L'INTERVISTA

Scorporo rete Tim, Nicita: “Con l’integrazione verticale resta il conflitto d’interesse”

Il progetto di separazione societaria oggetto della consultazione pubblica non risolve tutti i problemi di natura concorrenziale. Ma la partita resta aperta. Il commissario Agcom chiarisce il quadro

Pubblicato il 20 Gen 2019

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Agcom ha “bocciato’” il piano di separazione societaria di Tim? Dopo gli articoli pubblicati su alcuni dei principali quotidiani, il commissario Antonio Nicita, relatore – insieme con il presidente Angelo Marcello Cardani – dello schema di provvedimento (“Analisi coordinata di accesso alla rete fissa ai sensi dell’articolo 50/ter del Codice delle Comunicazioni) ancora in consultazione e in cui un capitolo è dedicato al progetto di separazione presentato da Tim (il dettaglio è a pagina 48 del provvedimento da oltre 450 pagine), fa luce sulla questione e spiega come stanno le cose.

Nicita, dunque Agcom ha “bocciato” la proposta?

Non direi cosi. Agcom ha apprezzato il piano in quanto certamente migliorativo rispetto alla situazione odierna, sotto il profilo della trasparenza e della parità di trattamento. Ma ha precisato che gli effetti positivi non si tradurrebbero in una riduzione prospettica dell’onere regolatorio se non per ambiti molto limitati nel controllo della non discriminazione quantitativa e qualitativa.

Quindi il piano di separazione non è idoneo a eliminare la posizione dominante di Tim sul mercato dell’accesso.

Credo che questo sia stato sempre ben chiaro. La regolazione pro-concorrenziale è frutto del conflitto d’interesse in capo all’operatore dominante verticalmente integrato e titolare della risorsa infrastrutturale essenziale. Fino a quando resterà l’integrazione verticale esisterà il conflitto d’interesse e dunque la necessità di una regolazione pro-concorrenziale.

Ma questa condizione resta immutata anche in presenza di un nuovo entrante nel mercato wholesale, come Open Fiber?

Si per due ragioni. Intanto perché per essere uno strumento di disciplina credibile della dominanza di Tim sul mercato nazionale, l’entrata di Open Fiber ha bisogno di strutturarsi in modo omogeneo sul territorio per i prossimi tre anni. Inoltre perché Tim può utilizzare una doppia leva wholesale-retail  per strategie di pre-emption dei concorrenti.

Può fare qualche esempio?

Tim, come operatore dominante verticalmente integrato, può oggi decidere selettivamente se fidelizzare i concorrenti alla propria rete, rendendo la vita difficile a Open FIber nel territorio in cui essa è presente, oppure adottare strategie opposte di mantenimento di prezzi massimi in aree in cui OF non è presente. Occorre gestire bene questa transizione, evitando sia fenomeni di digital divide che di sovrainvestimento inefficiente. L’analisi di mercato proposta tiene conto delle differenze territoriali.

Ma una separazione di Tim con la nascita di una società terza come verrebbe vista dall’Autorità?

Il nuovo articolo 50ter del Codice delle Comunicazioni contempla il caso di una proposta volontaria di separazione con aggregazione da parte di Tim. In quel caso Agcom valuterà l’impatto pro-concorrenziale e la sostenibilità.

Nell’indagine congiunta Agcom-Agcm del 2014 si spiegava però che una società terza separata, sarebbe una importante novità ben vista dalle due autorità.

Nell’indagine si analizzavano vari modelli stilizzati e si spiegava che una società terza separata, per quanto monopolista nel mercato wholesale, eliminerebbe alla radice i conflitti di interesse, producendo effetti pro-concorrenziali nel mercato retail ed evitando fenomeni di duplicazione inefficiente degli investimenti. Naturalmente, sono gli azionisti di Tim e il mercato che devono valutare la sostenibilità economica di una tale ipotesi, come di ipotesi simili di graduale convergenza, quali ad esempio co-investimento, co-sharing, ripartizione territoriale e così via, tutte ipotesi da sottoporre al giudizio delle autorità competenti.

L’Analisi di mercato Agcom ha comunque definito prezzi e rimedi al di là del progetto di separazione presentato da Tim.

Nell’attuale proposta in consultazione, la mera separazione societaria presentata potrà incidere nel tempo solo su misure di non discriminazione. Tra le misure oggi proposte ci sono: una spinta alla fibra sia attraverso la griglia dei prezzi d’accesso che incentivando switch off volontario del rame; l’esclusione dell’area di Milano dagli obblighi per Tim; una possibile declinazione geografica dei rimedi in capo a Tim.

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