GIG ECONOMY

Riders, il governo “riapre” il dossier. Di Maio: “Presto decreto legge”

Sfumata la possibilità che le norme fossero inserite nel decreto Crescita, arriva l’annuncio del ministro: “Non c’è più tempo per aspettare. Servono regole a tutela dei lavoratori che vengono ancora sfruttati”

Pubblicato il 31 Lug 2019

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Il governo riprende in mano il dossier riders. “Non c’è più tempo per aspettare – scrive su Facebook il ministro al Lavoro e Sviluppo economico, Luigi Di Maio I riders esigono e meritano tutele. Faremo un decreto legge per loro e per tutti i lavoratori che in Italia vengono ancora sfruttati”.

Sfumata la possibilità che la norma sui ciclofattorini potesse essere inserita nel decreto Crescita (il ministro lo aveva annunciato a fine aprile) ora il governo punta a un decreto legge, in quanto – fanno sapere a CorCom da ambienti vicini ai 5 Stelle – Di Maio non avrebbe nessuna intenzione di mollare un tema “cavallo di battaglia” del movimento.

D’altronde il settore del food delivery in forte crescita e il numero di lavoratori lo è di conseguenza. Secondo uno studio di Capital Economics la sola l’attività di Deliveroo ha un impatto di 86 milioni di euro sull’economia italiana, con un contributo alla crescita economica, in termini di Pil, di 38 milioni di euro ed un gettito fiscale superiore ai 4,5 milioni di euro.

La piattaforma ha creato 1.700 posti di lavoro in Italia, che si aggiungono ai 150 dipendenti, ai 7.500 rider a cui l’azienda offre opportunità di collaborazione ben retribuite e flessibili.

Nell’indotto di Deliveroo 1.500 posti di lavoro sono nel settore della ristorazione, di cui 940 nelle catene di ristoranti e 550 nei ristoranti indipendenti. Nel settore della ristorazione, i business genera oltre 65 milioni di euro di fatturato aggiuntivo, 41 dei quali nelle catene di ristoranti e 24 nei ristoranti indipendenti.

Non è un caso dunque che un colosso del calibro di Amazon abbia deciso di investire su Deliveroo: 575 milioni di dollari che serviranno a potenziare il team di ingegneri e sviluppatori e sviluppare nuovi prodotti.

In questo contesto la regolamentazione degli addetti del settore diventa semore più necessaria. In Italia,in attesa di una legge nazionale, intanto, qualcosa si sta muovendo sia a livello di concertazione sia a livello di Regioni. A Firenze Runner Pizza ha assunto a tempo indeterminato 200 riders mentre il Lazio ha varato la prima legge che riconosce diritti e tutele.

Il caso Runner Pizza

Duecento riders di Runner Pizza saranno assunti a tempo indeterminato: è questo il risultato dell’accordo tra la società e Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti. Si tratta del primo grande accordo di settore che supera il lavoro a cottimo. L’intesa prevede che la paga oraria sia quella della logistica, poco meno di 9 euro l’ora a cui però vanno aggiunte ferie, tfr e tredicesima.

I riders diventano così lavoratori subordinati, ai quali sarà riconosciuta anche l’anzianità lavorativa svolta come co.co.co/co.co.pro con garanzia di applicazione delle norme previgenti al jobs act; saranno pagati in base al contratto nazionale e non alle consegne, avranno riconosciute le ferie, la malattia, l’infortunio, eccetera. Il tutto tramite l’accordo quadro sottoscritto che, tra l’altro, esclude esplicitamente meccanismi di “ranking” per valutare i lavoratori.

Le mosse delle Regioni

Il Lazio ha varato la prima legge regionale. Con la nuova normativa si riconosce la tutela dei lavoratori in caso di infortunio sul lavoro e malattie professionali; si assicura la formazione in materia di sicurezza; si dispone a carico delle piattaforme l’assicurazione per infortuni, danni a terzi e spese di manutenzione per i mezzi di lavoro; si introducono norme sulla maternità e sulla previdenza sociale; si ribadisce il rifiuto del compenso a cottimo e si introduce un’indennità di prenotazione nel caso in cui il mancato svolgimento dell’attività di servizio non dipenda dalla volontà del lavoratore.

Per quanto riguarda la definizione della paga base e premialità si rimanda invece alla contrattazione collettiva, superando l’attuale situazione in cui sono esclusivamente i datori di lavoro a dettare le condizioni economiche.

