IL CDA

Tim non molla: “Impugniamo decisione Consob”

Al Cda non passa la linea dei consiglieri indipendenti. Per la maggioranza non c’è “controllo di fatto”. Si attende la decisione del governo sul ricorso al golden power: il Comitato si riunirà il 25 settembre

Pubblicato il 19 Set 2017

Mila Fiordalisi

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“Nell’assicurare la piena ottemperanza della Società alla disciplina che la qualificazione così effettuata comporta, il Consiglio di Amministrazione ha nondimeno confermato, a maggioranza, la volontà già annunciata di impugnare la decisione agendo presso le sedi competenti”. Con una nota stringata, il cda di Tim, riunitosi a Milano, ha deliberato di andare avanti sulla strada tracciata. Nonostante il pressing dei consiglieri indipendenti di Assogestioni (Ferruccio Borsani, Lucia Calvosa, Francesca Corneli, Dario Frigerio e Danilo Vivarelli) che avevano convocato il consiglio stratordinario per scongiurare il ricorso alla delibera della Consob che ha “addebitato ai francesi il controllo di fatto della società – Vivendi detiene il 23,9% del capitale – non si torna dunque indietro.

Alla vigilia del board aveva fatto sentire la sua voce anche Asati, per “sollecitare la dovuta attenzione da parte di tutti i componenti del Cda”, si legge nella missiva inviata – oltre che al Consiglio, al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ai ministri Carlo Calenda e Giancarlo Padoan e al Presidente della Consob Giuseppe Vegas. Asati, nello scagliarsi contro alcuni commenti – inclusi alcuni articoli di stampa – ritiene che non ci sia alcuna “rappresaglia” che preluda a una compensazione tra Italia e Francia (caso Fincantieri) e che “la Consob abbia agito egregiamente”. “La presenza di Vivendi – fa notare Asati -ha travalicato finora i compiti assegnati in una Società per azioni, con capitale diffuso, a una semplice attività di direzione e coordinamento”.

Con un’altra nota ufficiale Tim nella serata del 18 settembre ha smentito – e non è la prima volta – le voci sullo scorporo della rete che si rincorrono oramai da settimana e che hanno anche fatto oscillare il valore del titolo in Borsa. “In relazione a indiscrezioni di stampa, peraltro già smentite, Tim ribadisce che non c’è alcun progetto di scorporo o cessione della rete, che è un asset strategico per la Società e per il suo Piano Industriale. Qualsiasi speculazione al riguardo è quindi completamente priva di fondamento”.

A questo punto la palla passa al Governo che dovrà decidere se ricorrere all’esercizio del golden power e in quale misura, ossia se attraverso una multa – che potrebbe quantificarsi in circa 300 milioni di euro – oppure “costringendo” l’azienda a liberarsi degli asset strategici considerati in pericolo, in primis Telecom Sparkle. Il comitato di Palazzo Chigi chiamato a esprimersi sulla questione si riunirà – a meno di slittamenti – il 25 settembre.

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