Nessuna intenzione di passare in Rai, Patrizia Grieco resta in Enel. “Con riferimento a notizie sul rinnovo dei vertici Rai comparse sui media in queste ultime settimane, la presidente di Enel, Maria Patrizia Grieco – si legge in una nota – chiarisce che è sua determinata volontà continuare a svolgere il proprio lavoro in Enel, contribuendo al progetto di profondo cambiamento dell’azienda avviato dal nuovo management, sin dal maggio 2014. La presidente Grieco non è dunque interessata ad incarichi diversi da quello attuale, che la vede profondamente impegnata e motivata.
Intanto il Senato dà il via libera al ddl di riforma della Rai, il provvedimento ora passa alla Camera. Il provvedimento è stato approvato dall’Aula del Senato con 142 voti favorevoli e 92 contrari. Soddisfazione del ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi: “Sono soddisfatta, è un primo passo importante. Il lavoro non finisce qui e probabilmente ci saranno altre modifiche alla Camera. Ma è un primo passo e sono soddisfatta”.
Il testo emerso dopo l’esame dei singoli articoli vede il via libera all’emendamento del governo che conferisce al prossimo direttore generale, nominato con la legge Gasparri, i poteri previsti per l’amministratore delegato nella riforma, a partire dalla sua entrata in vigore. Passato, con alcune modifiche, anche l’art.2 con le nuove regole per la governance. Ma il passaggio più turbolento si è avuto sul voto all’art.4, quando l’approvazione di emendamenti di opposizione e minoranza Dem, con il parere negativo di governo e relatore, hanno affossato l’importante delega all’esecutivo per la revisione della normativa sul canone. Opposizione che già era insorta due giorni fa, quando il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva scritto alla Commissione di vigilanza Rai per chiedere di nominare il nuovo Cda dell’azienda, in scadenza, velocemente e secondo l’ancora vigente legge Gasparri.
L’assemblea del Senato ha approvato con 142 voti a favore e 92 contrari il ddl di riforma della Rai, che passa ora all’esame della Camera. Si tratta di un testo che ha avuto significative modifiche rispetto al testo originario, con forti tensioni nel Pd e nella maggioranza sfociate nel voto che ha cancellato l’art.4 della riforma, relativo alla delega al governo per la riforma del canone radiotelevisivo. Un testo destinato probabilmente a tornare ancora in Senato dopo le modifiche che in autunno sono state annunciate alla Camera.
Ecco come si presenta il testo che arriverà all’esame della Camera dopo la pausa estiva.
IL SERVIZIO PUBBLICO E IL CONTRATTO DI SERVIZIO. L’articolo 1 prolunga a cinque anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale. La commissione ha introdotto il richiamo alla concessione che riconosce alla RAI il ruolo di gestore del servizio pubblico radiotelevisivo. Sono stati approvati gli emendamenti dei senatori Alberto Airola (M5S) e Jonny Crosio (LN), che ridefiniscono il servizio pubblico qualificandolo come radiofonico, televisivo e multimediale. Sono stati poi accolti ordini del giorno di M5S che impegnano il governo, nell’ambito della definizione delle linee-guida del servizio pubblico radiotelevisivo, a potenziare le inchieste su argomenti politici, sociali, scientifici, ambientali, a definire e differenziare la linea editoriale di ciascuna delle testate giornalistiche, ad accrescere l’offerta relativa all’informazione parlamentare.
LA NOMINA E LE FUNZIONI DEL NUOVO CDA. L’art.2 riguarda la nomina e le funzioni del consiglio di amministrazione, del presidente e dell’amministratore delegato. Il cda si riduce da 9 a 7 componenti che saranno eletti (ma solo dopo che sarà scaduto, tra 3 anni, il cda che ci si appresta a nominare il nuovo consiglio in base alla legge Gasparri vigente), dal Parlamento (due membri dalla Camera e due dal Senato), più due designati dal consiglio dei ministri su proposta del Mef e un membro designato dall’assemblea dei dipendenti (titolare di un contratto di lavoro subordinato da almeno 3 anni). Non possono ricoprire la carica di consiglieri esponenti del governo (ministri, viceministri, sottosegretari) e coloro che abbiano ricoperto tali cariche nei 12 mesi precedenti la nomina. L’ad non può cumulare cariche in società concorrenti. Viene posto un tetto agli stipendi dei manager (ma non a quello dell’ad) e dei consulenti. Le modifiche dello statuto della RAI sono deliberate dal consiglio di amministrazione e approvate successivamente dall’assemblea straordinaria; il rinnovo del cda è effettuato entro il termine di scadenza del precedente mandato.
Sono stati approvati anche gli emendamenti del senatore Malan (FI-PdL), secondo cui la composizione del consiglio di amministrazione è definita favorendo la presenza di entrambi i sessi, del senatore Scibona (M5S), che detta requisiti di onorabilità per i consiglieri, senatore Pd Cociancich, che sopprime i capoversi relativi al controllo del presidente sull’attuazione da parte dell’azienda degli indirizzi programmatici, del senatore Airola (M5S), che attribuisce al consiglio di amministrazione l’approvazione del piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale. Approvati infine, in un testo riformulato, gli emendamenti Scibona (M5S) e Cioffi (M5S) che applicano al personale e ai consulenti della RAI, ad eccezione dell’amministratore delegato, il tetto sulle retribuzioni pubbliche.
