“Con l’assegnazione definitiva del servizio 060606 all’Abramo Customer Care si apre una fase nuova nella storia dell’appalto per il servizio di assistenza del Comune di Roma, fino ad ora assegnato ad Almaviva. E’ tempo che il Comune di Roma dica una volta per tutte se e come vuole tutelare la continuità occupazionale di centinaia di lavoratori Almaviva che rischiano di rimanere senza lavoro e di scongiurare che un patrimonio indiscusso di professionalità e competenza vada perso”. Lo dice Riccardo Saccone, di Slc Cgil nazionale.
“Se, come afferma il Campidoglio, la commessa non è stata aggiudicata grazie a forti ribassi che vanno sotto il costo del lavoro – evidenzia il sindacalista – non capiamo cosa impedisca al Comune di Roma di creare le condizioni affinché il nuovo aggiudicatario garantisca la continuità occupazionale e salariale dei lavoratori che ormai da diversi anni garantiscono un servizio utile per la cittadinanza e di elevata qualità”.
“A questo punto – conclude Saccone – sta al Sindaco di Roma decidere quale parte recitare: continuare a trincerarsi dietro una presunta assenza di obblighi verso clausole sociali imprescindibili e assistere così alle ennesime ripercussioni occupazionali su un territorio già fortemente provato dalla crisi, oppure convocare subito un tavolo con il sindacato facendosi parte attiva affinché anche questo cambio di appalto non si ritorca soltanto contro i lavoratori”.
Lo scorso 28 ottobre il Campidoglio aveva difeso la procedura di aggiudicazione del servizio, precisando che la gara espletata non era assolutamente al massimo ribasso, ma condotta con l’offerta “economicamente più vantaggiosa”, vale a dire che il punteggio tecnico e quello economico si compensano.
“Non corrisponde al vero neppure l’informazione secondo cui il servizio verrà dislocato in Albania – spiegava il Comune di Roma – Nel bando Consip utilizzato è inserito uno specifico vincolo, e cioè che ‘il fornitore deve garantire la presenza di almeno una sede operativa nel territorio italiano in cui ubicare gli operatori che erogano i servizi richiesti’, e nello specifico tutte le società che hanno partecipato al bando hanno dichiarato sedi in Italia. La Società risultata prima ha individuato due sedi nel territorio nazionale e, in particolare, la sede primaria a Roma”.
Per quanto riguarda il destino degli addetti di Almaviva, che avevano puntato il dito contro la mancanza di una “clausola sociale” che salvaguardi la forza lavoro in caso di un “cambio di guardia” del servizio, Il Campidoglio ricordava che i lavoratori “hanno un contratto a tempo indeterminato, quindi non si vede perché si debba dare per automatico il loro licenziamento, quand’anche l’azienda non sia più la fornitrice del servizio a Roma Capitale”.
“Per quanto riguarda la clausola sociale, non possiamo fare altro che rimandare alle leggi che regolamentano le gare europee, che non prevedono, per tale servizio, una clausola del genere – concludeva – Inoltre, da un primo incontro con la Società vincitrice (su cui si stanno espletando le verifiche di legge) è emersa la disponibilità ad assumere personale già formato che eventualmente dovesse essere licenziato dall’attuale Società che gestisce il Contact Center”.