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Security manager, nel curriculum serve anche l’IoT

Cloud e computer forensics fra le altre “competenze innovative” richieste ai professionisti della sicurezza informatica, il cui ruolo viene ritenuto sempre più strategico dalle aziende

Pubblicato il 08 Mag 2015

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«La superficie di attacco complessivamente esposta dalla nostra civiltà digitale cresce più velocemente della nostra capacità di proteggerla»: si apre così il Rapporto Clusit 2015 sulla Sicurezza Ict in Italia. Non c’è molto spazio per le interpretazioni: i difensori non riescono ad essere abbastanza efficaci.

A fronte di crescenti investimenti in sicurezza informatica, il numero e la gravità degli attacchi continuano ad aumentare. Si stima perfino che due terzi degli incidenti non vengano nemmeno rilevati dalle vittime. In questo scenario, poco rassicurante, la figura del security manager assume un ruolo sempre più strategico. È uno specialista IT noto alle grandi aziende del settore hi-tech e nei Soc (Security Operation Center), ma ancora poco valorizzato nei contesti con minore cultura della prevenzione, piccole imprese e PA.

“È un ruolo che viene spesso ricoperto degli IT manager – spiega Claudio Telmon, consigliere Clusit e consulente di sicurezza informatica – ma che in realtà svolge compiti molto specifici, non di generica amministrazione dei sistemi. Deve infatti garantire la sicurezza del business, le tecnologie impiegate, il rispetto delle norme, la definizione di regole per la protezione degli asset e il monitoraggio degli incidenti in fase di esercizio”

Sebbene il tema della sicurezza tocchi vari ambiti dei sistemi informativi, l’approccio richiede competenze specialistiche. “Molto spesso ci si rifà a prodotti e servizi di mercato, ma ciò che fa la differenza è la corretta mentalità: serve una visione complessiva, coinvolgimento delle funzioni aziendali, un certo modo di pensare da giurista, fortissima preparazione tecnica e la convinzione che l’intelligenza di contrasto deve essere, come le minacce stesse, evolutiva e aggiornata”.

La formazione gioca la sua parte, ma soltanto il tempo e l’esperienza migliorano le competenze operative. Tra le certificazioni professionali consigliabili per svolgere al meglio il mestiere, considerate tra le migliori dagli stessi esperti di cyber security, ci sono Cism e Cissp, oppure le quelle più “istituzionali” come Iso 27001, Itil o Cisa per l’audit dei sistemi o quelle più vicine alla cultura hacker come Ceh-Certified Ethical Hacker.

Com’è il mercato del lavoro per queste figure? “Tutto sommato buono”, racconta Davide Del Vecchio, IS Security Coordinator presso il Soc di Fastweb. “Offre retribuzioni in linea con altre figure del settore, ma patisce una generale scarsa cultura aziendale in tema di sicurezza. È difficile, infatti, trovare occupazione come Information Security Manager: il ruolo è spesso assegnato all’IT manager, ma è percepito comunque come una funzione necessaria. Lo spazio di crescita si trova nelle grandi imprese, soprattutto là dove si supera la cultura dello ‘smanettone’ per inquadrare la funzione in maniera corretta”.

Sotto il profilo della carriera è difficile che un security manager arrivi a coprire una ruolo da dirigente in azienda, ma ha responsabilità crescenti e giocherà in futuro sicuramente un ruolo chiave. “Inizialmente viene inteso soprattutto come un tecnico, che deve saper fare un po’ di tutto, dal penetration testing all’audit sul codice, dalla malware analysis al monitoraggio di rete, ma la sua naturale evoluzione è quella di superare l’approccio puramente tattico, per definire strategie più ampie di prevenzione. Questo sarà sempre più richiesto in futuro nelle aziende di ogni dimensione”.

Le nicchie specialistiche che registrano già oggi un’impennata nella domanda di security manager sono quelle legate all’e-commerce, alla monetica e alla mobility. I fronti aperti che vedranno una crescita di richieste nei prossimi anni sono legati, invece, all’Internet of Things, ai servizi cloud e alla computer forensics.

Dal punto di vista del valore di mercato, secondo il più recente Osservatorio Competenze Digitali realizzato da Agid, Assintel e Assinform l’Ict Security Specialist ha registrato nel 2014 quotazioni retributive medie di 52.200 euro lordi all’anno se inquadrato con la qualifica di quadro e 32.600 euro lordi come impiegato. La Ral aumenta se si opera nella grande azienda (54.000 euro come quadro, 34.800 come impiegato); si ha un’età anagrafica sopra i 50 anni (56.800 euro come quadro, 40.200 come impiegato); sono stati raggiunti i cinque anni d’anzianità professionale (54.100 euro come quadro, 35.300 come impiegato). Non vi è distinzione di salario tra uomini e donne.

Cambia, invece, lo scenario tra imprese Ict e non. Le seconde pagano i security manager, in media, 3.000 euro lordi in più all’anno. Al di là dei costi professionali, ogni security manager, è concorde comunque nel sostenere che il vero prezzo a cui prestare attenzione è quello da pagare in termini operativi, economici e di immagine in caso di scarsa prevenzione e sottovalutazione delle minacce reali.

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