Satelliti e intelligenza artificiale insieme per costruire la prima mappa completa della povertà nel mondo. Dallo spazio riescono a stimare il reddito e i consumi delle persone che vivono in regioni dove mancano dati ufficiali, come quelle devastate dalla guerra. A mettere a punto il sistema è stato il gruppo guidato da Neal Jean, dell’Università di Stanford, il cui lavoro è pubblicato sulla rivista Science.
Per definire le politiche di sostegno alle regioni povere o pianificare la necessità di infrastrutture basilari, governi e organizzazioni umanitarie hanno bisogno di informazioni, dati quantificabili necessari per assegnare nuove risorse. Ma avere questi dati è spesso un serio problema, soprattutto nei Paesi più poveri come quelli che si trovano in Africa. Qui, secondo la Banca Mondiale, solo 20 nazioni su 59 hanno condotto, nel corso del decennio 2000-2010, più di 2 indagini per avere un quadro completo della situazione interna. A stacolare la disponibilità dei dati sono soprattutto la scarsità di soldi per promuovere l’indagine e i conflitti armati. Il risultato è quello di veri e propri buchi nelle mappe della povertà, concentrati nelle nazioni meno sviluppate.
Se però le informazioni ‘in situ’ sono difficili da ottenere, molto più facile è averle dallo spazio, dove quotidianamente satelliti dedicati proprio allo studio del nostro pianeta sorvolano ogni punto del globo raccogliendo immagini di ogni tipo, dalle foto ad altissima risoluzione sia di giorno che di notte, alle immagini riprese in diverse lunghezze d’onda: un’enorme mole di dati che viene distribuita, spesso gratuitamente, a chi ne fa richiesta.
L’idea dei ricercatori è stata quindi quella di usare i satelliti per combattere la povertà. Per farlo hanno sviluppato un software capace di analizzare i dati in maniera intelligente e individuare i ‘segni’ per misurare la povertà visibili dallo spazio, come le condizioni delle strade, dei tetti delle case, la cura dei campi agricoli e l’uso dell’illuminazione notturna. Il nuovo approccio ha permesso di ottenere mappe estremamente accurate che, sperano . gli autori della ricerca, potranno aiutare politici e organizzazioni umanitarie a monitorare costantemente le regioni povere e a pianificare al meglio le loro strategie di intervento.