Si è riunito 28 volte, ha tenuto oltre 50 tra audizioni procedimentali e incontri informali. Ha ricevuto 3 segnalazioni formali dagli Operatori alternativi e avviato altrettanti procedimenti istruttori. Ha adottato 58 determinazioni e rivolto a Telecom Italia diverse raccomandazioni specifiche. Questo in estrema sintesi il bilancio di fine mandato dell’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di Telecom Italia – insediatosi nel 2012 – e presieduto da Antonio Sassano e nel cui Board siedono Marco Lamandini e Michele Polo.
“Nel corso degli anni molte sono state le innovazioni regolamentari e normative che hanno fatto assumere nuovi indirizzi alle politiche degli Organi di governo legati alla digitalizzazione del Paese. Da ultimo il varo dei Piani nazionali Banda Ultralarga e Crescita Digitale per il perseguimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale da parte del Governo”, ha sottolineato Sassano in occasione della presentazione della Relazione 2015 in cui ha auspicato che “l’impegno e gli sforzi di questi tre anni abbiano contribuito a consolidare il ruolo dell’Organo di vigilanza quale garante indipendente del rispetto dei principi di parità di trattamento e non discriminazione e quale affidabile interlocutore delle Istituzioni e degli operatori”. In un contesto “mutevole” oltre ad assicurare il presidio e il controllo del rispetto dei principi di non discriminazione e parità di trattamento da parte di Telecom Italia – ha detto Sassano – “l’Odv si è fatto portatore di nuove proposte di adeguamento del modello di equivalence che hanno trovato accoglienza nell’ambito della recente consultazione pubblica dell’Autorità sull’analisi dei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa”.
I KO del processo di delivery
Una tematica che ha impegnato il Consiglio sin dal suo insediamento è stata quella delle analisi delle cause e degli effetti dei rifiuti opposti da Telecom Italia agli ordinativi di lavoro sui servizi rame degli Olo (c.d. “KO wholesale”). “In termini assoluti, il meccanismo di elaborazione degli ordinativi di lavoro mostra sostanziali segni di miglioramento rispetto al passato. Questi miglioramenti riguardano sia gli ordini degli Olo che Retail: il lavoro di verifica della qualità e di bonifica delle banche dati condotto in questi anni, unitamente all’introduzione del Nuovo Processo di Delivery, ha consentito il raggiungimento di una maggiore efficienza complessiva del processo nelle interazioni tra Telecom Italia e gli operatori alternativi”, puntualizza Sassano. Ma permangono margini per ulteriori miglioramenti, evidenzia il presidente: “L’attento esame delle causali di scarto ha infatti evidenziato la sostanziale riduzione dei KO generati dalle verifiche formali, e il concentrarsi delle problematiche residue sulle interazioni con la clientela finale e, prevalentemente, sulle lavorazioni di impianti costruiti su linee non attive”. “Le future ottimizzazioni potranno essere ottenute migliorando ulteriormente la qualità dei dati e dei processi di Telecom Italia ma anche, con la collaborazione di tutti gli attori del mercato, attraverso un pieno e corretto utilizzo delle banche dati messe a disposizione da Telecom Italia”.
La soluzione che l’OdV propone oggi a Telecom Italia e agli Olo, per ottenere equivalenti livelli di performance, è quella di unificare i metodi di utilizzo dei database messi a disposizione da Telecom Italia attraverso un meccanismo di certificazione on-line degli ordini (ad es. con l’utilizzo di web services) che abiliti una pre-verifica della correttezza dei dati, prima del loro inoltro a Telecom Italia.
Un’ulteriore soluzione proposta, in grado di ridurre in maniera consistente le cause di scarto di ordini, è l’adozione, da parte dell’Autorità, di strumenti regolatori idonei a favorire richieste di servizi su linea attiva e disincentivare, al contrario, le richieste ingiustificate di linee non attive che, come sopra detto, comportano strutturalmente e intrinsecamente interventi tecnici invasivi a casa del cliente con conseguenti maggiori rifiuti.
