Il governo scende in campo per i riders. E lo fa nel giorno in cui entra in vigore il contratto firmato nelle scorse settimane da Assodelivery e Ugl che tante polemiche ha sollevato, sul fronte politico e sindacale. Oggi la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, annuncia di aver convocato le parti la prossima settimana. “La situazione dei rider, lavoratori giovani e precari, ci sta così a cuore che prima abbiamo emanato un decreto che garantiva tutele minime parametrate a quelle del lavoro subordinato e poi abbiamo aperto le porte del ministero per favorire la nascita di un contratto nazionale vero – ha spiegato in un’intervista al Manifesto – Ora registriamo che c’è stato questo accordo parallelo che non va nella direzione auspicata dalla norma. Per questo ho deciso di riconvocare tutte le parti (il prossimo 11 novembre ndr), comprese Assodelivery e Ugl, per mercoledì prossimo con l’obiettivo di arrivare ad un vero contratto in linea con il dettato normativo e condiviso dai rider”.
Intanto Assodelivery non arretra di un passo e difende a spada tratta l’accordo con Ugl, obiettivo di forti critiche da parte di Cgil, Cisl e Uil che lo definiscono “un accordo pirata e di comodo”.
“Il contratto nazionale rider prevede nuovi diritti e tutele per i lavoratori del settore – puntualizza Matteo Sarzana, presidente dell’associazione a cui aderiscono Deliveroo, Glovo, Just Eat, Social Food e Uber Eats E grazie a questo accordo abbiamo salvato l’industria e il lavoro: le imprese sono rimaste in Italia e 30 mila persone possono continuare a lavorare. Nel 2020 si arriverà ad oltre 1 miliardo di euro di fatturato aggiuntivo al settore della ristorazione, nonostante il Covid”.
Per Ugl si tratta di un passo importante verso la tutela dei diritti de riders. “Per la prima volta in Europa vengono introdotti obblighi stringenti per le imprese e finalmente i riders sono riconosciuti come titolari di diritti esigibili fino ad ora negati – dice Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl – Sono orgoglioso di aver firmato un contratto solido che prevede garanzie certe conferendo dignita’ a lavoratori che svolgono un servizio importante per tutti noi”.
“Tutto è perfettibile – continua Capone – ma non sono accettabili critiche meramente strumentali e ideologiche, tantomeno possono essere tollerati episodi di violenza. Sono gli stessi riders, quelli veri, a voler restare lavoratori autonomi scegliendo non soltanto quando, quanto, dove e come collaborare, ma anche se accettare o meno una richiesta di consegna. Il contratto recepisce quanto stabilito dal governo con il cosiddetto decreto Rider e fissa un compenso minimo pari a 10 euro per ora lavorata, riconosce un incentivo minimo orario di 7 euro nelle città di nuova apertura, un’indennità per maltempo, festività e lavoro notturno e bonus per consegne effettuate, pari a 600 euro ogni 2.000”.
“Sono peraltro previste dotazioni di sicurezza gratuite – spiega Capone – obbligo di formazione, di copertura assicurativa e viene sottoscritto dalle parti datoriali l’impegno di avviare iniziative volte a contrastare il fenomeno del caporalato. A ben vedere si tratta di tantissimi passi avanti significativi e concreti: una nuova frontiera di diritti e tutele nell’interesse dei lavoratori”.
Riders, cosa prevede il Ccnl Assodelivery-Ugl
Lo scorso 16 settembre Assodelivery, associazione che rappresenta l’industria italiana del food delivery a cui aderiscono Deliveroo, Glovo, Just Eat, Social Food e Uber Eats, e il sindacato Ugl hanno firmato un Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro.
Il contratto prevede, nello specifico, un compenso minimo pari a 10 euro per ora lavorata, cioè in base al tempo per svolgere ogni consegna; indennità integrative, pari al 10%, 15% e 20% in corrispondenza di una, due o tre delle seguenti condizioni: lavoro notturno, festività e maltempo; incentivo orario di 7 euro, anche nel caso di assenza di proposte di lavoro, per i primi 4 mesi dall’apertura del servizio presso una nuova città; sistema premiale, pari a 600 euro ogni 2000 consegne effettuate; dotazioni di sicurezza a carico delle piattaforme quali indumenti ad alta visibilità e casco per chi va in bici, che saranno sostituite rispettivamente ogni 1500 e 4000 consegne; coperture assicurative contro gli infortuni (Inail) e per danni contro terzi; formazione con particolare riferimento a sicurezza stradale e alla sicurezza nel trasporto degli alimenti; divieto di discriminazione, pari opportunità e tutela della privacy, principi che caratterizzeranno il funzionamento dei sistemi tecnologici delle singole piattaforme; contrasto al caporalato e al lavoro irregolare, ovvero un insieme di iniziative per contrastare la criminalità; diritti sindacali, ovvero una quantità stabilita di giornate e di ore destinate ai rider che assumono il ruolo di dirigenti sindacali.
