LA RICERCA

Self driving car oltre la tecnologia: niente decollo senza “fiducia”

Studio Intel: la vera sfida sarà “conquistare” i consumatori. Jack Weast: “Le persone ancora spaventate dai robot: servono esperienze interattive che le tranquillizzino”

Pubblicato il 25 Ago 2017

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Le auto robot fanno ancora paura alle persone. A dimostrarlo ci sono i dati di una recente ricerca commissionata da Intel ad AAA sugli Stati Uniti, da cui emerge che il 75% degli americani ha paura di viaggiare su veicoli senza conducente. Questo al di là del giudizio sulle singole tecnologie, anzi anche in presenza di una tecnologia “perfetta”.

“Il futuro dei veicoli senza conducente non ci porterà da nessuna parte se la gente non avrà fiducia – afferma in un post sul blog aziendale Jack Weast, senior principal engineer e chief architect dell’Autonomous driving group di Intel – Un conto è essere trasportati dalle nostre auto autonome di test con un autista di sicurezza al volante, ma presto nessuno occuperà il posto di guida”.

“La prospettiva della tecnologia dei veicoli autonomi è a dir poco allettante- prosegue Weast – Alcuni esperti prevedono che potremo salvare milioni di vite e offrire la mobilità a tutti semplicemente eliminando la presenza umana al posto di guida. Ma la differenza tra la teoria e la pratica si riduce al fatto che le persone sono davvero spaventate dalle auto robot. La buona notizia è che si tratta di un problema risolvibile”.

Qual è quindi la ricetta per stimolare la fiducia dei consumatori? “Riteniamo di poter superare l’apprensione dei consumatori creando un’esperienza interattiva tra auto e persone trasportate che sia informativa, utile e confortevole – sottolinea Weast – In una parola: affidabile. Il nostro team di ricerca sull’esperienza utente ha mostrato questo potenziale in un recente studio sul rapporto di fiducia dei passeggeri delle auto a guida autonoma”.

Cinque le “interazioni di fiducia” che emergono dallo studio, condotto con consumatori che non hanno avuto precedenti esperienze con le vetture senza conducente, invitati a fare un giro sperimentale in cambio del feedback sulla loro esperienza: richiedere un veicolo, iniziare un viaggio, apportare modifiche al viaggio, gestire errori ed emergenze e fermarsi e uscire dal veicolo. “I risultati sono stati unanimi – spiega il manager – Ogni singolo partecipante ha sperimentato un enorme incremento del livello di fiducia dopo aver completato il viaggio. Anche coloro che si sono presentati con apprensione nei confronti delle auto a guida autonoma hanno riconosciuto che i veicoli autonomi sono un mezzo di trasporto più sicuro e hanno dimostrato entusiasmo per la crescita di questo mercato”.

Ma lo studio ha anche evidenziato sette “aree di tensione”, dalla preoccupazione per l’assenza del “giudizio umano” nella self driving car nella gestione di situazioni non ben definite, come i pedoni che attraversano in zone non autorizzate, alla mancanza di interazione con un conducente umano. Al fastidio e all’invasività di alcune interazioni unomo-macchina. “Per alcuni – spiega Weast – viaggiare sul sedile posteriore dove non erano presenti controlli del veicolo ha creato una sensazione di disagio. Anche il movimento autonomo del volante ha causato una certa dose di ansietà”.

“Comprendere come funziona la tecnologia e le sue piene capacità sono stati aspetti di primaria importanza per i partecipanti – prosegue – Allo stesso tempo, vedere e sperimentare il modo in cui i veicoli rilevavano e reagivano a ciò che stava accadendo intorno a loro – provando che il sistema funziona – ha aiutato i partecipanti a ottenere fiducia, sottolineando l’importanza di un sistema HMI (Human-Machine Interface, interfaccia uomo-macchina) trasparente”.

Da alcuni utenti è stata avanzata l’esigenza di cmunicare con il veicolo attraverso la voce, scambiando informazioni come quando è presente un autista, soprattutto se c’è bisogno di fare una deviazione, cambiare destinazione o tenere conto delle condizioni meteorologiche.

Infine “mentre la sicurezza era il fattore numero uno per la fiducia tra i partecipanti, abbiamo registrato sfumature per quanto riguarda la loro interpretazione della sicurezza – conclude Weast – Alcuni partecipanti hanno riconosciuto che il loro comportamento come conducenti non era sempre sicuro o conforme alle regole. Hanno riferito di accelerare su strade vuote, mangiare durante la guida e non fermarsi quando necessario. I partecipanti hanno riconosciuto che l’equilibro tra l’abbandono di questi comportamenti e l’accettazione di nuovi comportamenti basati sul controllo del sistema costituisce una sfida a cui è necessario adattarsi”.

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