Sono 7 su 10 gli italiani che hanno fiducia nel tech. Un dato che mette il nostro Paese al secondo posto in Europa per il grado di “credito” assegnato al settore. Ma è anche un dato in calo rispetto agli anni passati. Emerge dal Trust Barometer di Edelman, secondo cui non solo il tech riscuote il consenso dei consumatori, ma anche dei collaboratori: nel mondo l’83% di chi è attivo nel settore ha fiducia del proprio datore di lavoro: il dato più alto in assoluto fra tutti i settori analizzati e in crescita di un punto rispetto allo scorso anno.
Attenzione al “trend decrescente”
Con il 69% di italiani fiduciosi, il settore tecnologico nonostante la leggera flessione di un punto rispetto al 2020 (risultato comunque migliore rispetto a quello medio globale in calo di 6) è davanti a tutti i 15 settori analizzati, seguito da salute e alimentare. L’Italia è inoltre seconda tra i paesi europei inclusi nel Trust Barometer e davanti a realtà nazionali molto avanzate dal punto di vista tecnologico quali Germania, Francia, Stati Uniti, Giappone.
Nonostante il primato mantenuto anche nell’edizione 2021, l’Edelman Trust Barometer rileva da anni un trend decrescente in termini di fiducia verso il settore tecnologico che in Italia, dal 2012 ad oggi, ha perso 10 punti, un calo allineato alla media globale rilevata nello stesso periodo (-9 punti).
“Un’evidenza – si legge nel report – collegata ai timori verso un’evoluzione troppo rapida della tecnologia”. Nell’edizione 2020 della ricerca, infatti, il 67% degli italiani era di questo avviso, un dato superiore al 61% su scala globale.
Fiducia nel tech fra i collaboratori
La generale fiducia che i collaboratori delle imprese tecnologiche ripongono verso la propria azienda è confermata anche dal dato che vede il 68% dei collaboratori stessi considerare il datore di lavoro una fonte di informazione affidabile in merito a questioni sociali o altri importanti temi sui quali non c’è un consenso unanime nella società. Le aziende tecnologiche sono seconde solo ai servizi finanziari che arrivano al 70%.
Inoltre, il 59% dei collaboratori delle aziende tech è disposto a comunicare al management eventuali obiezioni o a protestare in reazione a determinate scelte o politiche aziendali. E’ il secondo dato più alto tra i settori analizzati e mette in evidenza l’importanza della comunicazione interna per le aziende di questo settore, decisiva per fare in modo che valori e obiettivi siano correttamente recepiti da tutti i collaboratori.
Inclusione fattore strategico
I collaboratori delle aziende tecnologiche prestano più attenzione rispetto al campione generale ad aspetti come il lavoro da remoto anche una volta terminata la pandemia (+50 punti rispetto a +42), e i programmi di formazione e sviluppo delle competenze (+48 rispetto a +44). Un’indicazione preziosa per il settore che, nella fase di acquisizione e sviluppo dei talenti, è chiamato a delineare soluzioni diverse rispetto a quelle messe a punto da aziende di altri comparti.
“Importante per le aziende del settore tecnologico valorizzare in modo adeguato, in termini di comunicazione sia interna che esterna, il patrimonio rappresentato dai propri collaboratori che risultano fiduciosi verso il proprio datore di lavoro – dice Sabrina Larese, Deputy General Manager e responsabile del settore tech di Edelman Italia -. In uno scenario in cui la pandemia ha reso ancora più indispensabile il contributo della tecnologia, questa è chiamata ad uno sviluppo il più possibile inclusivo e rivolto al progresso sociale, per non intaccare il livello di fiducia. In questo senso, vista la posizione di leadership in termini di reputazione del settore tecnologico e le aspettative che il campione ripone verso i Ceo, c’è un grande spazio per agire in modo fattivo per risolvere problemi concreti e comunicare con empatia verso collaboratori e consumatori. Due elementi fondamentali nella costruzione di una tecnologia “responsabile” oggi più necessaria che mai”.