“Le strategie messe in campo dal Governo in quest’ultimo periodo, dal piano banda ultralarga al crescita digitale, alla buona scuola, al piano per la sanita digitale, esprimono l’intenzione di marciare in questa direzione e contengono potenzialità importanti. Ma bisogna tradurle in fatti. Subito”. E’ la riflessione fatta da Agostino Santoni, presidente di Assinform, commentando i i dati dell’ultimo rapporto Assinform, rivelati oggi in anteprima.
Per Santoni “l’obbligo di fatturazione elettronica, nonostante alcune difficoltà emerse che troveranno soluzioni adeguate in corso d’opera, è una buona pratica che siamo certi darà frutti positivi per il Paese e che dovrebbe essere replicata per gli altri progetti messi in campo dal Governo come quelli relativi ai pagamenti elettronici della PA, l’Anagrafe Unica e non ultimo quello per l’Identità Digitale“.
“Questo ci aspettiamo ora dall’Esecutivo- evidenzia il presidente di Assinform – che mantenga la sua leadership sulla trasformazione digitale del Paese e faccia accadere le cose, governi il processo di innovazione con scadenze e obblighi da rispettare, responsabilità chiaramente individuate, controllo su risultati e obiettivi. Da parte dell’industria Ict è pieno l’impegno a collaborare, come dimostra la messa a disposizione di competenze specializzate per contribuire alla costruzione delle architetture digitali su cui far partire i nuovi servizi on line della PA. Così come consideriamo nostra responsabilità aiutare le imprese italiane a comprendere il valore e le potenzialità dell’innovazione tecnologica che è indispensabile per la competitività del sistema produttivo sui mercati internazionali”.
Analizzando più approfonditamente i numeri del rapporto, Santoni sottolinea come “dopo oltre un decennio di costante riduzione degli investimenti, dalla lettura dei dati del mercato Ict si colgono finalmente elementi incoraggianti per una ripresa che non tarderà a manifestarsi”.
“L’anno scorso si è chiuso a -1,4%, con i servizi Tlc ancora in rosso – ricorda – ma con due terzi del mercato che, trainati dalle componenti innovative, registrano risultati positivi. Questa è senza dubbio un’ottima notizia per l’economia italiana perché significa che, dietro i segnali di ripresa si inizia a intravedere la spinta dell’innovazione digitale, che sta aprendo le nuove opportunità di crescita attraverso un ricorso sempre maggiore alle tecnologie del web, dalle piattaforme di gestione al cloud computing, dall’ Internet degli oggetti ai software per le nuove soluzioni e applicazioni. Segmenti che segnano tutti incrementi importanti e che, secondo le nostre stime, nel 2015 dovrebbero condurre l’intero mercato ad acquisire il segno positivo con + 1,1%”.
“Possiamo dirci solo moderatamente soddisfatti di questi risultati – sottolinea però – perché siamo ancora lontani dalla velocità di trasformazione digitale del paese che occorrerebbe per produrre quegli effetti di crescita che si stanno verificando nelle economie con le quali ci dobbiamo confrontare. In realtà i dati che presentiamo oggi, nonostante le positività che pur ci sono e vanno valorizzate, esprimono ancora la lentezza e la dimensione limitata con cui sta penetrando l’innovazione digitale in Italia. Il ritardo accumulato in questi anni, che riguarda tutti i settori pubblici e privati e che ha generato uno dei più bassi indici di utilizzo delle tecnologie digitali nell’Ue, è troppo profondo per poterci accontentare di margini di crescita di piccola entità. Per accelerare e rendere la digitalizzazione un processo sistemico in grado di investire l’intera società dobbiamo, e possiamo, puntare a incrementi ben maggiori dell’Ict”.