Per violare il registro di classe digitale “basta un semplice programmino e tre minuti liberi sul pc del docente. Oltre, ovviamente, alla volontà di truffare”. La notizia è stata pubblicata oggi dal Corriere della Sera, che racconta l’esperienza del marito di una docente delle medie superiori, che sarebbe riuscito a intrufolarsi e a poter manipolare voti, assenze e informazioni sugli studenti.
Introdotto nelle scuole italiane con la decisione del Governo Monti, il registro elettronico è entrato in 1.300 istituti italiani con l’anno scolastico in corso, e ha lo scopo “di mettere i professori in condizione di gestire con il pc la programmazione e le attività didattiche”.
Il punto debole del sistema analizzato starebbe nel fatto che le credenziali dei docenti verrebbero trasmessi in rete “in chiaro”, senza essere protette da nessun sistema di criptaggio, a differenza di quanto succede per i sistemi, ad esempio, di home banking.
“Per mettere le mani sul registro del prof in formato digitale – si legge sul Corsera – è sufficiente che alunno e docente stiano utilizzando la stessa connessione a Internet, ossia ad esempio il wi-fi della scuola. Dopo che l’alunno truffaldino si è dotato di un particolare programma e dopo che ha avuto accesso al Pc del docente (anche per pochi minuti), il suo computer diventa una finestra aperta sulle attività di quello che fa il professore sul registro elettronico”.
Il problema riguarderebbe il 10-11% degli istituti che hanno adottato il nuovo registro, quelli che hanno una rete wi-fi condivisa per studenti e docenti, e potrebbe essere risolto con un semplice protocollo di sicurezza. “Ma rimane la brutta sensazione di superficialità – conclude il Corriere della sera – che ha portato il registro a perdere l’aura di ‘libro proibito’ nella sua forma fisica, per diventare una bacheca pericolosamente aperta nella versione digitale”.