Samsung Galaxy S7, ci siamo. Il più grande produttore al mondo di smartphone è pronto ad alzare il livello qualitative della sfida con l’eterna rivale Apple e secondo quanto riporta l’edizione sud-coreana della rivista Electronics Times avrebbe pianificato la produzione del nuovo telefono top di gamma per un volume complessivo di 5 milioni di pezzi. Per ora dalla casa asiatica non è arrivata né una conferma né una smentita.
Le fonti anonime citate dal magazine riferiscono della concreta possibilità che l’ultimo arrivato di casa Samsung possa debuttare negli store in due versioni: una da 5,2 pollici con il classico schermo piatto e un’altra da 5,5 pollici con lo schermo curvo. Questo secondo modello dovrebbe presentarsi al mercato come “S7 Edge”, riprendendo la denominazione del “fratello minore” con lo schermo curvo, ossia l’S6 Edge. Samsung intende avviare alla produzione 3,3 milioni di unità nella versione con lo schermo flat e i restanti 1,7 milioni di pezzi nella variante “curve”.
Il lancio del dispositivo dovrebbe avvenire a febbraio in occasione del Mobile World Congress in programma a Barcellona. Probabile infatti che Ces di gennaio a Las Vegas arrivi solo qualche video video teaser sui nuovi Galaxy S7. Secondo le indiscrezioni circolate sui portali specializzati i nuovi modelli potrebbero mandare in pensioni il lettore di impronte digitali a vantaggio di un innovativo con uno scanner della retina. I display dei nuovi device saranno inoltre in grado di riconoscere il livello di pressione esercitata dal dito, come gli iPhone 6S di Apple.
Per il gruppo Samsung sono dunque settimane calde, ma non solo dal punto di vista commerciale. Sul fronte societario c’è infatti da registrare l’annuncio dato ieri: la divisione Samsung Sdi, specializzata nella produzione di batterie, venderà al mercato il 2,6% di Samsung C&T (la capogruppo della conglomerata sudcoreana dopo la fusione in Cheil Industries, che fino alla scorsa estate si chiamava Everland) per un’operazione da circa 570 milioni di euro. Una mossa quasi obbligata dopo che l’equivalente sud-coreana della nostra Antitrust aveva registrato irregolarità nei nuovi assetti societari costringendo la compagnia sud-coreana a correre ai ripari per evitare pesanti sanzioni.