Con la digital transformation delle imprese e una rapida ed efficace execution dei piani già messi a punto dal Governo e dalle associazioni di settore, l’Italia riuscirà ad avere l’accelerazione di cui ha bisogno per colmare il gap digitale che la divide dal resto d’Europa, e a far ripartire in modo deciso crescita e occupazione. Per dare un messaggio forte in questa direzione si terrà il 5 luglio al teatro Dal Verme di Milano l’incontro “Impresa 4.0: per un’industria italiana più competitiva nell’era digitale”. Durante l’evento saranno presentati anche i risultati del rapporto Assinform “Il digitale in Italia 2016”, realizzato in collaborazione con NetConsulting cube e Politecnico di Milano, che per la prima volta conterrà anche le previsioni per il 2018. A spiegare a CorCom il senso dell’iniziativa è Agostino Santoni, presidente di Assinform.
Santoni, qual è il messaggio che volete lanciare con questo evento?
Partirei dal titolo, dove si parla di “Impresa 4.0”. Al centro dell’attenzione c’è il concetto di impresa, che approfondisce e amplia quello di industria. Se da una parte è vero che negli ultimi tempi l’attenzione è spesso focalizzata sul bisogno di innovazione nei processi produttivi del manifatturiero, è anche giusto sottolineare che senza la trasformazione digitale più generale del mondo delle imprese, nelle filiere e tra le filiere, difficilmente l’industria riuscirà a innovarsi. Se vogliamo trovare una “via italiana” alla digitalizzazione è fondamentale portare le nuove tecnologie a tutte le imprese del Paese, a prescindere dalle loro dimensioni, e in tutti i settori, e capire come poter accelerare al massimo il percorso: oggi la tecnologia può dare una risposta puntuale a queste esigenze.
Per ottenere questi risultati Confindustria sta facendo “fronte comune”?
A dimostrarlo sono gli stessi logo associativi dei promotori dell’evento: Assinform, Confindustria digitale e Confindustria. Non è solo un messaggio associativo ma la testimonianza di una forte volontà sistemica di lavorare insieme e puntare al risultato. Il digitale non “divide” ma “unisce”.
All’incontro interverrà anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Qual è il senso di questa partecipazione?
Siamo particolarmente contenti della presenza del presidente Boccia, perché testimonia in modo concreto il percorso che vogliamo fare insieme. Nel piano di Confindustria il digitale, la competitività e l’innovazione hanno un ruolo centrale, e a dimostrarlo c’è anche il fatto che il presidente di Confindustria Digitale, Elio Catania, sia stato chiamato a far parte dell’advisory board, che contribuirà alla costruzione del percorso di digitalizzazione delle imprese nell’ambito della Confederazione.
I tempi sono maturi per passare dalla programmazione all’execution?
Gli “abilitatori” al digitale sono in moto: il Governo di è mosso attraverso il ministro Madia, con una riforma della PA che punta alla efficienza e alla semplificazione, attraverso le scelte del Mise con il piano per la banda ultralarga e quello su Industria 4.0, e attraverso il Miur sulle competenze digitali con “La buona scuola”. Se a questo aggiungiamo la spinta di Confindustria ecco che ne scaturisce un impegno della classe politica e dirigente e della tecnologia di accelerare e guidare la trasformazione digitale del Paese. La nostra ambizione è di dare il contributo del settore nel modo più coordinato ed efficace possibile. Ma deve accadere adesso che ci sono tutti i migliori presupposti, serve una fortissima determinazione per attuare e monitore questo piano, ed essere sicuri che tutto proceda secondo i tempi stabiliti. Possiamo in questo modo ridare fiato alla nostra economia, creare sviluppo e occupazione nel Paese.
Cosa emerge dai dati del nuovo rapporto Assinform sul digitale in Italia?
Che è finito il tempo del “segno meno” e la ripresa del mercato Ict si allinea al segno più del nostro prodotto interno lordo: incoraggiante, certo, ma non al punto di testimoniare l’accelerazione possibile. E’ un punto di partenza e le nostre previsioni di progressiva crescita al 2018 ne sono una conferma. Sarà fondamentale sfruttare al meglio i segnali incoraggianti che arrivano dagli ambiti tecnologici più avanzati. Un esempio tra tutti il cloud, il software e l’internet of things, che crescono con un “doppio segno più”. Ma se volessimo contestualizzare questi dati ci accorgeremmo anche che non è ancora avvenuta l’accelerazione del percorso di trasformazione delle imprese che non hanno percepito pienamente il valore dei servizi informatici e digitali