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Ripartenza, Vestager: “Serve una web tax, senza Ocse Ue farà da sé”

La commissaria Ue alla Concorrenza e Digitale: “Tutte le imprese che fanno profitti devono contribuire alle finanze pubbliche dei Paesi”. E spiega: “Auspichiamo accordo globale, ma se non ci sarà riapriremo il dossier a livello comunitario”

Pubblicato il 18 Mag 2020

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Una web tax per consentire all’Europa di ripartire. In un’intervista a La Stampa la commissaria Ue alla Concorrenza e Digitale, Margrethe Vestager, sottolinea l’urgenza di intervenire su questo fronte “perché tutte le imprese che realizzano profitti contribuiscano alle finanze pubbliche dei Paesi”.

Affermando di ”preferire una soluzione globale” e che per questo la Ue sta “lavorando con l’Ocse”, la commissaria ha però evidenziato che ”senza un’intesa globale su come intervenire, riprenderemo nuovamente il dossier al livello Ue. Ci lavoreremo io e Gentiloni e cercheremo una soluzione con tutte le nostre forze”.

Rispetto all’introduzione di nuovi strumenti normativi, Vestager ritiene che sia ”sempre più urgente che ci siano in vigore regole adatte. Le norme sulla Concorrenza possono fare molto e dobbiamo rimanere vigili. Abbiamo già aperto indagini, su casi specifici, con Google, Apple, Facebook, Amazon. Restiamo vigili, ma al tempo stesso vediamo che non è abbastanza. Per questo diventa sempre più urgente l’adozione di una regolamentazione utile a inquadrare questi mercati digitali”.

Secondo Vesager ”abbiamo bisogno di tre cose. Prima di tutto dobbiamo assicurarci che ci siano degli obblighi chiari per gli intermediari, per esempio la conoscenza del cliente. In secondo luogo, se sei un ‘guardiano digitale’ serve una regolamentazione che ti dica quali sono le cose che puoi fare e quelle che non puoi. Per esempio: se sei un guardiano digitale, e hai un potere di mercato dominante, non puoi promuovere te stesso. Infine, servirebbe un nuovo strumento di concorrenza per impedire che emergano nuovi guardiani digitali. Perché le aziende competono per questi mercati e quando li conquistano finiscono per diventare di fatto dei regolatori. Questo nuovo strumento di concorrenza ci consentirebbe di fare un’indagine di mercato per evitare l’emergere di situazioni simili”.

Per quanto riguarda il ”Temporary Framework”, Vestager spiega: ”abbiamo fissato una data: chi si trovava in difficoltà prima del primo gennaio 2020 non può ricevere questo tipo di aiuti”. E rispetto al piano per Alitalia, la vice presidente della Commissione Ue dice di non conoscere ”i dettagli di questo caso specifico perché non abbiamo ricevuto informazioni dal governo”. La creazione di una newco, spiega, ”non ha nulla a che vedere con il Temporary Framework. In generale, se c’è continuità nell’attività, si riscontra un aiuto di Stato illegale, che deve dunque essere restituito. Discorso diverso, invece, se vengono salvati solo alcuni rami d’azienda. Se c’è una cessione di alcuni asset attraverso una procedura di gara aperta, allora non si tratta più della stessa attività e in quel caso si potrebbe fare. Era già successo 12 anni fa per Alitalia. Si chiama discontinuità economica”.

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