla normativa vigente e disporre immediatamente ogni necessaria modifica al Piano nazionale di ripartizione delle frequenze per consentire il libero uso di tali frequenze per la fornitura al pubblico di servizi di comunicazioni a banda larga ed ultra larga”. “Aiip – conclude Zorzoni – stima che tale misura, a costo zero per lo Stato, comporterebbe immediati benefici per l’intero mercato e gli utenti finali quantificabili in diversi miliardi di euro. In particolare, l’intervento auspicato rafforzerebbe la competitività delle Pmi che costituiscono il tessuto industriale di questo Paese, troppo spesso trascurate nonostante il loro ruolo trainante”.

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