“Le reti di telecomunicazione sono uno dei fattori abilitanti l’economia digitale, che sempre più caratterizza la vita dei consumatori, ma anche la trasformazione dei processi aziendali. Molti dei trend in rapido sviluppo (ad esempio Cloud, Internet of Things, Industria 4.0) richiedono reti altamente performanti, affidabili e sicure e, in alcuni casi, lo sviluppo di soluzioni ad hoc”, osserva Federico Rigoni, amministratore delegato di Ericsson Italia e neo vice-presidente di Asstel. “L’evoluzione delle reti fisse e mobili e più in particolare la banda ultralarga, rappresentano la condizione necessaria per lo sviluppo del nostro Paese. Ericsson opera per offrire la disponibilità di infrastrutture tra le più avanzate agli operatori di comunicazione, ciò si traduce nella diffusione di servizi innovativi, con crescenti livelli di integrazione, multimedialità e interattività”.
Alla banda ultralarga sono state destinate molte risorse pubbliche attraverso Infratel. Si tratta di andare avanti sulla via indicata dalla legislatura appena finita o è necessario un ripensamento, magari con un ruolo più significativo dei privati rispetto al pubblico?
Nel modello di sviluppo complessivo, il coordinamento nazionale e la convergenza degli Enti locali su un progetto di sistema, ha certamente giocato un ruolo fondamentale. Sarebbe opportuno continuare sulla linea tracciata dal Governo, combinando tuttavia questi investimenti con iniziative di stimolo alla domanda per innescare un circolo virtuoso di lungo periodo. A tal proposito, la sinergia, sempre più marcata, di iniziative pubblico-private non potrà che essere la strada per accelerare il recupero del ritardo italiano rispetto alle medie europee.
Che pensa dell’affermazione di Gentiloni per cui Internet a banda larga è un servizio universale?
Senza dubbio la larga banda non è solo un obiettivo, ma una condizione del vivere contemporaneo. Sebbene la connettività sia vista, sempre più, come una sorta di commodity, è anche vero che gli utenti richiedono funzioni ed esperienze di utilizzo sempre nuove, alle quali bisogna adeguare le tecnologie disponibili. Ericsson ha appena presentato una piattaforma 5G in grado di supportare molteplici casi d’uso. Sono attesi un miliardo di abbonamenti al 5G entro il 2023 nel mondo.
Vi sono ancora ostacoli, ad esempio di tipo amministrativo, da superare per la posa delle nuove reti su cui il nuovo governo dovrebbe porre particolare attenzione?
Una burocrazia più snella nei processi autorizzativi locali con una minore frammentazione delle norme locali, un adeguamento dei limiti elettromagnetici a quelli europei e un adeguamento del Codice delle Comunicazioni sono gli ambiti su cui il nuovo governo dovrebbe porre attenzione.
Quanto sono importante stabilità e supporto normativi per aiutare gli investimenti delle telco?
Sono fondamentali. Sappiamo che gli investimenti in infrastrutture e servizi producono in tempi rapidi un risultato positivo sull’occupazione, grazie alla velocità di attivazione dei progetti e alla richiesta ingente di manodopera necessaria per la loro realizzazione, hanno un effetto moltiplicatore sull’economia locale, poiché producono una spesa localizzata e hanno un impatto significativo sull’aumento di produttività. Tuttavia, questo sistema ha necessità di muoversi in un quadro di certezze normative e di trasformazioni rapide.
Le infrastrutture da sole non bastano, è necessario anche lo sviluppo dei servizi digitali. Concorda? Come la politica può favorire la digitalizzazione di imprese, pubblica amministrazione, cittadini?
Nell’evoluzione degli scenari di business connessi alla gestione dei dati, sicuramente gli operatori potrebbero avere l’opportunità di gestire, nel rispetto delle norme vigenti, sempre più innumerevoli moli di dati sensibili ai fini del funzionamento delle reti, provenienti da persone, imprese, oggetti e macchine, più di quanto non sia stato mai fatto in passato. Il forte rigore nella gestione dei dati, che ha sempre caratterizzato il settore, tuttavia, va oggi messo in relazione alle sempre più frequenti azioni compiute con precisi scopi politico-militari di grande portata. Per favorire uno sviluppo sostenibile nella digitalizzazione, bisognerà necessariamente che il governo accresca la sua attenzione sui temi di security e data privacy soprattutto con riferimento alle infrastrutture.
L’Italia ha detto di volere essere all’avanguardia in Europa sul 5G tanto da sperimentarne i servizi in 5 città. La convince tale enfasi?
Siamo particolarmente entusiasti come Ericsson di poter abilitare le prime implementazioni del 5G in Europa e in Italia, confermando il nostro impegno verso tutti i progetti chiave intrapresi nel Paese.
A quali condizioni l’Italia può effettivamente diventare leader nel 5G?
La leadership tecnologica non è solo quella afferente alla disponibilità o all’adozione di una tecnologia, ma anche quella della sua fase di creazione e sviluppo che riguarda la ricerca, la progettazione e la disponibilità di competenze chiave per la sua implementazione. In Italia possiamo già affermare di essere leader nella costruzione delle reti 5G, grazie ai centri di Ricerca e Sviluppo di Ericsson, oggi dislocati a Genova, Pisa e Pagani. Qui, i circa 600 ricercatori italiani hanno realizzato oltre 100 brevetti solo nell’ultimo biennio per attività di ricerca e sviluppo nelle reti ottiche e nei sistemi di gestione di rete avanzati per le tecnologie ottiche e fotoniche e per la nascita del 5G oltre che nel campo delle tecnologie di archiviazione dati, cloud e virtualizzazione.
