Se ci capiterà di vedere un tizio molto concentrato sul suo
iPhone, non è detto che stia inviando teneri Sms oppure che stia
giocando. È possibile che stia sniffando l’aria intorno per
individuare sostanze pericolose. La nuova frontiera della sicurezza
prevede reti di sensori per rilevare minacce chimiche, biologiche e
nucleari. La Nasa e il Pentagono Defense Threat Reduction Agency
(Dtra) sono capofila di questa ricerca che ha come obiettivo di
dotare gli operatori di un unico palmare per rilevare le sostanze
pericolose. Ciò deve avvenire senza costi esorbitanti e con un
grado di affidabilità elevato, perché un falso allarme può
essere altrettanto pericoloso di uno vero.
Lo scoglio da superare è la miniaturizzazione. La capacità di
“sniffare” più sostanze chimiche esigerebbe la disponibilità
di un materiale sensibile per ogni molecola da individuare. Le
nanotecnologie al carbonio sembrano offrire buone possibilità di
riuscita. La Nasa li chiama Chem-Bio-Rad nano sensori. Finora sono
riusciti a installare 256 nano sensori su un chip di un centimetro
quadrato. La quantità dei sensori deve essere ridondante, come
richiede l’imprevedibilità della minaccia. I risultati sono
stati ottenuti con i nano tubi al carbonio. La Nasa aveva
sviluppato da tempo questi studi, tenendo conto della
miniaturizzazione e del risparmio di energia. Il punto di arrivo
finale sarà un nanosensor Cell Phone, integrato in una rete di
rilevamento. Il modulo sensore è leggero, richiede circa 40
milliwatt di potenza e, secondo le prime notizie, non impone
modifiche all’iPhone. La Nasa ha sviluppato l’applicazione per
l’iPhone che trasmette i dati attraverso la rete 3G o Wi-Fi.