Il Governo ieri ha deciso di utilizzare la Golden Power su cessioni, sicurezza e reti, di fatto il governo “blinda” la rete di Tim. Ci fa piacere questa nuova fase di attenzione da parte delle Istituzioni del nostro Paese. Dopo decenni di imbarazzanti silenzi, da parte dei vari Esecutivi, di molteplici scalate di soggetti finanziari/industriali che hanno provocato la formazione di un indebitamento economico incredibile, nei confronti di Telecom Italia, oggi Tim, adesso la politica italiana torna ad interessarsi di una delle aziende più strategiche del nostro sistema Paese.
Ci corre l’obbligo di ricordare che oggi, stiamo pagando le scelte sbagliate dell’epoca delle privatizzazioni perché, mentre le altre nazioni negli anni passati hanno difeso con decisione gli asset strategici, come le aziende di Tlc, l’Italia, ha deciso di privarsi della 5° azienda mondiale consegnando alla Telecom ed ai suoi dipendenti un lungo ed estenuante percorso tutto in salita.
Adesso dopo l’ennesimo “attacco” da parte della politica, con la scelta di creare Open Fiber – azienda controllata da Enel – in piena concorrenza a Tim – ci ritroviamo nuovamente catapultati nel comprendere quale futuro potrà avere questa azienda per mano, ancora una volta, della nostra classe politica e da un azionista straniero, Vivendi, che con il 23,9% dell’azionariato di fatto controlla il Gruppo Tim.
Ci fa piacere leggere le varie dichiarazioni da parte di importanti esponenti del Governo a partire dal ministro Calenda, sulla ritrovata collaborazione tra le parti (Istituzioni – Tim) in merito all’importanza “strategica” del Gruppo Tim ma amaramente dobbiamo riscontrare, allo stato attuale, la totale assenza di confronto con le Istituzioni che preferiscono dialogare tramite Twitter o Facebook per esportare le loro idee in pochi caratteri e senza aprire un confronto nel merito.
Nonostante il depauperamento subito dagli anni 2000, dove c’erano 120.000 dipendenti, in Italia il Gruppo Tim occupa attualmente ancora circa 50.000 dipendenti e permane la 5° azienda privata del Paese con un indotto che vede altri circa 40.000 dipendenti occupati.
Pensiamo quindi che sia ineludibile capire con chiarezza e trasparenza l’intenzione di questo Governo sul futuro del Gruppo Tim e della sua rete. Societarizzazione della rete si o no, intervento della Cassa Depositi e Prestiti si o no, fior di dibattiti sui media senza mai soffermarsi su un aspetto cruciale quello che riguarda i livelli occupazionali di un Gruppo che tra diretti ed indiretti, ribadiamo, occupa 100 mila lavoratrici/lavoratori!
Va inoltre constatato che malgrado i vari tentativi da parte dei tre sindacati confederali di categoria , Uilcom Uil, Fistel Cisl e Slc Cgil, di aprire un confronto con il ministro Calenda, sui piani governativi che riguardano il Gruppo Tim, ad oggi abbiamo riscontrato solamente un silenzio assordante.