Quanto è importante l’ecosistema ricerca?
Ericsson ha negli anni stretto un forte legame con le principali eccellenze locali a partire dalle grandi collaborazioni con centri di ricerca, istituzioni, imprese e università, promuovendo la condivisione di esperienze e lo sviluppo di progetti comuni, con l’obiettivo di accelerare il processo di digitalizzazione del nostro Paese e rilanciarne la competitività nello scenario europeo. Condizione necessaria per rafforzare questa leadership è per noi continuare ad investire in Ricerca e Sviluppo, con programmi ed iniziative serie e concrete, come tutte quelle realizzate nel lungo impegno che Ericsson ha nel Paese, dov’è protagonista da 100 anni, attraverso un continuo processo di adeguamento all’evoluzione del mercato e delle tecnologie più innovative.
Siamo prossimi alle aste delle frequenze sul 5G. Quali sono gli obiettivi da privilegiare? La massimizzazione delle entrate pubbliche? L’ingresso di nuovi player? Gli investimenti nelle reti consentendo una rapida infrastrutturazione ne del 5G?
Il successo del 5G è strettamente collegato allo sviluppo degli standard 3GPP e al coordinamento armonizzato dello spettro, sia per l’economia di scala che per l’interoperabilità delle reti e dei terminali. Per questo Ericsson, anche in Italia si sta adoperando non solo sugli aspetti tecnologici che sottendono alla piattaforma ma anche nel creare ecosistemi di eccellenza per avviare progetti concreti. L’interesse industriale sul 5G oggi sta crescendo soprattutto per via dell’accelerazione della trasformazione digitale di molte industrie. È il caso del programma “5G for Italy” di Tim ed Ericsson dove sono stati coinvolti partner industriali del calibro di Ansaldo Energia, Arthur D. Little, Cisco, Comau, Scuola Superiore S.Anna di Pisa, Politecnico di Torino, Porto di Livorno–Cnit, Seikey, Sap e Zucchetti Cs, le migliori startup italiane selezionate attraverso il programma di Open Innovation Tim Wcap e il Programma Ego di Ericsson, con la competition “5G Pioneers” lanciata nel 2017. È il caso delle iniziative in corso con Roma Capitale dove Fastweb ed Ericsson stanno coopererando per la definizione di progetti di sperimentazione a partire dall’anno in corso, in particolare, nell’ambito delle applicazioni digitali per la Smart City e dell’IoT.
Che pensa del “modello francese” con lo Stato che ha dato in uso pressoché gratuito le frequenze 5G agli operatori esistenti in cambio di una veloce e diffusa posa delle nuove reti?
Le attese per il nostro Paese non sono dissimili dalle tendenze registrate a livello comunitario, ma purtroppo sono dissimili alcune rilevanti condizioni “al contorno”, quali limiti elettromagnetici non uniformi a livello europeo e la mancanza di alcuni importanti regolamenti attuativi, la grande frammentazione delle autorizzazioni a livello locale che aggiungono margini di incertezza operativa. La messa a disposizione di risorse frequenziali mediante assegnazioni competitive molto esose per l’operatore depauperano complessivamente il settore, con la conseguente riduzione della capacità di investimento privato, un esito che evidentemente il nostro Paese non può più permettersi.
Quale è allora l’alternativa?
La strada sarebbe piuttosto quella di creare le condizioni per lo sviluppo sostenibile delle infrastrutture mettendo a disposizione le nuove risorse scarse in una prospettiva di promozione dell’investimento e dell’adozione da parte della domanda dei nuovi servizi che saranno resi disponibili dal mercato. In questo modo, in alternativa ad una entrata una tantum, per quanto ingente, lo Stato promuoverebbe le condizioni ottimali per stimolare l’investimento infrastrutturale, in una logica coerente con quella che ha ispirato recenti interventi normativi in tema di reti di telecomunicazioni, recependo la direttiva comunitaria 14/61/CE, dove il Governo ha ben chiarito che la banda ultralarga è un fondamentale fattore di arricchimento per il territorio, come risorsa di sviluppo e di attrattività degli investimenti.
Cosa dovrà fare il nuovo governo per favorire l’uso e i servizi delle reti 5G?
Attraverso le tecnologie è possibile fornire l’accesso agli strumenti di comunicazione a un numero maggiore di persone, incluse le comunità più isolate o disagiate. Siamo quindi tutti chiamati ad uno sforzo comune affinché tali mezzi si traducano in un nuovo sviluppo culturale e non in un deterioramento della sua ricchezza più profonda. Continuando a guidare in modo responsabile e lungimirante questa trasformazione si permetterà di aprire a nuovi modi di innovare, di collaborare e di aiutare le persone, le imprese e la società intera, nella consapevolezza che la connettività ed i servizi digitali contribuiscono concretamente alla sostenibilità ambientale, all’uguaglianza sociale, all’inclusione ed allo sviluppo economico sostenibile.
Rete fissa e rete mobile vanno sempre più integrandosi. È immaginabile un modello di rete condiviso tra operatori? A che condizioni?
Pur non entrando nel merito di possibili decisioni di mercato è utile sottolineare che le reti di telecomunicazione sono sempre più essenziali al mantenimento delle funzioni vitali della società, della salute, della sicurezza e del benessere economico e sociale della popolazione. La rilevanza delle reti è legata sempre più al ruolo intersettoriale che queste giocano, soprattutto nella profonda trasformazione di settori industriali analogici nella Industria 4.0 di Smart Manufacturing. Qualsiasi sia la scelta del mercato, sarà indispensabile considerare le reti come infrastrutture critiche e trattarle come tali con tutto quanto ne consegue per proteggere la sicurezza del Paese dal rischio cyber.