Spingere le iscrizioni alle facoltà informatiche e scientifiche da parte delle ragazze, facendo leva anche sull’aspetto economico, ossia abbattendo le tasse: è questa una delle proposte a cui lavora il team italiano del W20, la “costola” del G20 dedicata ad affrontare l’annosa questione del gender gap e a individuare azioni concrete per abbattere i divari. Il Gruppo di lavoro presenterà al meeting di luglio un documento strategico in vista del G20 di ottobre. “I gruppi e le delegazioni sono al lavoro e di qui a luglio saranno definiti i pilastri della piattaforma”, spiega a CorCom Linda Laura Sabbadini, Chair del W20. L’Italia si gioca una partita importante considerato che il nostro Paese è alla presidenza del G20.
Sabbadini, il digitale è uno dei pilastri della strategia. Su cosa punterete?
La prima cosa da fare è spingere la partecipazione di bambine e donne alla società digitale. Certamente a livello di Paesi del G20 lo scenario è eterogeno ma bisogna fare in modo di riequilibrare i gap. L’Italia è indietro, sotto la media Ue in quanto – ad esempio – ad accesso a Internet da parte delle donne, anche se bisogna analizzare la situazione da due diversi punti di vista. Da un lato c’è zero gap se consideriamo le bambine e le ragazze, dall’altro il gap si fa sempre più ampio quanto più si sale con l’età. Quindi è necessario promuovere l’educazione e il training con un approccio che affronta l’aspetto a seconda delle età e delle fasi della vita.
E quale deve essere questo approccio?
Servono due strategie, una di lungo e l’altra di breve periodo. Nel primo caso bisogna partire dalle basi, ossia spingere e incentivare lo studio delle materie informatiche e scientifiche sin dalle scuole primarie. Ma servono metodi di insegnamento innovativi e soprattutto vanno formati gli insegnanti. Nel secondo caso servono azioni immediate per una svolta la più rapida possibile, anche attraverso incentivi, che sono già stati sperimentati con successo, ad esempio pensiamo ad un abbattimento delle tasse universitarie per le ragazze che scelgono di iscriversi alle facoltà informatiche e matematiche.
E per le donne che già lavorano cosa si può fare?
L’acquisizione di skill digitali deve durare lungo tutto il percorso lavorativo in modo da consentire alle donne di poter trovare nuove opportunità e posizioni lavorative al passo con la domanda di mercato. Naturalmente la partita deve includere anche le fasce d’età avanzate: bisogna consentire alle anziane di poter accedere agli strumenti informatici, anche in considerazione dell’uso crescente del digitale per l’accesso ai servizi pubblici. È importantissimo inoltre aumentare la presenza di donne all’interno delle équipe che si occupano di nuove tecnologie, si pensi all’intelligenza artificiale, in cui la programmazione degli algoritmi può portare a un inasprirsi degli stereotipi di genere. La trasmissione degli stereotipi è il più delle volte inconsapevole. Squadre composte esclusivamente da uomini inevitabilmente corrono maggiore rischio di cadere in trasmissione di stereotipi, e non necessariamente volontariamente, le esigenze delle donne devono essere presenti nei team, solo così possono manifestarsi. Quindi la presenza delle donne deve aumentare, a tutti i livelli. La tecnologia rischia di inasprire gli stereotipi di genere oppure al contrario può essere un volano per un grande cambiamento culturale. L’ingresso massiccio delle donne è quello che ci vuole
Come procede la roadmap dei lavori?
Molto bene. Abbiamo avito il kick off meeting nei giorni scorsi, molto denso e interessante. Grande discussione con le delegate e gli organismi internazionali. L’obiettivo ora è raccogliere le esperienze degli altri paesi, la cosa importante è arrivare a una visione comune per un grande balzo. L’ingresso massiccio delle donne a tutti i livelli in questo settore farò la differenza. Definiremo le azioni chiave da mettere in campo e da portare avanti negli anni per rivoluzionare il mondo con occhi di donna attraverso la rivoluzione tecnologica.