E-HEALTH

“Sanità elettronica al centro dell’Agenda digitale”

Giuseppe Greco, segretario generale Isimm Ricerche: “Serve una governance di sistema per il settore. Il punto centrale non è la digitalizzazione dell’esistente, ma la riorganizzazione del sistema partendo dai bisogni e dai processi”. I seminari Isimm dedicati al tema

Pubblicato il 18 Feb 2015

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Isimm Ricerche ha avviato un ciclo di seminari sui temi dell’Agenda Digitale Italiana, nella forma di tavoli di confronto fra stakeholder, con l’obiettivo di individuare nodi critici e far emergere proposte per l’attuazione dell’Agenda. Il lavoro svolto in occasione dell’ultimo seminario, dedicato alla Sanità Digitale, ha fatto emergere una serie di indicazioni, utili a integrare i temi del dibattito pubblico in corso.

Per una governance di sistema

·      Sviluppare una governance di sistema per la Sanità elettronica in Italia, che integri l’azione dell’AgID, il programma eHealth Information Strategy del Ministero della Salute, l’operato delle Regioni e degli enti territoriali e le competenze del Ministero dell’Economia e Finanze, tenendo presente che la questione centrale non è la digitalizzazione dell’esistente, ma la riorganizzazione del sistema partendo dai bisogni e dai processi.

·      Supportare i decision-maker ai diversi livelli locale, regionale e nazionale attraverso competenze e strumenti adeguati, con l’individuazione di skill tecnici necessari al funzionamento di tavoli e comitati, che è necessario unificare, distribuendone le responsabilità e tenendo conto degli attori di riferimento, del loro peso e dei sottosistemi in cui sono coinvolti.

·      Attivare una reale comunità di stakeholder, che possa fornire feedback sufficienti e consistenti ai decisori, ad esempio attraverso la costituzione di Centri di Competenza e Assistenza Regionali, coordinati fra di loro e con una forte componente centrale.

·      Nell’ambito della “Strategia per la Crescita Digitale”, porre un’attenzione specifica allo sviluppo di una strategia architetturale complessiva per la Sanità Digitale, fondata sul coinvolgimento di stakeholder pubblici e privati, fra cui vanno considerate anche le Società medico-scientifiche e le Associazioni di pazienti, per valorizzarne il know-how.

·      Dar vita ad un Programma nazionale di alfabetizzazione digitale del SSN nell’ambito del Piano AgID per le competenze digitali, prevedendo fra l’altro il coinvolgimento del Ministero della Salute nell’azione per le competenze digitali della stessa Strategia Crescita Digitale.

·      Integrare gli indicatori di processo – già previsti dalla Strategia Crescita Digitale – con indicatori sanitari di efficacia ed efficienza degli investimenti ICT (output e outcome) per misurare l’effettivo soddisfacimento dei bisogni e l’impatto sui sistemi organizzativi.

Per la piena operatività del Patto per la Sanità Digitale

·      Per attuare una governance unitaria, chiarire la natura e la forma dell’interazione della Cabina di regia del Patto per la Sanità Digitale, che risponde in ultima analisi al Ministero della Salute, con l’AgID, che risponde in ultima analisi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

·      Approvare la versione finale del Patto per la Sanità Digitale e varare il Master Plan 2015-19, che dovrà individuare le iniziative di partenariato pubblico-privato in grado di mobilitare le risorse utili a finanziare gli investimenti nelle aree prioritarie di intervento.

·      Concentrare gli sforzi sulle soluzioni e i servizi per la continuità assistenziale ospedale-territorio (PDTA, Patient Workflow Management, Patient Relationship Management, Telemedicina), in considerazione delle maggiori potenzialità per il ridisegno complessivo del sistema.

·      Nel Patto per la Sanità Digitale dare adeguato spazio al potenziamento di sperimentazioni e progetti pilota, in modo che la diffusione dell’innovazione in sanità sia realizzata a partire da proof of concept, allo scopo di dimostrare la fattibilità degli assunti di base, integrandoli progressivamente all’interno dell’ambiente esistente.