La legge prevede, inoltre, la realizzazione di un Portale del lavoro digitale a cui si possono iscrivere lavoratori e piattaforme e che permette di godere degli strumenti e contributi messi a disposizione dalla Regione Lazio.

Sarà invece la nuova Consulta regionale del lavoro digitale a permettere il continuo aggiornamento dei temi e della consultazione tra le parti. Alla Consulta, inoltre, spetta l’elaborazione di una Carta dei diritti dei lavoratori digitali con l’obiettivo di promuovere principi, regole e tutele a garanzia dei lavoratori e delle piattaforme nonché di sostenere il principio di consumo responsabile. Per il biennio 2019-2020 sono messi a disposizione 2 milioni e 100 mila euro per le politiche di assistenza e per la realizzazione del portale dedicato

A marzo l’assemblea della Toscana ha approvato un atto riguardante i diritti dei nuovi lavoratori digitali. La mozione impegnerà la giunta regionale ad attivarsi nei confronti del Parlamento e del governo nazionale, per intervenire a colmare un vuoto normativo che, secondo i promotori dell’atto, rischia di cancellare i diritti dei lavoratori digitali della cosiddetta gig economy, a partire dall’individuazione di un salario minimo e passando anche dalla tutela della salute e della sicurezza del lavoratore.

L’atto impegnerà l’esecutivo, inoltre, ad attivarsi per verificare quali spazi possa avere la Regione Toscana nell’intraprendere misure di politiche attive sul lavoro di queste nuove tipologie, valutando anche l’approvazione di una Carta dei diritti dei lavoratori digitali.

Il contratto nazionale della Logistica

Nel nostro Paese da luglio 2018 ai rider si dovrebbe applicare il contratto nazionale della logistica. L’accordo stabilisce una cornice di diritti chiari, tutele salariali, assicurative e previdenziali tipiche del rapporto di lavoro subordinato.

Nel dettaglio il contratto prevede tutte le tutele, salariali, assicurative, previdenziali, tipiche del rapporto subordinato e quelle contrattuali come assistenza sanitaria integrativa e bilateralità. I rider sono inquadrati con parametri retributivi creati appositamente e come “personale viaggiante”.

La legge europea

Diritti minimi per chi svolge un’occupazione occasionale o a breve termine; obbligo di comunicare le condizioni di lavoro il primo giorno o entro 7 giorni se giustificato; periodo di prova limitato a sei mesi. Sono i pilastri fondamentale della nuova legge approvata dal Parlamento europeo che definisce un quadro di tutele per i lavoratori della gig economy.

La legge, già concordata con i ministri Ue, riguarda coloro che svolgono un’occupazione occasionale o a breve termine, come i lavoratori a chiamata, intermittenti, a voucher, tramite piattaforma, così come i tirocinanti e gli apprendisti retribuiti se lavorano in media almeno tre ore alla settimana e 12 ore su quattro settimane. I lavoratori autonomi sono invece esclusi dalle nuove norme.

Le norme prevedono che tutti i lavoratori debbano essere informati fin dal primo giorno, come principio generale e, ove giustificato, entro sette giorni, degli aspetti essenziali del loro contratto di lavoro. Tra questi: descrizione delle mansioni, data di inizio, durata, retribuzione, giornata lavorativa standard o orario di riferimento per coloro che hanno orari di lavoro imprevedibili.

I lavoratori con contratti a chiamata o con forme analoghe di occupazione beneficeranno di un livello minimo di prevedibilità (come orari e giorni di riferimento predeterminati) e sarà loro diritto rifiutare, senza conseguenze, un incarico al di fuori dell’orario prestabilito o essere compensati se l’incarico non è annullato in tempo. Ai datiri di lavoro, di contro, è vietato sanzionare i lavoratori che vogliono accettare impieghi con altre imprese, se le nuove mansioni non rientrano nell’orario di lavoro stabilito.

La legge europea lascia alle legislazioni nazionali la definizione di misure a prevenzione delle pratiche abusive, come i limiti allo scopo e la durata del contratto.

Focus anche sui periodi di prova e la  formazione. I periodi di prova non potranno essere superiori a sei mesi o proporzionali alla durata prevista del contratto in caso di lavoro a tempo determinato. Un contratto rinnovato per la stessa funzione non potrà essere definito quale periodo di prova.

Infine, il datore di lavoro dovrà fornire gratuitamente una formazione che sarà inclusa nell’orario di lavoro. Quando possibile, tale formazione dovrà essere anche completata entro l’orario di lavoro.

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