Per rappresentare il mondo dei rider, Ugl ha costituito un’organizzazione rappresentativa e unitaria, denominata “Ugl Rider”, dedicata ai lavoratori del settore.
Sono previsti diritti e tutele nell’ambito del lavoro autonomo, tra cui: compensi minimi e indennità integrative per condizioni particolari di lavoro, un sistema di incentivi nelle città in cui il delivery è di recente introduzione e premi dopo un certo numero di consegne, fornitura gratuita di dotazioni di sicurezza, obbligo di formazione specifica e di coperture assicurative, sia contro gli infortuni sia per danni a terzi.
La “risposta” di MyMenu al contratto nazionale
Parte dalla Carta di Bologna la risposta al contratto firmato da Assodelivery e Ugl, che entra in vigore oggi: Mymenu, una delle due aziende aderenti al documento siglato sotto le Due torri nel 2018, adegua il compenso orario al contratto nazionale della logistica, introduce maggiorazioni per il lavoro con condizioni meteo difficili o nei giorni festivi e prevede contributi alle spese sostenute dai riders per la manutenzione delle biciclette e la benzina degli scooter.
Per l’assessore al Lavoro del Comune di Bologna, Marco Lombardo, la mossa è la dimostrazione che “se pedaliamo tutti insieme lungo la strada dei diritti e dell’innovazione, possiamo fare passi avanti nella promozione della cultura del lavoro digitale nel Paese”. Gli adeguamenti contrattuali introdotti da Mymenu interesseranno i circa 500 riders che lavorano per l’azienda in sei citta’ italiane e per 900 ristoranti.
Dal punto di vista del salario, il compenso orario fisso sale da 6,50 a 8,80 euro lordi “a prescindere che siano consegnati o meno ordini”, spiega Edoardo Tribuzio, fondatore e ceo di Mymenu. Poi ci sono i bonus legati a meteo e festività. Inoltre è prevista “una componente motivazionale variabile in funzione del numero di ordini che saranno consegnati dai riders, che grazie alla scelta di mantenere una configurazione operativa diversa rispetto alle piattaforma internazionali, non incentiva in alcun modo i riders a correre rischi di sorta”, spiega una nota congiunta di Mymenu, Comune di Bologna e Riders Union: “Ognuno godrà sempre delle propria scaletta di ordini basata su tempistiche risultanti da una media di quelle impiegate dagli stessi riders per gli stessi tragitti”. Infine, si prevede una “driver card” per le spese di manutenzione dei mezzi.
L’intenzione di Mymenu è far decorrere le novità a partire da oggi, salvo servano ulteriori momenti di confronto con i riders. Si tratta intanto di un passo compiuto “con molta fatica”, sottolinea Tribuzio, in un contesto in cui “fare i compiti” diventa sempre più difficile: perché il contratto sottoscritto dalle piattaaforme internazionali riunite in Assodelivery “altro non fa che definire un cartello”, nel senso che “prima ognuna aveva condizioni più o meno simili di inquadramento dei lavoratori mentre oggi tutte si sono allineate al ribasso”.
Ad esempio, “quel contratto non prevede un compenso minimo orario di dieci euro come viene definito”, continua il ceo, “bensì una retribuzione per i minuti impegnati nello svolgimento di ogni singolo ordine”. Le multinazionali, insomma, “stanno man mano danneggiando tutte le aziende del settore, non solo le italiane piu’ grandi come noi ma anche le piu’ piccole”, avverte Tribuzio, auspicando che “il nostro atteggiamento, che non ha nulla di speciale ma e’ quello che dovrebbe essere normale, sia finalmente valorizzato”.
Secondo Lombardo, il contratto Ugl-Assodelivery “rischia di determinare un effetto dumping”. Per questo le novità di Mymenu sono state presentate oggi, giorno in cui in assenza di un contratto nazionale sarebbero entrate in vigore le tutele previste dal decreto Salva imprese: “Oggi diciamo che, a prescindere dal contratto Assodelivery, noi applichiamo la legge. E’ una riposta molto forte- afferma Lombardo- che va nella direzione della legge e dell’innovazione, non solo tecnologica ma anche di concertazione e collaborazione con le istituzioni”. Se questo “lo fa una piattaforma italiana vuol dire che lo possono fare anche le altre”, aggiunge l’assessore: “Non è un problema di sostenibilità dei costi, ma di scelte”.