Gli adolescenti italiani che frequentano le nostre scuole sono promossi nella capacità di relazionarsi con altre culture, probabilmente grazie anche alla crescente presenza in classe di adolescenti di nazionalità diverse, la capacità di lavorare in gruppo e soprattutto nell’utilizzo della tecnologia e degli strumenti informatici.
Questo il principale dato che emerge dalla ricerca “Generazione Inoccupati? No grazie”, edizione 2014 dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca (www.scuoleinternazionali.org), promosso da Fondazione Intercultura e Fondazione Telecom Italia (dati elaborati da Ipsos) e giunto al suo sesto anno. Lo studio è stato presentato a Milano presso la sede dell’Assolombarda davanti ad una platea di addetti ai lavori della scuola e 500 studenti degli istituti superiori.
Tra gli effetti della tecnologia nella vita degli studenti, emerge dall’indagine una più alta predisposizione ad informarsi e ad aggiornarsi nonché a sviluppare una maggiore propensione a ragionare in termini globali. Inoltre, uno studio dell’Ocse delineava già nel 2006 un trend in atto che evidenziava come gli alunni che usavano regolarmente un computer ottenessero in generale dei risultati migliori nelle principali materie, rispetto a quelli che avevano solo un’esperienza limitata delle tecnologie informatiche: nel 2012 l’indagine realizzata per Intercultura confermava la tendenza. Allo stesso tempo gli strumenti “innovativi” stanno arrivando sempre più a disposizione di tutte le fasce di reddito secondo un processo di democratizzazione dell’innovazione che può quindi aprire maggiori opportunità per tutti.
La possibilità di accesso alla tecnologia a scuola è vista tuttavia dagli studenti ancora modesta; la situazione migliora invece all’università, anche se è considerata meno tecnologica rispetto a quella dei principali Paesi Europei. Sul tema della tecnologia a servizio dell’internazionalizzazione e dell’insegnamento ha in particolare posto l’accento Marcella Logli, Segretario Generale di Fondazione Telecom Italia: “La generazione dei nativi digitali – commenta – avrà sempre più il ruolo di guida nel mondo delle nuove tecnologie, soprattutto nella scuola e nell’istruzione.
Particolarmente rilevante che questa indagine confermi l’intuizione che tecnologia e propensione all’internazionalizzazione vanno assieme, anche nel mondo dell’educazione: gli istituti scolastici ed universitari più aperti all’internazionalizzazione risultano infatti essere tra quelli più tecnologici. Siamo così convinti che una spinta all’uso delle nuove tecnologie, da parte degli studenti e degli insegnanti del nostro Paese, possa arrivare dagli scambi internazionali per i nostri ragazzi in luoghi dove queste iniziative fanno parte della quotidianità. L’innovazione può rendere vivo ed accrescere il grado di internazionalità, mentre un’esperienza diretta all’estero durante gli anni scolastici certamente favorisce le relazioni ed il confronto tra modelli culturali e didattici differenti”.
Lo studio mette inoltre in luce la crescita del desiderio di internazionalizzazione nelle scuole italiane: nel 2014 7.300 studenti delle scuole superiori si sono recati all’estero con un programma di studio di lunga durata, con un aumento del 55% rispetto solo a 3 anni fa. 3.200 adolescenti di tutto il mondo hanno scelto l’Italia per trascorrere alcuni mesi di scuola della propria formazione didattica e culturale (+14% dal 2011). Più di due terzi degli istituti superiori italiani (68%) hanno aderito a un progetto internazionale (nel 2011 erano uno su due). In breve, finalmente un passo in avanti sulla scala dell’indice di internazionalizzazione che misura l’apertura delle nostre scuole al confronto con l’estero, rimasto stagnante dal 2009 a 37 punti e che invece nel 2014 raggiunge quota 41.