L’Organo di vigilanza completerà, nel 2015 – annuncia Sassano – l’analisi delle cause di scarto opposte agli ordinativi di lavoro esaminando i dati relativi alla rete di Nuova Generazione ed in particolare all’offerta Wholesale di servizi in fibra.
Il modello “proxy” della rete di Telecom Italia
L’Organo di vigilanza ha fornito il suo contributo operativo al dibattito sul tema dell’equivalence, proseguendo la realizzazione di un modello “proxy” delle rete di accesso di Telecom Italia, con lo scopo di monitorare in modo più efficace la qualità delle informazioni messe a disposizione degli Olo. “Abbiamo quindi elaborato tale modello utilizzando le informazioni e i dati contenuti nel Portale Internet della Funzione Wholesale in modo da associare le circa 140.000 sezioni di censimento ISTAT ai circa 150.000 armadi di strada e alle oltre 10.400 centrali di Telecom Italia”.
Il modello di equivalence e la proposta di revisione dell’Autorità
Secondo i critici – sottolinea Sassano – l Equivalence of Output è strutturalmente inferiore ad un modello di equivalenza ottimale, che veda tutti gli operatori, Telecom Italia Retail compresa, acquistare tutti i servizi da un unico fornitore Wholesale. In questo modello, per forza di cose, tutti gli operatori accedono alla rete utilizzando gli stessi processi e gli stessi sistemi con un modello di equivalenza che viene detto di Equivalence of Input. “Non è certo compito dell’Organo di vigilanza esprimere preferenze circa il modello di equivalence da adottare. Tuttavia, la nostra posizione in prima linea nella misura della parità di accesso e l’occasione dell’ultima relazione annuale di questo Consiglio suggeriscono l’opportunità di proporre un nostro contributo di idee a questo dibattito”. Già lo scorso anno l’Odv aveva espresso l’auspicio che l’Autorità potesse procedere ad un aggiornamento del modello di equivalenza vigente, revisione tesa al rafforzamento degli Impegni, così da poter rendere più efficaci gli strumenti posti a tutela del rispetto della parità di trattamento. “Insomma, passare a quello che avevamo definito un modello di Equivalence of Output rafforzato”. Si trattava – e si tratta – di interventi mirati, ad esempio, ad accrescere la trasparenza dei processi di delivery e di assurance, la correttezza e completezza delle informazioni sulla struttura e sullo sviluppo della rete fissa di accesso (inclusa la NGAN), nonché l’efficacia degli indicatori della parità di accesso (KPI e KPO inclusi). Ritenevamo inoltre che, alla luce del nuovo scenario regolamentare, competitivo e tecnologico emergente, anche le regole di governance dell’OdV meritassero di essere aggiornate, allo scopo di rendere ancora più efficace ed efficiente l’azione svolta”.
La parità di accesso alle reti di nuova generazione
Si apre ora una nuova fase regolamentare, dove nuovi principi modelleranno altrettante nuove dinamiche e rinnovati equilibri si consolideranno sino al 2017. “Il passaggio da una Rete Legacy tutta in rame ad una rete di Accesso di Nuova Generazione tutta in fibra fa emergere nuove problematiche per quanto riguarda il tema della parità di accesso. È nostra opinione che questo complesso scenario di transizione richieda un’analisi approfondita e risposte non superficiali. Anche la valutazione di quale sia il modello di equivalenza più appropriato tra Equivalence of Input ed Equivalence of Output per garantire la parità di accesso in questa fase di transizione richiede ragionamenti in grado di cogliere la complessità del processo di transizione tecnologica”.
LA RELAZIONE COMPLETA
IL DISCORSO DEL PRESIDENTE ANTONIO SASSANO
LE SLIDE DELLA RELAZIONE