IL CASO

Riders, in vista pioggia di ricorsi. I colossi del food delivery reggeranno?

Si prepara una battaglia giuridica con numerose cause civili davanti al Tribunale del Lavoro, a seguito dell’indagine della Procura di Milano. Le aziende rischiano multe oltre i 700mila euro. I legali di Assodelivery: “Valutiamo ogni azione conseguente”

Pubblicato il 26 Feb 2021

riders

Si prepara una battaglia giuridica con una pioggia di cause civili davanti al Tribunale del Lavoro, dopo la mossa di della Procura di Milano nell’inchiesta pilota, che si è poi allargata a tutta Italia, sul fenomeno dei rider e che hanno portato alla notifica a quattro colossi del settore, Glovo-Foodinho, Just Eat, Uber e Deliveroo, di verbali amministrativi nei quali si indica che le posizioni di oltre 60mila ciclofattorini vanno regolarizzate, da lavoratori autonomi a “coordinati continuativi”, con tutte le garanzie dei subordinati.

In Procura, dove le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti, viene ribadito anche che gli inquirenti non vogliono certo mettere “un freno all’economia digitale con regole vecchie”, ma che vengano riconosciuti “diritti” a lavoratori che, tornando al monito del procuratore Francesco Greco, non possono essere trattati da “schiavi”, perché sono “cittadini”.

In realtà, è stato chiarito, i verbali di “riqualificazione contrattuale” sono procedimenti amministrativi. Per opporsi si può fare ricorso – Assodelivery sta valutando le mosse in questo senso – ma non prevedono sanzioni specifiche, anche se il mancato adempimento potrebbe portare anche al ritiro delle licenze.

L’ispettorato del lavoro, intanto, ha segnalato alle aziende che devono sanare le posizioni, sul fronte soprattutto dei contributi, di Rider che, come risulta dagli atti, hanno lavorato dal 2017 e fino all’autunno scorso. Ogni lavoratore, poi, potrà intentare una causa di lavoro contro la società, se lo riterrà opportuno. Diverso, invece, il profilo delle contestazioni che riguardano i reati contravvenzionali per le violazioni sul capitolo della sicurezza e della salute dei Rider. In questo caso, entro 90 giorni (termine prorogabile) le società dovranno adempiere alle prescrizioni e pagare un quarto della cifra massima delle ammende e, quindi, versare, è stato calcolato, oltre 733milioni di euro (la cifra è già un quarto delle multe totali). Così si estinguerà il procedimento con un decreto penale di condanna. In caso contrario il processo andrà avanti, ma a pesare potrebbe esserci anche la prescrizione (il termine è 4 anni). Le multe però ancora non sono state notificate alle aziende interessate.

La sanzione e i possibili ricorsi rischiano di mandare in crisi tutto il settore del food delivery online. Tanto che i legali di Assodelivery sono a lavoro per valutare “ogni azione conseguente”.

“Oggi i rider che collaborano con le piattaforme di food delivery operano all’interno di un contesto legale e protetto, che assicura ai rider flessibilità e sicurezza – spiega l’associazione – Le piattaforme, pur nelle specifiche differenze, hanno operato in questi anni nel rispetto delle normative vigenti, compreso l’inquadramento dei lavoratori e le normative in materia di sicurezza sul lavoro. Non concordiamo dunque con il quadro illustrato oggi. La pandemia ha dimostrato che il food delivery è un vero e proprio servizio essenziale.  Nell’anno appena trascorso, che ha messo a dura prova il settore della ristorazione, questa industria ha prodotto decine di migliaia di occasioni di lavoro e rappresentato un supporto fondamentale per i ristoranti, per un valore di oltre 1 miliardo di euro di entrate”.

Sei sono gli indagati, tra amministratori delegati, legali rappresentanti o delegati per la sicurezza, delle varie società, mentre in Procura sono in corso anche indagini fiscali su Uber e fascicoli di questo genere riguarderanno anche le altre aziende di delivery.

Sindacati spaccati

La questione dei rider spacca ulteriormente il fronte sindacale. Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha chiesto “che il ministero del Lavoro” riattivi rapidamente il tavolo di confronto, “perché è il momento di dare una risposta, ed è possibile, facendo in modo che questi lavoratori abbiano il loro contratto nazionale”.

