“Giungere al più presto a un nuovo accordo tra Ue e Stati Uniti per il trasferimento tra paesi dei dati personali è ormai una vera e propria priorità per l’economia europea, sempre più basata sui processi e servizi digitali alle imprese e cittadini. La profonda incertezza normativa che si è venuta a creare in questo settore, infatti, sta iniziando a penalizzare i flussi del commercio transatlantico e compromettere l’attività di migliaia di imprese anche italiane, che fino a ieri potevano fare affidamento sull’accordo noto come Safe Harbor, approdo sicuro, che assicurava una cornice giuridica per i trasferimenti transatlantici a fini commerciali di dati personali”. E’ l’allarme lanciato da Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale, all’indomani della fine del periodo transitorio di vigenza, stabilito dal Garante della Privacy a seguito della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, che a ottobre dello scorso anno ha annullato l’accordo tra Stati Uniti ed UE che regolava il flusso transatlantico di dati. Periodo che, nonostante gli apprezzabili sforzi di entrambe le parti, è trascorso senza che si riuscisse ancora a definire una nuova intesa.
“Proprio per questo– afferma il presidente di Confindustria Digitale – abbiamo indirizzato al Governo italiano un appello affinché il nostro Paese contribuisca con un ulteriore sforzo al negoziato in atto tra Usa e Ue per giungere a un nuovo Safe Harbor. Nel rispetto dei principi di legalità e dei diritti fondamentali, a iniziare da quello per la tutela dei dati personali, l’accordo può e deve diventare una cornice di regole a sostegno della crescita e l’innovazione per entrambe le sponde dell’Atlantico. In questo senso riteniamo l’impegno dei governi nazionali, e quindi anche di quello italiano, fondamentale per aiutare a trovare il giusto equilibrio tra i molti interessi in gioco e garantire un quadro giuridico durevole per i flussi di dati tra i paesi”.
Ue e Usa stanno ancora trattando per trovare un’intesa che tuteli la privacy dei cittadini e il business delle aziende, dopo che la sentenza della Corte di Giustizia europea, lo scorso ottobre ha invalidato il Safe Harbor, e le autorità garanti della privacy europee avevano dato tempo fino al 31 gennaio per rinegoziare l’accordo.
Oggi e domani il Gruppo dei 29 si riunisce per fare il punto della situazione e decidere eventuali misure, come aveva già preannunciato a metà gennaio il Garante Ue Giovanni Buttarelli.
Gli accordi che tutelano la sicurezza del trasferimento dei dati degli europei verso gli Usa riguarda da vicino circa 4mila imprese che, senza chiarezza giuridica, si troverebbero in serie difficoltà soprattutto se fossero costrette a interromperli del tutto.
Ad impedire fino ad oggi il raggiungimento di una nuova intesa le posizioni degli Usa. Questa sera, intanto, la Commissione aggiornerà la commissione libertà civili dell’Europarlamento, mentre resta in contatto con il Garante Ue per la privacy.
Il limite di tempo entro cui si sta ragionando è domenica 7 febbraio: in quella data l’accordo potrebbe essere raggiunto.
La proposta avanzata dagli Usa include un sistema di revisione annuale dell’accordo, la promessa di dare agli europei gli stessi diritti di cui godono gli americani di far causa contro chi raccoglie i loro dati, e “meccanismi di trasparenza” per rassicurare l’Ue che la sorveglianza Usa è utilizzata solo nei confronti di un numero limitato di persone sospette. Ma la proposta americana non è chiara nei dettagli e nelle modalità di implementazione e le autorità europee chiedono agli Stati Uniti uno sforzo in più.