L’ultimo round di finanziamento pre quotazione in borsa ha segnato una valutazione record per l’app che gestisce, in giro per il mondo, il business dei taxi privati. Secondo i fondi di private equity Uber, che offre servizi in 250 diverse società di 50 paesi, vale 41 miliardi di dollari. Se fosse quotata a Piazza Affari sarebbe fra i principali titoli per capitalizzazione.
Una nuova bolla creata dal binomio mobilità-app? Lo stabiliranno i fatti, certo resta che tutti i nuovi servizi connessi con la mobilità cittadina hanno creato originali business. Anche per i grandi gruppi tradizionali.
Si prenda, ad esempio, il caso del car sharing Enjoy lanciato da Eni poco più di un anno fa. Prima a Milano, poi a Roma è diventato possibile prenotare ed utilizzare delle Fiat500 per muoversi low cost. Un servizio appcentrico, il primo al mondo con questa caratteristica visto che perfino lo sportello dell’auto è aperto via mobile. È stato uno dei successi del 2014, nonostante la recessione italiana abbia fatto scendere il Pil quasi del 2%. Più di 200mila persone hanno scaricato la app e si sono registrate al servizio. Quanto vale, allora, Enjoy se Uber è prezzato 41 miliardi? Esercizio non facile perché il car sharing è una piccola divisione di business della multinazionale petrolifera e in quanto tale fatica a rendersi visibile agli analisti. Significa che la valorizzazione potenziale di Enjoy non si incorpora nel valore di borsa di Eni.
Eni, infatti, potrebbe lanciarlo in una moltitudine di paesi ed altrettanto facilmente estenderlo nei servizi offerti: non soltanto car sharing ma anche concorrenza diretta ad Uber mettendo a disposizione una rete selezionata di personal driver o anche affiancare alle 500 attuali una seconda flotta di 500 guidate da privati che favoriscano una mobilità con autista per tutti quelli che non gradiscono la guida personale dell’auto.
Insomma Enjoy ha nel suo dna addirittura più geni di quelli che hanno fatto schizzare Uber nell’Olimpo delle startup a maggiore valore. Se Eni decidesse di valorizzare al meglio questo asset, potrebbe ritrovarsi con una società controllata che vale qualche miliardo di euro molto più velocemente di quanto non si pensi. Certo far crescere una startup in un multinazionale il cui core business non è quello della mobilità via app è tutt’altro che facile, perché la cultura dominante non aiuta. Ma Eni, unica compagnia petrolifera al mondo, ha già dimostrato di essere un’eccezione in questa materia. Spinoffare Enjoy potrebbe allora offrire quelle soddisfazioni che gli azionisti del cane a sei zampe hanno visto svanire con il calo accelerato del prezzo del barile.