Indagare le opportunità di business, ma soprattutto di crescita economica e di produttività legate all’intelligenza artificiale. Il tutto coinvolgendo i ceo delle principali aziende operative in Italia e mettendo a fattor comune esperienze e progetti già in corso. È questa la nuova sfida di Sap Italia che al tema della “thinking economy” di cui l’intelligenza artificiale rappresenta il terreno di gioco più “attrattivo” ha dedicato l’edizione 2018 del Sap Executive Summit di Cernobbio, occasione anche per celebrare i 30 anni di attività dell’azienda nel nostro Paese.
Dal palco della kermesse annuale l’Ad Luisa Arienti ha annunciato l’iniziativa e le sfide prossime venture: “L’Italia deve prepararsi a giocare la sua partita nell’intelligenza artificiale e per questo abbiamo deciso di commissionare uno studio ad Ambrosetti che coinvolge un centinaio di ceo per capire come intendono affrontare la sfida”. L’indagine andrà avanti per un anno ma da una primissima ricognizione svelata in occasione dell’evento di Cernobbio è già emerso che il 77% dei ceo è convinto che l’intelligenza artificiale possa costituire un’arma importante di crescita e produttività aziendale, ma oltre la metà del campione (il 51%) ritiene che non ci sia ancora sufficiente conoscenza e consapevolezza delle potenzialità legate alla nuova rivoluzione. “A maggio avremo un quadro più chiaro e sarà nostra cura comunicare dati più precisi”, ha annunciato Arienti.
La numero uno di Sap Italia ha voluto anche dire la sua in merito alle stime riguardanti la perdita di migliaia di posti di lavoro a seguito della “robotizzazione” dell’industria manifatturiera e anche di quella dei servizi. “I futurologi si sono scatenati con visioni apocalittiche. Sap è un’azienda che ha l’innovazione nel suo dna e ci teniamo a mantenere un approccio più realistico che esalti la sinergia uomo-macchina. Si parla dell’ipotesi che vadano in fumo migliaia di posti di lavoro, ma dobbiamo essere consapevoli del fatto che migliaia se ne sono già persi in tempi non sospetti ossia non di certo a causa dell’intelligenza artificiale. E bisogna anche considerare che ci sono molte attività – come ad esempio i lavori ripetitivi o rischiosi – che è bene vengano svolte da macchine e non da uomini in nome del benessere dell’essere umano e che invece molte attività inedite nuove dovranno essere svolte dall’uomo”. A tal proposito il caso Amazon Go, ossia il “negozio” intelligente e senza cassieri: stando a quanto emerso durante il convegno i posti di lavoro che si stanno creando soprattutto a livello di gestione dell’operatività mostrano un saldo positivo nonostante siano spariti i cassieri.
Arienti ha ricordato l’opera di Alan Turing “Can machine think?” del lontano 1950: “Già 70 anni fa era stata predetta l’intelligenza artificiale, che di fatto si traduce in ‘agenti’ intelligenti in grado di capire il contesto in cui si opera con l’obiettivo di interagire in maniera positiva, e ribadisco positiva, con gli esseri umani”. Dati alla mano Arienti ha anche citato le stime di Pwc relative all’impatto economico dell’intelligenza artificiale: entro il 2030 si prevede un giro d’affari di 15,7 trilioni di dollari, 2,9 trilioni già nel 2021 con la Cina a fare la parte del leone con una crescita stimata del 26%. “Sap da tempo punta sull’intelligent enterprise e investiremo molto in questa direzione. L’intelligenza artificiale e le tecnologie associate – ha concluso Arienti – devono far riflettere i manager e i ceo sul futuro delle imprese con l’obiettivo di aumentare e migliorare la qualità del business”.