Offrire indicazioni utili a migliorare e rendere più efficiente il sistema sanitario nei Paesi aderenti all’organizzazione, favorendo la creazione di una piattaforma condivisa per la corretta gestione dei dati sanitari trattati per la salute pubblica. È questo l’obiettivo dell’invito ad adottare regole comuni, rivolto dai ministri della salute dei Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico agli Stati membri.
L’armonia normativa, secondo l’Ocse, è la giusta via per consentire l’utilizzo e il riutilizzo dei dati sanitari per fini di pubblico interesse nel pieno rispetto della privacy delle persone. I risvolti sarebbero molteplici, dallo sfruttamento per scopi statistici e di ricerca scientifica al miglioramento della fornitura dei servizi.
Nella Raccomandazione, adottata dal Consiglio dell’Organizzazione lo scorso 13 dicembre ma resa pubblica solo dopo la sua approvazione da parte dei ministri competenti, vengono identificati otto principi fondamentali a tutela della privacy in ambito sanitario. Tra questi rientrano la definizione di standard comuni per il trattamento dei dati, la necessità di informare correttamente gli utenti, la riduzione delle barriere nello scambio delle informazioni sulla salute, il maggior coordinamento pubblico-privato e l’adozione di adeguate misure a protezione delle informazioni.
L’Ocse ritiene che, se ben implementate nei rispettivi Paesi, le indicazioni contribuiranno anche a migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria e, di conseguenza, a sviluppare una società “in buona salute”. Tali obiettivi dovranno però essere perseguiti promuovendo e tutelando le libertà individuali e la protezione dei dati personali, peraltro a carattere sensibile, di chi usufruisce dei servizi sanitari.
Un contributo significativo è stato offerto anche dal Garante italiano per la protezione dei dati personali, che ricopre la carica di vice-presidenza nel gruppo di lavoro dell’Ocse su sicurezza e privacy nell’ambiente digitale.
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