Di tutt’altra opinione Vincenzo Abbrescia, segretario nazionale Ugl Rider – il sindacato ha formato con Assodelivery un Ccnl molto controverso a cui si oppongono i confederali – secondo cui la sanzione sanzione economica di quasi un miliardo è una cifra che farebbe tremare i polsi alle più importanti multinazionali al mondo, ma di fatto si presenta come una morte indotta nei confronti delle piattaforme digitali.”

“Una lunga indagine, che dopo un accertamento di ben 3 anni giunge a conclusione e che coinvolge il complesso mondo imprenditoriale del food delivery in Italia. Non si contesta il lavoro della Procura della Repubblica di Milano – precisa Abbrescia – ma sorprende la genericità del provvedimento che nella parte conclusiva preannuncia, senza indicare l’esatta corrispondenza tra violazioni e sanzioni economiche, un’ammenda complessiva di oltre 733 milioni di euro a carico delle piattaforme. L’economia italiana – continua Abbrescia – va salvaguardata, considerato che sono ormai numerosi i soggetti che operano nel digitale, nel lavoro on demand, nella sharing economy e nei nuovi modelli organizzativi più nettamente conosciuti come gig economy”.

“Evidentemente questo ‘fenomeno’ ha trovato impreparato non solo il legislatore ma anche i meccanismi di controllo – chiarisce Abbrescia -. L’economia dell’online food delivery arriva in Italia nel 2015 e si colloca in un quadro normativo dove la rigida classificazione del lavoro autonomo e di quello subordinato non permetteva un univoco e incontestabile inquadramento. La svolta è arrivata con la firma del Ccontratto collettivo nazionale di lavoro dei Rider, sottoscritto da AssoDelivery e Ugl Rider che ha consentito ai lavoratori del settore di avere un quadro normativo certo capace di tutelare i Rider fino ad allora lasciati a se stessi. Non rimarremo impassibili rispetto a questo declino – conclude Abbrescia – mobiliteremo i tanti Rider che manifestano sconforto per il proprio futuro lavorativo”.

La reazione del Pd

“La questione dei ciclofattorini solleva il grande tema dei diritti dei lavoratori, tema che oggi dovrebbe stare al centro della discussione del Partito Democratico -evidenzia  Enrico Rossi, membro della direzione nazionale del Partito Democratico – Un partito che dovrebbe essere punto di riferimento per quei lavoratori in carne e ossa che sono sfruttati e sottopagati. Non basta più indignarsi per la condizione schiavile di questi lavoratori, è il tempo di lottare perché diventino cittadini, il tempo di difenderli e rappresentarli”.

“Le indagini della procura di Milano hanno portato a un risultato immediato: un’ingiunzione verso le più grandi imprese digitali del settore che dovranno assumere 60 mila persone, inquadrandole con contratti di collaborazione continuata e continuativi – continua -. Non solo, le imprese dovranno adempiere alle assunzioni entro 90 giorni e pagare una multa di 733 milioni di euro per le violazioni delle leggi vigenti. Un’inchiesta che ha fatto emergere una realtà di brutale sfruttamento, legata all’imposizione del cottimo e alla penalizzazione dei lavoratori meno efficienti”.

“L’indagine ha un effetto dirompente e rende evidente a tutti – riprende Rossi – l’insostenibilità di uno sfruttamento che si regge sulla totale irresponsabilità del datore di lavoro, nascosto dietro un astratto e impersonale algoritmo”.

“Deve far riflettere che una situazione come questa, da anni sotto gli occhi di tutti nel dibattito pubblico, all’inizio esaltata così come tutto il sistema della presunta disintermediazione del lavoro, è stata scoperchiata da un’inchiesta della magistratura. La politica dimostrata sino ad ora incapace di intervenire per tempo e di vedere la realtà dei fatti. Si è mostrata troppo spesso abbacinata da una modernità astratta”. “Ricostruire un profilo politico e culturale del Pd non può prescindere dall’avere una sensibilità nuova verso le persone, il loro lavoro e la vita reale”, continua Rossi.

“Non può esserci una svolta sulle politiche di austerità se non è accompagnata da un cambiamento profondo nella tutela dei lavoratori – conclude Rossi -. Sono temi di cui stiamo discutendo anche in queste ore assieme a Goffredo Bettini e ad altri amici e compagni del Partito Democratico, con cui stiamo costruendo un’area politica di discussione e approfondimento. La questione del lavoro deve essere messa al centro del dibattito di tutto il partito il più rapidamente possibile.

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