Assinform presenterà il prossimo 2 luglio, a Milano, in Expo, il suo 46° Rapporto sull’ Ict. Veste e formato cambiano, si mette una marcia in più anche per la sua fruizione dal web. Si parla meno e si dà più spazio a ciò che guida la trasformazione digitale. E che questo non sia lifting, lo si vede anche dalla contestuale pubblicazione del “Manifesto Assinform”, documento che, a partire dai segnali incoraggianti provenienti dal Rapporto, lancia le tesi per accelerare il cammino verso l’Italia digitale.
Segnali incoraggianti
Il Rapporto mostrerà come dopo anni di difficoltà, il mercato italiano dell’Ict abbia cominciato a mandare segnali positivi. Il 2014 si è chiuso ancora in calo, dell’1,4%, ma di poco e solo per effetto dei servizi di Tlc. Tutto il resto del mercato è tornato alla crescita. Crescita iniziata nella seconda parte del 2014: si attende il consolidamento nel 2015.
Le “voci” che più hanno sostenuto la ripresa sono quelle relative al software e soluzioni Ict di nuova generazione e ai contenuti digitali/digital advertising cresciute rispettivamente del 4,2% e dell’8,5%. I servizi Ict hanno pressoché annullato il calo degli anni scorsi, grazie al buon andamento dei servizi di data center e cloud computing (+37%). Anche la componente dispositivi e sistemi ha arrestato la caduta. I Pc sono tornati a crescere. Significativo il buon andamento dei server che sono al cuore dei data center.
Verso nuovi modelli
operativi e di business
L’andamento ha confermato l’avvio di un percorso verso nuovi modelli operativi di business. Il cloud (+37,4%) è leva strategica per chi punta su agilità e velocità. Si è confermato il decollo dell’IoT (+ 13% a 1,6 miliardi di euro) spinto dai settori dell’energia e dei trasporti. Hanno registrato una crescita a due cifre l’e-commerce (+17%), trainato dal mobile commerce, e le web e mobile app. Bene anche le soluzioni di business analytics, sicurezza, stampa 3D ed e-payment.
Si inizia a intravedere la spinta dell’innovazione digitale. Una spinta che sta aprendo nuove opportunità. E che vede protagonisti tutti i settori big spender – Industria, Banche, Telco, Media, Utility, Assicurazioni, e pur fra chiaroscuri anche Trasporti e Distribuzione – con l’eccezione della PA. Un fatto questo che deve indurre a più di una riflessione, senza scadere nel malvezzo di colpevolizzare la PA.
Pubblica Amministrazione
Il Rapporto quella riflessione la stimola. Lo fa mettendo in relazione il passo attuale della digitalizzazione della PA e quanto promesso negli ultimi anni. Lasciando concludere al lettore quanto il trend in calo della spesa e degli investimenti digitali confermi la “fatica” con cui si sta procedendo.
E a questo si unisce il fatto, sempre rilevato dal Rapporto, con analisi anche a livello regionale che molte cose passano proprio dal recupero su questo fronte: laddove si sono attuate agende regionali con accenti sulla digitalizzazione della PA, le dinamiche evolutive a livello di sistema sono molto più forti. La digitalizzazione della PA va dunque assumendo una valenza che va oltre l’efficientamento della macchina pubblica.
Unita all’estensione della copertura in banda larga può innescare, per le tante interazioni che sussistono fra PA, cittadini e imprese, un’accelerazione delle transazioni digitali trasversale a tutti settori e nel territorio. Una spinta che si può sommare a quanto già sta avvenendo spontaneamente in non pochi ambiti e che dovrebbe indurre a guardare in modo nuovo alle politiche industriali.
Digitale per crescere:
un manifesto Assinform per l’Italia che ci crede
Da qui l’idea del documento “Digitale per Crescere – Manifesto Assinform per l’Italia che ci crede”. Chi si aspetta un cahier de doléances o richieste sommesse di aiuti e sovvenzioni rimarrà spiazzato. Perché il senso del Manifesto è di dire e chiaro e forte che oggi c’è l’opportunità di cambiare passo, e che quell’opportunità va colta. Che tutti i soggetti che concorrono allo sviluppo e all’utilizzo delle tecnologie digitali sono chiamati a impegnarsi per creare il nostro futuro digitale, che vuol dire crescita, benessere e occupazione. E che le imprese del settore vogliono mettere a disposizione di chi decide visioni, tecnologie, competenze e collaborazione.
Abbiamo già una Strategia Digitale per il Paese:
realizziamola
La Strategia per la Crescita Digitale varata dal Governo a marzo 2015, rilancia e integra quanto previsto dall’Agenda digitale e delinea azioni in gran parte già condivise. Assinform con il suo Manifesto chiede che quelle azioni siano realizzate con determinazione e in tempi brevi. E va oltre, offrendo il suo know-how e invitando a guardare a quanto nel frattempo si sta muovendo. Il cambiamento è infatti continuo. Incide sull’ordine delle priorità e sull’impatto di scelte destinate a intrecciarsi sempre più con politiche industriali e del lavoro.
Sette priorità
Ecco dunque che Assinform indica e argomenta gli aspetti che più di altri devono avere la precedenza, perché più direttamente connessi a quanto può accelerare il cambiamento. E queste priorità sono: 1) la cultura digitale diffusa, perché è condizione non solo di inclusione, ma anche di domanda di nuovi servizi digitali; 2) lo sviluppo di ecosistemi digitali, perché la competitività si gioca sempre più sulla capacità di avvalersi di reti dinamiche di collaborazione a tutti i livelli – imprese, PA, università, centri di servizio; 3) la vita digitale, con l’IoT, che va creando scenari di grande interesse per il benessere, l’efficienza energetica, la sicurezza, la mobilità e l’ambiente e l’innovazione di prodotto; 4) la PA digitale, perché la digitalizzazione può fare della PA un potente motore di cambiamento a livello si sistema. 5) l’impresa digitale, perché conviene estendere le attività di e-Business (B2B, B2G, ecc.) e di e-commerce in tutti i settori, favorendo l’ammodernamento e l’aggregazione per distretti, filiere ed ecosistemi di un tessuto produttivo altrimenti troppo frammentato; 6) ricchezza digitale, perché i dati e le informazioni crescono rapidamente in quantità e qualità e stanno già diventando materia prima per creare lavoro, imprese e innovazione; 7) sicurezza digitale, perché essa è prerequisito per lo sviluppo dei servizi in rete.
Raggiungere più rapidamente un livello di digitalizzazione funzionale all’innovazione di sistema è oggi essenziale. E questo guardando anche con lungimiranza allo sviluppo del settore dell’Ict che conta più di 75mila imprese e occupa quasi mezzo milione di addetti. Un settore industriale strategico per accompagnare sviluppo e crescita in Italia.