“Se l’Italia non cambia modo di fare rischia non solo di
aumentare il gap con gli altri Paesi, ma di impantanarsi”.
Pierfilippo Roggero, presidente e Ad di Fujitsu Technology
Solutions Italia nonché senior vice president Southern and Western
Europe, punta il dito contro la “mancanza di una vision Paese
sull’innovazione” e il perdurare del ricorso all’in-house per
la gestione dei servizi Ict da parte della PA “che non solo non
offre alcuna garanzia di qualità, ma grava sulle casse pubbliche
del Paese”.
E come se non bastasse “si sta facendo di tutto per scoraggiare
gli investimenti esteri, in particolare da parte delle
multinazionali abituate a operare in contesti di certezza normativa
e procedurale”. “Basta guardare a cosa accade con le gare:
bandi ‘fumosi’, sotto il profilo della forma e della sostanza
che rappresentano il preambolo a successive modifiche in corso
d’opera. Per non parlare delle clausole sulle rescissioni e sui
rinnovi. Insomma un distastro”, sottolinea il numero uno di
Fujitsu facendo un chiaro riferimento alla gara IT di Ferrovie che
ha comportato l’uscita di scena delle tre cordate
internazionali.
E ora ci mancava pure l’annunciata crisi di governo ad aggiungere
altra carne sul fuoco: “Molti progetti rischiano di bloccarsi, è
evidente”, sottolinea Roggero. “Ma il punto è un altro: c’è
la crisi, non ci sono soldi, non si riesce neanche a garantire la
copertura in Finanziaria. Eppure le risorse ci sarebbero. Ma si
marcia in direzione opposta. Parliamoci chiaro, le strade sono due:
o si aumenta la pressione fiscale o si riduce la spesa pubblica. E
per ridurre la spesa pubblica è evidente che bisogna intervenire
sui processi. E per intervenire sui processi l’unica chiave è
agire sui benefici derivanti dall’innovazione tecnologica”.
Basti pensare – dice Roggero dati alla mano – che fatturazione
elettronica, e-health e outsourcing delle attività IT “avrebbero
un impatto sul Pil nell’ordine di tre punti percentuali”.
L’affidamento in outsourcing dei servizi ad aziende private
consentirebbe inoltre di attirare i capitali esteri : “L’Italia
è l’unico Paese in Europa che si ostina a non affidare a
società dotate di competenze e professionalità la gestione di
servizi ‘non-core’, come quelli che riguardano le attività
Ict. Si preferisce fare tutto in casa con la conseguenza che se ci
sono pecche sul fronte della qualità oltre che auto-incolparsi non
si può fare molto altro. Se si appaltassero i servizi
all’esterno si potrebbe invece contare sul service level
agreement e imporre penali laddove le cose non dovessero
funzionare. Il tutto a fronte di recupero di risorse da destinare
ad attività più funzionali alla missione pubblica”.
Il j’accuse di Roggero è soprattutto nei confronti del
Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: “Il ministro per la
PA e Innovazione Renato Brunetta si è speso molto a favore
dell’innovazione e ha messo in campo molti progetti. Ma un solo
ministro non può farcela e soprattutto non si può continuare a
ragionare in un’ottica di breve periodo. La verità è che il
Presidente del Consiglio non ha una sua vision sull’innovazione,
non la ritiene strategica e ciò ha impattato sul programma di
governo e sul reperimento dei fondi”.
E ha impattato pure sulle strategie delle multinazionali
dell’Ict: “Molte hanno già chiuso uffici concentrandosi su
altri Paesi. E ciò rappresenta un serio campanello di allarme.
Peccato che nessuno se ne accorge. Le fuoriuscite da Assinform sono
il segnale che il comparto non è in grado di farsi riconoscere il
giusto valore. E si rischia la desertificazione”.
La stessa Fujitsu ha già deciso di bloccare gli investimenti nel
nostro Paese orientando la bussola oltreconfine, in particolare
verso Olanda e Francia. “In Francia la pressione fiscale è più
alta che in Italia ma la pubblica amministrazione è orientata
sull’outsourcing di molte attività ad aziende private, quindi il
contesto per aziende come la nostra è decisamente più
favorevole”, conclude Roggero.