Santoni: “Ecco perché Cisco scommette sull’Italia”

L’Ad spiega a CorCom il piano da 100 milioni di dollari: “Formeremo assieme alla scuola i professionisti Ict di cui il mercato avrà bisogno e investiremo nelle startup dell’agroalimentare e del manifatturiero. Bene la vision del Governo, ma serve uno scatto delle aziende Ict e della PA”

Pubblicato il 20 Gen 2016

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Un’occasione per spingere la digitalizzazione dell’Italia, puntando sulla formazione delle nuove competenze digitali e sul sostegno alle startup. I 100 milioni di dollari che Cisco investirà in Italia nei prossimi 3 anni, annunciati ieri dopo l’incontro con il premier Matteo Renzi, seguono l’impegno della compagnia in Expo, del quale è stata partner tecnologico. “Abbiamo anticipato molte altre realtà importanti, scommettendo sul fatto che l’innovazione in Italia sia la chiave per dare uno slancio alla crescita del Paese”, spiega a CorCom Agostino Santoni, amministratore delegato di Cisco Italia. Un piano triennale che coinvolgerà il panorama italiano delle aziende Ict, delle startup e avrà nella scuola un fattore chiave di sviluppo.

Cosa ha spinto e convinto Cisco ha investire in Italia?

Operiamo in Italia da 20 anni e abbiamo una lunga tradizione di investimenti, inaugurata più di 15 anni fa con l’acquisizione della divisione fotonica per applicazioni terrestri di Pirelli, Optical Systems, diventata il centro R&S di Cisco che guida dall’Italia la nostra attività mondiale di ricerca tecnologica per le reti ottiche. Più recentemente abbiamo investito in Expo, di cui siamo stati partner tecnologici, decidendo di scommettere su una vetrina importante per l’Italia. È stata una storia di successo, che ci ha spinto a chiederci quali potessero essere le aree di intervento di Cisco in Italia. Così, anche rispetto alle opportunità di accelerare la digitalizzazione del Paese, abbiamo deciso un piano di investimento triennale da 100 milioni di dollari. Abbiamo anticipato molte altre realtà importanti, scommettendo sul fatto che l’innovazione in Italia sia la chiave per dare uno slancio alla crescita del Paese. Siamo fieri di essere la prima multinazionale ad aver fatto un tale passo.

Al centro degli investimenti avete messo lo sviluppo delle competenze digitali. Che ruolo avranno la scuola e in particolare il coinvolgimento delle università?

Abbiamo già siglato un protocollo con il Miur per accelerare gli investimenti su Cisco Network Academy, che hanno una storia importante nella formazione e nelle certificazioni. Con il Ministero, quindi con istituti superiori e università, e con le nostre Academy ci siamo posti un obiettivo ambizioso: formare 100mila studenti in 3 anni.

Su quali ambiti concentrerete i vostri sforzi?

Guardando all’evoluzione del digitale abbiamo capito di aver bisogno di competenze incrementali e per questo abbiamo deciso di estendere la formazione di studenti e lavoratori su reti ottiche, cybersecurity e industria 4.0. Ma punteremo forte anche sulle smart grid. Discutiamo sempre di competenze, ma bisogna avere il coraggio di formare quelle necessarie alla nostra industria, che avrà bisogno di professionalità altamente qualificate.

Avete annunciato anche iniziative legate al mondo delle startup. Saranno loro i driver della crescita italiana?

Negli ultimi due anni abbiamo studiato a fondo il mondo delle startup e dell’innovazione nell’impresa. In Italia i numeri sono positivi e descrivono un ecosistema formato da oltre 5mila imprese innovative. C’è però ancora una forte necessità di capitali per favorire la digitalizzazione. Per questo motivo stiamo lavorando con Invitalia Ventures per alimentare la disponibilità di risorse nei venture capital. Sono queste le realtà che oggi danno linfa alla creazione e allo sviluppo delle future imprese.

È il primo passo verso la creazione un vostro venture capital?

All’interno di Cisco abbiamo già una divisione che si occupa di finanziamenti e investimenti, che finora sono stati indirizzati principalmente ad operazioni M&A e che continuerà a operare in questa logica. Vediamo però interessanti opportunità nel mondo delle startup, soprattutto in Italia, dove le regole, le policy e la struttura di finanziamenti stanno creando un terreno fertile per le imprese 2.0. Ma abbiamo intenzione di adottare una logica di co-investimento con i venture capitalist.

Seguirete altre strade oltre a quella dell’investimento diretto?

Terremo alta l’attenzione sulle nuove aziende che siano interessanti per Cisco dal punto di vista del loro portfolio prodotti. Del resto, nel corso della nostra storia abbiamo acquisito circa 180 imprese. Ciò significa che non solo investiamo in ricerca e sviluppo internamente, ma osserviamo il mercato globale per coglierne le opportunità di integrazione con altre realtà innovative. Un secondo raggio d’azione che vogliamo seguire riguarda il supporto nella digitalizzazione dei processi aziendali.

Finanziamento, acquisizione o collaborazione. A prescindere dalla modalità di intervento avete però le idee chiare sui settori da sostenere…

La nostra esperienza in Expo e anche la partnership con Barilla ci hanno permesso di capire ancor meglio come l’industria alimentare si stia evolvendo, ma soprattutto quanto abbia bisogno di una ‘voce digitale’. Mentre il comparto manifatturiero rappresenta una scelta naturale: siamo il 2° paese europeo e il 5° a livello globale in questo settore. Sono due ambiti che coprono circa il 37% del Pil italiano e ai quali vogliamo dare un contributo importante per la digitalizzazione e il ripensamento dei business model, in un’ottica di digital transformation.

Avete incontrato ieri il premier Renzi. Qual è il vostro giudizio sulla strategia digitale dell’Italia? Su cosa bisogna accelerare?

Nella nostra scelta di investire risorse importanti in Italia ha pesato positivamente la strategia italiana sui servizi innovativi per i cittadini. Una visione olistica e distintiva, tra le più interessanti in Europa. C’è la necessità di una digital transformation anche nella Pa e il Governo ha già avviato progetti importanti come Italia Login, lo Spid e l’Anagrafe Nazionale. Ora però bisogna creare quelle partnership in grado di fare ‘pressione positiva’ per la realizzazione di questi nuovi processi di trasformazione digitale. Deve essere una priorità del Governo, ma anche delle imprese dell’Ict e della Pa nel suo insieme. Concentriamoci per trasformare qualitativamente l’esperienza di dialogo con la Pubblica amministrazione di cittadini e aziende.

Prima Expo, ora 100 milioni di dollari di investimento. Possiamo considerare l’Italia come il fulcro della strategia europea di Cisco?

Si, le risorse che abbiamo messo in campo parlano chiaro. Buona parte dei prodotti innovativi sviluppati da Cisco sono nati da mani e menti italiane. C’è una tradizione di forti rapporti con il Paese. L’annuncio di ieri e il dialogo con il Governo sono una chiara testimonianza di come Cisco voglia rafforzarli e svilupparne di nuovi.

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