Il fondo Elliott Investment Management entra in Salesforce e mette le basi per il rilancio del titolo della software house statunitense, che ha visto nell’ultimo periodo dimezzarsi il proprio valore rispetto al massimo raggiunto nel 2021, con una capitalizzazione che oggi ammonta a 151 miliardi di dollari contro i 300 del picco storico.
La ristrutturazione e i licenziamenti
Proprio nelle scorse settimane Salesforce aveva annunciato un piano di ristrutturazione che prevedeva di fare a meno del 10% dell’attuale forza lavoro, che conta su un totale di 80mila dipendenti, e di ridimensionare anche le proprietà immobiliari per ridurre le spese.
L’ingresso di Elliott
“Salesforce è una delle più autorevoli società di software al mondo e avendo seguito la società per circa due decenni, abbiamo sviluppato un profondo rispetto per Marc Benioff e ciò che ha costruito”, spiega il managing partner di Elliot Jesse Cohn, che sottolinea di voler “lavorare in modo costruttivo con Salesforce per realizzare il valore appropriato per una società di questa statura“.
La partecipazione di Elliott in Salesforce, secondo quanto anticipato dai rumors apparsi sulla stampa statunitense, dovrebbe ammontare ad alcuni miliardi di dollari. A fronte di questo investimento, rimane da capire quale sarà a questo punto la scelta di Elliott, che potrebbe chiedere alla società dei cambiamenti nella strategia e rivendicare il diritto di inserire persone di propria fiducia nel board.
L’interesse dei fondi su Salesforce
Elliott non è tra l’altro il primo fondo di investimenti ad aver fatto ingresso in Salesforce: a precederlo era stato nel mese di ottobre Starboard Value, che aveva da subiti chiarito di aspettarsi una maggiore redditività dal titolo della multinazionale. L’interesse di Elliott è stato in ogni caso accolto con favore dai mercati, dal momento che il titolo della società – quando è uscita la notizia – ha fatto un salto in avanti del 4% nel pre-market a Wall Street.
Non solo Salesforce: Spotify taglia il 6% del personale
L’ultimo “unicorn” in ordine di tempo a decidere un forte ridimensionamento della propria forza lavoro è Spotify: la multinazionale svedese ha dato l’annuncio ieri, spiegando che taglierà il 6% del personale, che dovrebbe corrispondere indicativamente a un numero vicino ai 600 dipendenti.
Il Ceo Daniel Ek ha parlato di una “decisione difficile ma necessaria” nella prospettiva di allineare nel modo migliore costi e ricavi. “Col senno di poi – spiega Ek – sono stato troppo ambizioso nell’investire prima rispetto alla crescita dei nostri ricavi”
Gli altri licenziamenti nelle big tech
Il numero delle aziende del mondo tech che hanno deciso di ridurre il numero dei dipendenti è andato crescendo costantemente negli ultimi mesi: Alphabet, la holding di cui fa parte anche Google, ha annunciato il taglio di circa 12mila lavoratori, Microsoft ha già ufficializzato 10mila esuberi e Amazon è arrivata ad annunciarne 18mila.