Pur destinando in media il 40-45% del proprio fatturato alle operazioni di procurement, la maggior parte delle aziende non è ancora in grado di gestire con efficienza l’area acquisti. A dirlo è la ricerca “The Future of Spend Management: Approaches, Opportunities, and Challenges in a Digital World”, condotta a livello globale da Idc coinvolgendo 800 responsabili di spend management in quattro regioni: il 90% degli intervistati ha dichiarato che esistono margini di miglioramento per controllare più accuratamente i propri livelli di spesa, mentre il 95% del campione ha dichiarato di essere propenso a investire e implementare una piattaforma di Intelligent Spend Management entro due anni, per favorire un processo più connesso, agile e trasparente. Le ragioni alla base di questo indirizzo? “Il 53% dei rispondenti lamenta la mancanza di integrazione tra le piattaforme necessarie a gestire i workflow del procurement, mentre il 47% spiega che non esiste un processo end-to-end in grado di acquisire automaticamente i dati prodotti per creare i report: alla fine bisogna passare sempre su Excel. In definitiva, i buyer in azienda oggi spendono fino all’80% del tempo passato in ufficio su task fondamentalmente inutili”. A parlare è Fabrizio Fassone, da poco nominato Head of Intelligent Spend Group di Sap Italia e Grecia. Fassone ha la responsabilità di guidare la strategia e il posizionamento della business unit di Sap Ariba e Sap Fieldglass, ed è stato in occasione di un incontro tenutosi oggi a Milano che il manager si è presentato alla stampa specializzata per illustrare i risultati della ricerca – sponsorizzata dalla stessa Sap – e per delineare la roadmap con cui la divisione, nata in seguito all’acquisizione nel 2014 di Fieldglass, affronterà il mercato.
La risposta di Sap: una soluzione end-to-end basata su Ariba e Fieldglass
“Bisogna innanzitutto precisare che quelle che proponiamo sono entrambe soluzioni in Cloud, ed è uno dei motivi per cui ho accettato questo incarico: mi piace esserci nel momento in cui le cose stanno cambiando, con l’opportunità di contribuire attivamente alla trasformazione in atto”, ha spiegato Fassone. “Il Cloud è parte integrante del cambiamento che stanno affrontando i nostri clienti: l’affermazione della cosiddetta Experience economy porta le imprese a concentrarsi non solo sui prodotti, ma anche sulla customer experience e sul modo in cui si esprime la forza lavoro, connettendo operations ed esperienza del cliente in un ciclo che dà poi origine a ciò che in Sap definiamo intelligent enterprise. Come evidenziato dalla ricerca Idc, esiste un grosso elemento di insoddisfazione nel processo collaborativo, non solo tra chi gestisce in prima persona le attività di procurement, ma anche tra tutti gli altri attori coinvolti nelle procedure. Al di là della user experience non ottimale, il rischio principale per le aziende che fanno business intelligence è la moltiplicazione della base dati, che si ripercuote poi sulla loro validità”.
La risposta di Sap a questo problema sono le due suite end-to-end che, ha garantito Fassone, permettono di governare in modo semplice l’intero processo di acquisto, dalla definizione delle generalità e delle caratteristiche dei fornitori alle interazioni con il catalogo, passando per la gestione dei contratti, fino al riscontro della fattura. In questo senso Ariba e Fieldglass sono due facce della stessa medaglia. La prima piattaforma, infatti, è dedicata agli acquisti diretti e indiretti, con la possibilità di collegarsi a un network che conta circa 4,4 milioni di supplier inseriti nel database offerto da Sap ai propri clienti. “Una suite che godendo di un’architettura Cloud porta le imprese a standardizzare i processi, ma che al tempo si configura come una soluzione aperta, da estendere e sviluppare con applicazioni su misura”, ha precisato Fassone.
Un nuovo approccio all’outsourcing
Fieldglass invece consente di monitorare e orchestrare i servizi professionali acquistati in outsourcing e i contratti con i collaboratori. “La principale problematica che si porta dietro la gestione di questa workforce è che nella maggior parte dei casi non è visibile. Le aziende sanno tutto sui propri dipendenti, mentre rispetto ad altre forme di collaborazione le informazioni sono poche e frammentate. Fieldglass, in altre parole, consente a tutti i dipartimenti aziendali coinvolti nei processi di outsourcing di rispondere a domande come: chi sono le persone che lavorano per l’organizzazione? Dove si trovano e che attività svolgono esattamente? Sono risorse certificate? Quanto paga l’azienda per i servizi che erogano e qual è il ritorno sugli investimenti?”
Se il concetto di smart procurement è già affermato anche nel mercato italiano (e lo testimoniano le referenze che Sap può vantare: da Amadori a Piaggio, passando per Telecom Italia), quello alla base di una soluzione come Fieldglass ha bisogno ancora di trovare il riscontro adatto. “Al momento la sfida principale è identificare in azienda gli interlocutori giusti per proporre questo tipo di approccio”, ammette Fassone. Ma sono ottimista: d’altra parte è una soluzione che oltre ad avere poca concorrenza sul mercato, offre diversi spunti interessanti da sviluppare”.