L’Agcom va avanti con l’approvazione del Piano nazionale di
assegnazione delle frequenze digitali: come si legge sul Sole 24
Ore, un’informativa sarà discussa nella riunione di venerdì del
Consiglio. Potrebbe essere quella definitiva per arrivare
all’approvazione del piano entro poche settimane. C’è tuttavia
un ostacolo da superare: il fuoco di sbarramento scatenato dalla
Rai.
La Rai, ricorda Il Sole, ha respinto una prima ipotesi avanzata a
dicembre: quella di trasmettere il suo multiplex principale, dove
ha collocato le sue emittenti generaliste, su una sola frequenza
per ogni area territoriiale (ipotesi peraltro avversata anche dalle
tv locali). La Rai ha due obiettivi: coprire il 99% del territorio
con il primo multiplex di servizio pubblico e poter decomporre tale
rete per trasmettere i diversi tg regionali, come prescrive la
legge. Per questo, nel Lazio e nella Campania, si è fatta
assegnare quattro e cinque frequenze solo per la prima rete
digitale. Si cerca un’ipotesi che assicuri alla Rai la copertura
del territorio, rispettando però il principio dell’uso razionale
delle frequenze, al contrario di quanto successo nel Lazio.
Tra le possibilità prese in considerazione, c’è quella di
assegnare quattro frequenze nazionali alla Rai, che però dovrebbe
rinunciare a quella per sperimentare la tv mobile in Dvb-h. La Rai
vuole almeno due delle quattro frequenze nella banda Uhf ed è
contraria ad averne tre su quattro in Vhf (dove c’è meno
capacità trasmissiva). Insomma, la Rai chiede dei canali precisi e
l’accordo con l’Agcom non sembra facile da raggiungere.
Accordo trovato invece con il governo per il nuovo contratto di
servizio, visionato in anteprima da Il Fatto Quotidiano, che lo
definisce una "gentile concessione all’esecutivo"
sintetizzandolo così: sottomissione al governo, canale per il
Parlamento, impoverimento di RaiTre, collaborazione con la
Protezione civile, contraddittorio e comitato per la censura,
finanza creativa. L’accordo definitivo tra le parti, vincolante
per i prossimi tre anni, sarà ufficiale a metà febbraio e andrà
in vigore a marzo: Il Fatto Quotidiano ha letto la bozza, il testo
di partenza della trattativa.
Quanto alle questioni giuridico-finanziarie, il viceministro con
delega Paolo Romani ha deciso che “la Rai può svolgere attività
commerciali in regime di concorrenza con modalità che evitano il
finanziamento incrociato”. Ovvero: i soldi del canone andranno da
una parte, osserva il quotidiano diretto da Padellaro, gli altri
confluiranno in una società terza. Infine, la beffa: la Rai
rifiutato 350 milioni di euro in sette anni da Sky per la
trasmissione sul satellite, ma adesso – per dettame dell’Agcom
– ordina di “limitare al massimo il criptaggio e consentire la
forma gratuita”. “Sky non paga, e ringrazia. Questo sì che è
contraddittorio”, commenta Il Fatto Quotidiano.