“Sono sicuro che Vivendi non lascerà”. Lo ha detto il magnate egiziano Naguib Sawiris, presidente e ceo di Orascom, a margine del Forum Med, a proposito del nuovo assetto societario di Telecom Italia e dell’assemblea dei soci dell’operatore in programma per martedì 15 dicembre. Quanto al rincorrersi di indiscrezioni che avevano ultimamente indicato l’ex patron di Wind come possibile investitore in Telecom Italia subentrando ai francesi, che detengono il 20,1% della società, Sawiris ha risposto: “Io sono già fuori dalla questione in modo convinto. Amo l’Italia, ma al momento non vedo opportunità qui. Il mercato delle tlc, così come lo vedete, è saturo: da qui la tendenza a fusioni e accorpamenti. Penso che la mia carriera nelle telco sia finita”.
Intanto né Xavier Niel, l’imprenditore francese che ha una posizione lunga in Telecom Italia per il 15%, né Jp Morgan, che ha appena dichiarato di avere una altrettanto posizione lunga per il 10,134%, sono attesi all’Assemblea in programma il 15 dicembre. I due azionisti forti dopo Vivendi (in quota con il 20,1%), stando a indiscrezioni di stampa, si terranno fuori da quella che si annuncia come un’Assemblea di fuoco in cui il socio di maggioranza rischia di essere “schiacciato” dal voto contrario sulla proposta di ampliamento da 13 a 17 membri nel cda di Telecom per aggiudicarsi quattro poltrone ed essere rappresentata con le massime cariche, ossia Arnaud de Puyfontaine (ceo della stessa Vivendi ), Stephane Roussel, Hervé Philippe e Felicité Herzog (questa la seconda proposta sul piatto).
Nonostante il cda di fine novembre di Telecom abbia ritenuto “legittima” la richiesta della società capitanata da Vincent Bolloré in realtà in questi giorni la questione è montata al punto che l’Assemblea del 15 potrebbe passare alla storia per un’affluenza al voto da record. Stando a quanto riferito da alcuni proxy advisor – sulla base delle registrazioni al voto al 4 dicembre – all’Assemblea potrebbe essere dunque rappresentato quasi il 60% del capitale. Proprio i proxy advisor sono fra i contrari alla proposta di Vivendi: Glass Lewis, Frontis, Pirc e Iss hanno infatti consigliato ai propri clienti di votare contro. Sempre stando a indiscrezioni di stampa Vivendi avrebbe voluto uscire dall’impasse ritirando la propria proposta di allargamento del board proprio per non trovarsi sconfitta al momento del voto. Ma formalmente l’ordine del giorno non è più modificabile.
Oltre all’allargamento dei membri del cda e alla nomina dei quattro rappresentanti di Vivendi all’ordine del giorno dell’Assemblea della prossima settimana c’è anche la conversione delle azioni di risparmio in ordinarie, che per passare dovrà essere approvata a maggioranza dei due terzi.