·      Definire la cornice normativa delle Partnership Pubblico-Privato e le modalità operative del project financing e del performance based contracting, che identifichino univocamente le variabili di gestione diretta del privato; allo stesso tempo procedere con l’attuazione dell’Accordo di partenariato 2014-2020 sui fondi europei di coesione.

·      Avviare una rimodulazione dei meccanismi di ammortamento degli investimenti e un allentamento dei vincoli che hanno frenato negli ultimi anni le Aziende sanitarie, attraverso una deroga, anche parziale, del D.L. 118/2011, con la possibilità di prevedere fondi preferenziali o vincolati per ciò che riguarda l’ex articolo 20 della L. 67/1988.

·      Riconsiderare al rialzo il fabbisogno finanziario della “Strategia per la Crescita Digitale” per le azioni di Sanità digitale, in quanto lo stanziamento di 750 milioni al 2020 appare limitato.

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Per il superamento dello scoglio privacy

·      Procedere ad una semplificazione della normativa sulla privacy – in particolare in merito al Fascicolo Sanitario Elettronico (cfr. Delibera n. 261 del 22 maggio 2014 del Garante Privacy) – con l’adozione del principio di silenzio-assenso o comunque di un consenso semplificato da parte del paziente nei confronti del medico, per ridurre il rischio di un rallentamento all’implementazione del FSE e di un impatto negativo sul rapporto medico-paziente.

·      Chiarire le modalità tecniche per l’effettiva anonimizzazione dei dati del paziente nel FSE, che non consenta l’identificazione diretta dell’interessato, specie nei casi di ricerca scientifica e di programmazione sanitaria.

Per la realizzazione delle potenzialità di Telemedicina e mHealth

·      Nell’ambito di una governance nazionale, prevedere un’attenzione specifica alla Telemedicina, che è già parte integrante dell’eHealth Information Strategy del Ministero della Salute, pur non essendo espressamente prevista fra le azioni dell’Agenda Digitale.

·      Prevedere l’introduzione all’interno dei nuovi LEA di “livelli essenziali di sanità elettronica”, con modalità di rimborso ad hoc anche per le prestazioni di Telemedicina.

·      Sostenere il trasferimento nella pratica medica delle “Linee di indirizzo nazionali per la Telemedicina” (approvate il 20 febbraio 2014) attraverso l’impegno comune di Ministero della Salute, AgID, Regioni e Aziende Sanitarie (ma anche di società medico-scientifiche, associazioni di pazienti, industria ICT e assicurazioni).

·      Favorire l’accettazione della telemedicina attraverso lo sviluppo di metodologie già adottate per la valutazione dei farmaci, in modo che si diffondano prove di efficacia su vasta scala per i pazienti e per il sistema sanitario, come base per una concreta applicazione della Telemedicina nei PDTA.

·      Attuare nella programmazione sanitaria il nuovo framework regolamentare delle linee di indirizzo nazionali, definendo le questioni aperte riguardanti, oltre la privacy, le norme di sicurezza, le autorizzazioni, l’accreditamento e la registrazione dei servizi e dei professionisti, le responsabilità, i rimborsi e la competenza giurisdizionale (così come avviene per i dispositivi medici).

·      Agevolare lo sviluppo tecnico dalla telemedicina, affrontando la questione dell’accesso alla banda larga e della connettività, nonché il problema dell’interoperabilità e della normalizzazione dei servizi, con il coinvolgimento delle organizzazioni di settore e la partecipazione attiva delle imprese.

·      Affrontate compiutamente le questioni aperte di natura normativa e regolamentare sulla mobile health, riguardanti la validazione delle app mediche e sanitarie: qualità, sicurezza e funzionalità delle applicazioni (come “dispositivi medici” a tutti gli effetti), utilizzo sicuro dei dati e catena delle responsabilità, interoperabilità tecnica con il sistema sanitario ed eventuali modelli di rimborsabilità.

·      Varare un programma di lavoro congiunto Ministero della Salute-AgID sia sotto il profilo della certificazione/omologazione delle app, sia sotto il profilo del “governo dei dati”, per ridurre al minimo i potenziali pericoli per la salute e la privacy dei pazienti e per salvaguardare la centralità del rapporto medico-paziente.

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