“Google sta dimostrando che la propria idea di etica è più vicina al potere che al benessere delle persone. Una posizione in contrasto con i valori fin qui sostenuti dalla compagnia”. E’ uno dei passaggi della lettera di protesta con cui 1.300 persone fra le quali esponenti del mondo scientifico, dipendenti Google e esperti di tecnologia chiedono l’immediata rimozione di Kay Cole James, recentemente nominata dall’azienda nel board della Advanced Technology External Advisory Council incaricata di occuparsi dei principi etici nello sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Kay Cole James, direttrice del think tank ultraconservatore The Heritage Foundation, ha espresso pubblicamente la propria avversione per trans, comunità Lgbt e immigrati: è già stata presa di mira negli Usa per le posizioni a favore del muro ai confini con il Messico voluto dal presidente Trump.
La protesta riguarda anche la possibilità che le opinioni conservatrici della Cole possano riflettersi nelle impostazioni dei sistemi basati sull’Intelligenza artificiale con danni per il rispetto dei diritti umani.
La commissione è stata presentata da Google lo scorso 26 marzo, e la sua istituzione segue di qualche mese la pubblicazione di una vera e propria carta dei principi etici dell’azienda nello sviluppo della AI, che a sua volta arrivava sulla spinta delle polemiche suscitate dalle collaborazioni dell’azienda in diversi ambiti militari. Qualche giorno fa Google già stata protagonista di una polemica simile per la presenza nello store di una app per la ‘terapia di conversione’ dei gay poi rimossa.
Parole dure anche da Luciano Floridi professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford che fa parte dell’Advanced Technology External Advisory Council di Google:: “Dimettersi potrebbe essere l’unica soluzione in futuro, se non riuscirò a esercitare un’influenza positiva. Qualsiasi forma di humanfobia, omofobia e transfobia incluse, è troppo seria per non essere combattuta inesorabilmente da nessuna parte e ogni volta che la individuiamo, dobbiamo curarla come un’infezione”.