L’Italia ha bisogno di una rete a banda ultralarga per far crescere l’economia ma il premier Matteo Renzi ha diversi nodi da sciogliere tra i quali il ruolo rivestito da Telecom Italia. Affari & Finanza di Repubblica scrive che occorre trovare una strada concreta per mettere insieme un piano pubblico-privato sulle tlc. La strada più percorribile al momento è quella individuata da Andrea Guerra – ex di Luxottica, chiamato da Renzi per seguire le vicende industriali più delicate, tra le quali anche le infrastrutture delle tlc – che permette a Telecom Italia di entrare in Metroweb a fianco di F2i e Cdp ma di mettere a punto, con l’ausilio di Antitrust e Agcom, una governance che preveda maggioranze qualificate per le decisioni più importanti e una parità di accesso alla rete per tutti gli operatori, Telecom inclusa. La soluzione dovrebbe tutelare sufficientemente anche Vodafone, Wind e Fastweb. Ma la discussione si è spostata sul peso azionario che Telecom dovrebbe avere nella partita. C’è una diffidenza da parte del mondo politico e dei partecipanti al tavolo Metroweb verso Telecom e riguardo la realizzazione di degli investimenti. Dunque non avere un socio di maggioranza assoluta darebbe più potere a Cdp e F2I nell’imporre a Telecom il rispetto di una tabella di marcia.
Per superare l’impasse, secondo alcune indiscrezioni, nei prossimi giorni i vertici di Telecom potrebbero produrre ai futuri soci un ulteriore passo: patti parasociali che prevedano un cronoprogramma di investimenti città per città che possa essere cambiato solo con maggioranze superqualificate o accordi tra le parti. In cambio chiederebbe di avere il 51% di Metroweb fin da subito.
Le soluzioni a disposizione di Renzi sono 2: o tenere Metroweb ben separata da Telecom e presidiata da Cdp in modo da preservare l’asset di maggior valore, qualunque sia l’azionista di controllo al piano di sopra; oppure far entrare la stessa Cdp nell’azionariato di Telecom per disincentivare qualsiasi tentativo di scalata.