IL NUOVO AMMINISTRATORE DELEGATO. Si introduce la figura dell’amministratore delegato. Una norma transitoria (art.6 del ddl) stabilisce che ‘al direttore generale della Rai si applichino le disposizioni riferite all’ad’, contenute nel ddl stesso, sino al primo rinnovo del cda dopo l’entrata in vigore della riforma. L’ad risponde al cda sulla gestione aziendale e sovrintende all’organizzazione e funzionamento dell’azienda nel quadro dei piani e delle direttive definite dal cda. L’articolo 3 detta norme sulla responsabilità dei componenti del cda e prevede la deroga, rispetto all’applicazione del codice dei contratti pubblici, per i contratti aventi per oggetto l’acquisto, lo sviluppo, la produzione o la coproduzione di programmi radiotelevisivi, e i contratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria. Sono stati approvati gli emendamenti a prima firma Verducci (PD), che assoggettano la RAI, quale impresa pubblica, esclusivamente alla disciplina generale delle società di capitali e alla giurisdizione ordinaria; Cioffi (M5S), che dettano norme per la trasparenza degli incarichi conferiti dall’amministratore delegato e la verifica delle competenze dei dirigenti; dei relatori, che estende ai contratti di commercializzazione di programmi radiotelevisivi la deroga al codice dei contratti pubblici.
STOP (PER ORA) ALLA DELEGA AL GOVERNO PER RIFORMARE IL CANONE. L’art.4, nonostante il parere contrario del relatore e del Governo, è stato soppresso col voto positivo dell’assemblea all’emendamento soppressivo a prima firma Fornaro (PD). L’articolo conferiva una delega al Governo per revisionare la disciplina in materia di finanziamento del servizio pubblico. La commissione aveva introdotto la finalità di garantire l’indipendenza economica e finanziaria della RAI. In Aula le opposizioni e alcuni senatori del PD avevano lamentato l’eccessiva genericità della delega, ma governo e relatore non hanno accolto, per ragioni di copertura finanziaria, emendamenti volti a garantire certezza di risorse ed equità del canone. Si tratta comunque di un capitolo che appare solo rimandato ad un approfondimento e a una ripresa nel corso dell’esame alla Camera. Lo stesso sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ancora oggi poco prima dell’approvazione del Senato del testo in prima lettura ha osservato: “Ringrazio tutti al Senato per un percorso che giudico utile. Nel merito non dico nulla, ma ho la sensazione che ci troveremo ancora qui a discuterne. Non mancherà l’occasione”.
DELEGA AL GOVERNO PER RIORDINARE LA GALASSIA DI NORME SULLA RAI. L’articolo 5 prevede una delega per il riordino dell’assetto normativo. Accogliendo la richiesta del senatore Fornaro (PD) di limitare l’ambito della delega alla semplificazione, sopprimendo il riferimento all’evoluzione tecnologica e di mercato, il relatore ha proposto una riformulazione dell’emendamento a prima firma del senatore Crosio (LN), che assorbe quelli di Airola (M5S): il testo approvato circoscrive la delega al riordino e alla semplificazione anche a fini di aggiornamento tecnologico e di adeguamento delle piattaforme.
RACCOMANDAZIONI SUI MINORI E SULLA PUBBLICITà GIOCO AZZARDO. Approvati anche gli emendamenti dei relatori che riformulano il principio relativo alla trasmissione di contenuti destinati specificatamente ai minori, e che abroga l’articolo in base al quale lo statuto dell’ente concessionario deve essere approvato dal Ministro delle telecomunicazioni. E’ stato accolto un ordine del giorno della LN sul divieto di pubblicità al gioco d’azzardo. Tra i principi della delega vi è la diffusione di trasmissioni in lingua tedesca, ladina, francese e slovena.
RACCOMANDAZIONI SU GARANZIA PLURALISMO E CONTRO CONCENTRAZIONI. Gli emendamenti dei senatori De Petris (SEL), Airola (M5S) e Crosio (LN), volti a premettere alla riforma della governance la ridefinizione dei principi e dei compiti del servizio pubblico radiotelevisivo, sono stati trasformati in ordini del giorno e approvati. I testi di SEL e M5S affermano che, nel sistema della comunicazione, sono garantiti pluralismo, libertà di accesso e assenza di posizioni dominanti. Il servizio pubblico si caratterizza per la tutela di un bene comune e la promozione dello sviluppo democratico, sociale e culturale; è svolto in piena indipendenza e autonomia editoriale, amministrativa e finanziaria; promuove la conoscenza e le produzioni nazionali e assicura modalità per realizzare nuove forme di comunicazione dei cittadini. I testi di LN affermano che il servizio pubblico, fondato sul principio costituzionale della libera manifestazione del pensiero, consiste nella diffusione di contenuti fruibili e condivisibili, è contraddistinto da un’informazione obiettiva e plurale, valorizza le culture e le identità locali. Sono definiti di pubblico interesse i programmi di informazione e approfondimento generale, le rubriche di servizio e di promozione culturale, i programmi concernenti lavoro, comunicazione sociale, pubblica utilità, conoscenza del made in Italy, l’informazione e i programmi sportivi, i programmi per minori, le produzioni audiovisive italiane ed europee.