L'APPROFONDIMENTO

Sanità digitale, il futuro tra cartella clinica unificata e percorsi di laurea

Secondo Roberto Viola della Commissione europea senza l’integrazione e l’interoperabilità dei dati non si potranno fornire servizi di assistenza adeguati. La ministra Maria Cristina Messa punta a inserire la digital health come specializzazione di studio universitario

Pubblicato il 04 Lug 2022

Connettivita ed healthcare analytics

Il digitale è ormai parte integrante della sanità e della cura delle persone e, dopo le potenzialità dimostrare durante la pandemia, potrà trasformare il nostro sistema sanitario in un’offerta centrata sul benessere della persona. Il Pnrr metterà a disposizione risorse importanti per questa transizione digitale  ma condizioni imprescindibili sono la creazione della cartella clinica elettronica unificata, la formazione di competenze nel personale sanitario e la capacità di analizzare i dati – nel rispetto della privacy – tramite tecnologie di intelligenza artificiale. È quanto emerso durante il convegno “Salute domani. Telemedicina, competenze digitali, intelligenza artificiale” temutosi nella Sala Capitolare del Senato.

Ad aprire il convegno la senatrice del Partito Democratico Valeria Fedeli, promotrice dell’evento: “La connessione e la digitalizzazione del benessere possono contare su uno straordinario finanziamento che viene dal Pnrr. Questa innovazione straordinaria è un salto quantico al servizio del benessere e della salute delle persone“, ha detto.

Roberto Viola: “Serve la cartella clinica unificata”

Il digitale nella sanità “È stato fondamentale per la gestione giorno per giorno della pandemia”, ha affermato Roberto Violadirettore generale Dg Connect della Commissione europea. ” Il paradigma attuale della salute vede la persona che va verso il servizio sanitario, e questo significa affollamento, difficoltà e spese. Al contrario, la salute che va verso il cittadino funziona solo se ci sono le tecnologie“. Un tema imprescindibile, in questo senso, sono le cartelle sanitarie unificate: “Ogni cittadino deve avere la cartella sanitaria. Negli anni il sistema incompatibile dei tagli sanitari non ha consentito l’integrazione dei dati sanitari; così non c’è assistenza. Se oggi ci sono cartelle diverse tra le regioni, per non parlare della diversità con quelle degli altri Paesi europei, non parliamo di un sistema frammentato, ma di un sistema molto costoso. Serve la cartella clinica unificata“.

Maria Cristina Messa: “La digital health nei corsi di laurea”

Nel Pnrr abbiamo tantissimi progetti dedicati ai dati sanitari“, ha confermato la ministra dell’Università e della ricerca, Maria Cristina Messa, “Dal centro nazionale che affronterà il tema anche del dato sanitario per la ricerca; ai partenariati della ricerca su invecchiamento, medicina personalizzata e intelligenza artificiale. E poi un progetto sui fondi complementari in ambito sanitario-assistenziale per dare delle basi di ricerca e sviluppo alla telemedicina”.

Ma l’evoluzione della sanità verso un’offerta digitalizzata e a misura di paziente è ancor più strettamente legata alle competenze: “Credo che la digital health debba essere inserita nei percorsi di area sanitaria e nei corsi di specializzazione”, ha detto Messa. “In generale, le università possono fornire, insieme agli altri esperti del settore, ulteriore formazione. Bisogna creare conoscenze e competenze ulteriori anche per chi è nel settore. Già da oggi, si possono inserire dei crediti in digital health per dare più flessibilità ai corsi di laurea. E poi corsi per manager sanitari: vale la pena cercare di trovare competenze e complementarietà per questo tipo di formazione. Molto interessante sarebbe anche la creazione di una comunità di esperti in sanità digitale dislocati in vari punti strategici”.

Verso una “Unione europea della salute”

Il direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea Antonio Parenti ha sottolineato il ruolo della commissione di fronte a realtà drammatiche come il Covid e, ora, la guerra in Ucraina: “La strategia europea della salute diventa un tema fondamentale. Il connubio tra i dati dell’intelligenza artificiale e la salute è una strategia vincente per creare una nuova Unione europea della salute”.

Il progetto di innovazione digitale “Salute domani”

La fondatrice e Ceo di “Culture”, Felicia Pelagalli, ha illustrato il progetto “Salute domani”. “Si tratta di un progetto che guarda al superamento delle frammentazioni, da quelle tra gli Stati europeo a quelle tra pubblico e privato, così come superare la frammentazione fra discipline. Per questo progetto, il Pnrr e Next Generation Eu sono fondamentali”, ha spiegato.

Il progetto guarda in maniera concreta all’innovazione digitale: “Sentivamo che innovazione digitale e salute erano due mondi che non parlavano, mentre oggi non sono più separati e devono continuare a essere tenuti insieme. I grandi colossi della tecnologia già lavorano sulla telemedicina”, ha affermato Pelagalli.

In pratica si tratta di “lavorare su un modello di competenze in digital health”: la telemedicina non deve significare distanza; anzi, “il digitale abilita la relazione, quello che sarà al centro sempre sarà il rapporto umano”.

A presentare le proposte el progetto “Salute domani” sono stati Giorgio Casati, direttore generale dell’Asl Roma2, Maria Carla Gilardi dell’università Milano-Bicocca e Sergio Pillon dell’Asl di Frosinone.

“Per l’Oms l’Alzheimer è una delle priorità e gli strumenti digitali sono al centro di questa proposta”, ha detto Pilloon. “Bisogna sperimentare nuovi strumenti di diagnosi e le prospettive di medicina personalizzata per ottenere una diagnostica più precisa, una prevenzione mirata e un trattamento personalizzato del declino cognitivo. Fondamentale in questo senso sarà utilizzare sistemi cloud tramite app per una valutazione precoce delle patologie neurodegenerative“.

“Non basta introdurre tecnologia per avere medicina digitale e telemedicina, è fondamentale che gli operatori tra loro abbiano un rapporto di fiducia e siano abituati a lavorare assieme. Oggi questo non accade ancora” ha affermato Casati, aggiungendo poi: “È necessaria la realizzazione di un osservatorio per censire le esperienze, per non disperdere la progettualità e aprire una finestra sulle esperienze internazionali di successo”.

Di competenze e formazione, infine, ha parlato la professoressa Gilardi: “Tutti i corsi di medicina dovrebbero prevedere l’insegnamento della sanità digitale”. Da qui la proposta di creare una comunità di referenti per il governo clinico della trasformazione digitale in sanità, ovvero duemila professionisti della salute per diffondere la cultura digitale.

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