LA NUOVA ECONOMIA

Sharing economy, Regioni in pressing su Bruxelles: “Servono regole ad hoc”

Il Comitato delle Regioni Ue al lavoro su un documento che mira a tutelare aziende e specificità dei territori. La relatrice Benedetta Brighenti a CorCom: “L’Italia porta in dote esperienze sul campo e progetti innovativi”

Pubblicato il 30 Set 2015

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Città e regioni Ue sono pronte a discutere di sharing economy, che in Europa non conta solo fenomeni come Uber e Airbnb, ma anche esperienze diverse, come la gestione collettiva di un parco cittadino. A dare il calcio d’inizio al dibattito politico a Bruxelles è il parere “di iniziativa” della commissione di politica economica del Comitato delle Regioni Ue, che ha appena ricevuto il primo via libera con un voto a larga maggioranza.

La sharing economy “è un fenomeno positivo in piena esplosione, che l’Europa deve studiare e poi regolamentare, sicuramente non soffocare” spiega a CorCom Benedetta Brighenti (Pd), vicesindaco del comune di Castelnuovo Rangone (Modena) e relatrice del documento, che sarà poi sottoposto al vaglio della plenaria del Comitato delle Regioni Ue di dicembre.

Se da una parte è chiaro – evidenzia Brighenti – che esiste un vuoto legislativo da colmare in Europa, dall’altra “siamo alle prese con una realtà concreta e che si sta sviluppando a livello locale” afferma Brighenti. Come città e regioni “vogliono tutelare un’economia che riteniamo una ricchezza per il territorio, ad esempio in settori come il turismo, dove puoi far conoscere tradizioni locali ed enogastronomiche tramite la condivisione di case, cucine e ricette” spiega la relatrice.

“Nel giro di qualche mese vorremmo vedere dei tavoli di confronto con Commissione europea e autorità nazionali e il dossier dovrebbe avere tempi rapidi: come Comitato delle Regioni Ue su questo fronte non molleremo” promette Brighenti.

Il dcoumento non tocca settori economici “verticali” piuttosto identifica 4 step i cui sviluppo va adeguatamente normato: economia dei piccoli lavori, access economy, pooling economy, collaborative economy”.

“Puntiamo – spiega ancora la relatrice – ad aprire gli orizzonti della sharing economy valorizzando quello che è il suo aspetto più innovativo rispetto al governo dei territori, ovvero la collaborative economy”. Si tratta – puntualizza Brighenti di “vitalizzare il paradigma della condivisione, superando la dicotomia amministrazione-cittadini per fare scelte di politica e buona amministrazione condivise”.

Gli esempi da seguire? Quello di Bologna e Mantova. “Il Comune di Bologna – ricorda Brighenti – è stato il primo in Italia ad aver approvato un regolamento per la città condivisa. Un canale attraverso cui le iniziative dei cittadini, come per esempio le Social street nate su Facebook, possono dialogare con l’amministrazione”.

Anche il Comune di Mantova ha lanciato un suo progetto di economia collaborativa. Si tratta di un progetto nel quale cittadini e innovatori sociali, imprese, istituzioni cognitive, società civile organizzata e istituzioni pubbliche condividono e attuano strategie di sviluppo locale attraverso dinamiche collaborative e tecniche di co-design. La mission di CO-Mantova è quella di produrre innovazione, lavoro e moltiplicazione delle risorse.

“L’Italia ha molto da dire su questo fronte – conclude Brighenti – Abbiamo intenzione di portare l’innovazione made in Italy alla ribalta in Europa”.

Il nostro Paese è la culla perfetta per lo sviluppo della sharing economy come testimoniano i risultati della ricerca di Ipsos, che ha fotografato il fenomeno della economia della condivisione nel nostro paese. Dallo studio è emerso che il 75% degli intervistati ha sentito parlare di sharing economy e, tra coloro che conoscono questo fenomeno, il 67% lo identifica con beni e servizi (ride sharing, condivisione della propria casa, bike sharing, ecc.), mentre il 21% lo associa a un vantaggio economico.

L’immagine della sharing economy è positiva presso la maggior parte degli intervistati, con il 31% interessato a utilizzarla, un 11% che si dichiara già utilizzatore e solo il 27% che si è invece dimostrato negativamente orientato verso il fenomeno.
La crisi economica che sta interessando il nostro Paese ha spinto gli italiani, ben l’86% del campione intervistato, a modificare le proprie abitudini di consumo.

Nell’ambito di questa stragrande maggioranza, 2 rispondenti su 3 hanno ridimensionato le spese. Sono diverse le nuove modalità di consumo che si sono affermate di recente – ride sharing, condivisione della casa, bike sharing – e solo una minoranza degli intervistati le considera destinate a restare fenomeni di nicchia: il 57% degli intervistati prevede infatti una forte diffusione del ride sharing, il 47% ritiene che l’house sharing crescerà nel prossimo futuro, mentre i settori che sembrano avere maggiori potenzialità sono il co-working e il car sharing, citati rispettivamente dal 61% e dal 53% degli intervistati.

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