STRATEGIE

Ibm scommette sull’Italia, 150 milioni di dollari per Watson Health

Siglato a Boston da Matteo Renzi l’accordo per la realizzazione nell’area ex Expo del primo centro europeo della multinazionale dedicato alla sanità. Il ceo Rometty: “Grazie alla spinta riformatrice ora un Paese più attraente per gli investitori esteri”

Pubblicato il 31 Mar 2016

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È stato firmato oggi pomeriggio a Boston il già annunciato memorandum tra Ginni Rometty, CEO di IBM e il governo italiano, rappresentato dal premier Matteo Renzi, per la realizzazione del primo centro Watson Health europeo a Rho (MI), nell’area che nel 2015 ha ospitato l’Esposizione universale. Un investimento da 150 milioni di dollari che segue a ruota quello di 50 milioni effettuato l’anno scorso da Big Blue per la realizzazione del data center di Settimo Milanese dedicato al Cloud. “Questo non è solo un successo di IBM, ma di tutti gli italiani”, ha dichiarato Enrico Cereda, neo amministratore delegato della società tricolore a margine della cerimonia conclusasi un paio di ore fa. “Oggi l’Italia, grazie alla spinta riformatrice e ai processi di trasformazione che il governo ha avviato negli ultimi 24 mesi, è un Paese attraente per gli investitori esteri. Tant’è che è stato capace di vincere la battaglia combattuta tra le filiali IBM delle maggiori country europee per l’assegnazione di un budget importante. Tre-quattro anni fa”, ha confessato Cereda, “la Corporation non ci avrebbe creduto e sostenuto”.

Ulteriori dettagli saranno forniti da IBM e dal governo entro i prossimi 90 giorni, quando sarà definita con esattezza la cornice operativa e la capacità occupazionale del centro, “che essendo omologo di quello di Boston (che sarà inaugurato ufficialmente ad aprile, ndr) a regime potrebbe dare lavoro a 7-800 risorse”. Come detto, gli ambiti applicativi saranno quelli medicali (dall’oncologia alla neurologia passando per le terapie virali) da declinare grazie alle tecnologie cognitive offerte dall’intelligenza artificiale di Watson e ai brevetti in mano al Gruppo.

Cereda ha elencato alcune delle realizzazioni che potrebbero nascere all’interno del centro, specificando che si tratterà comunque di progetti da avviare e perfezionare attraverso un ecosistema di partner pubblici e privati “che metta in moto un circolo virtuoso, favorendo anche l’internazionalizzazione delle soluzioni, lo scambio e la condivisione di talenti. Penso per esempio alla creazione di strumenti per la prevenzione e il benessere dei pazienti, come call center pronto-salute, oppure all’ideazione di nuovi modelli assistenziali, a partire dal fascicolo sanitario elettronico, o ancora allo sviluppo della medicina basata sulla genomica”.

Una delle più grandi ambizioni di Cereda, però, è generare un forte impatto per la PA sostenendo le direttive dell’Agenda digitale, con l’identificazione di un modello sostenibile per l’ottimizzazione della spesa farmaceutica nel sistema sanitario nazionale. “Così come IBM dispone oggi della migliore tecnologia cognitiva, l’Italia ospita uno dei migliori sistemi sanitari a livello mondiale: insieme possiamo pensare a un grandissimo futuro”, ha detto l’amministratore delegato.

Auspicabilmente, i lavori potrebbero partire entro la fine dell’anno, ma il centro è vincolato anche alla realizzazione dello Human Technopole, il progetto che sfrutterà le infrastrutture (fisiche e soprattutto di rete) lasciate in eredità da Expo 2015. “Avremmo potuto realizzare il centro anche in su un’altra area”, ha detto Cereda, “ma abbiamo ritenuto opportuno trarre i maggiori benefici possibili dagli investimenti già immobilizzati a Rho. Senza contare che grazie alla complementarietà con lo Human Technopole, avviare alleanze con professionalità medico-sanitarie che hanno già aderito al progetto risulterà più semplice”. Quando vedremo realizzato il tutto? “È ancora presto per dirlo, ma il premier si è raccomandato di partire velocemente, per mostrare agli italiani fatti concreti”.

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